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[Casa de Preservacão]
Rua Francisco Eugenio n. 228
+ Anime e Anime !
[Rio de Janeiro,] 24 [de] Gennajo [del 192]2
Caro Monsignore, [Maurilio Silvani]
Abbracciamoci in osculo sancto nel dolore e nell’amore alla chiesa,
in quest’ora di tanto cordoglio, come si abbracciano i figli rimasti orfani,
che si confortano insieme e confondono insieme le loro lagrime,
e alzando al cielo gli sguardi e il cuore diciamo: sia fatta, o Signore, la tua santa volontà,
come in cielo e così nella tua s. chiesa!
Caro e povero santo Padre! possa tu essere in Paradiso
e così vicino a nostro Signore, come così vicino a sé egli ti ha elevato sulla terra!
È una grande perdita, ma povera che si sapesse, ed io so che egli sapeva
che il suo pontificato non sarebbe andato più dei sette anni incirca,
ed egli presentiva di non aver vita lunga, anche da un discorso
che
tenne ad un Cardinale vivente, e che, in via riservata
riservatissima,
quel Cardinale mi comunicò in un giorno doloroso pel Cardinale come pel S. Padre.
Ora preghiamo per l’anima del nostro caro Papa, o mio amato don Maurilio,
mentre chiniamo riverenti la fronte ad adorare gli alti consigli di Dio!
E preghiamo il Signore che affretti alla sua s. chiesa un pastore e un padre,
che ci prenda in mano, e tutti ci conduca con dolce amore per le vie della terra
verso la porta del cielo. Chiunque egli sia, per noi sarà Gesù Cristo!
Oh quanto conforto è mai essere figli della s. chiesa cattolica,
dove vi è Pietro vivente nel Papa, che ci assicura e ci conduce; dove vi è un’autorità,
un capo infallibile, un padre: dove vi è Gesù Cristo, visibile e pubblico,
nella persona del Papa!
Unum corpus sumus in Christo: unum corpus sumus in Papa!
Oh quanto è dolce questo amore a Gesù Cristo che è l’amore al Papa!
Un amore di Dio che si capisce di meno, per l’elemento umano che è nella chiesa
e nel Papa, e per le umane passioni che ci fanno velo, e cento pregiudizî recenti e antichi,
e, per noi italiani, anche per il funesto dissidio che è tra stato e chiesa in Italia;
ma l’amore al Papa è amore purissimo di Dio e che amore!
È amore di Dio che si capisce di meno, che costa di più, ma che sarà di più valutato
nel dì che n. Signore ci chiamerà per pesare la nostra fedeltà e il nostro cuore
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nella generosità e grandezza dell’affetto alla sposa di Gesù Cristo e al suo Vicario,
al «dolce Cristo in terra», come lo chiamava S. Caterina da Siena.
Coraggio, caro mio figliolo nel Signore: vivendo un giorno nelle povere Case
della Divina Provvidenza, tu hai visto tante deficienze e forse anche tanti mali esempî,
specialmente da me; ma una cosa, o caro don Maurilio, tu hai trovato
in quelle povere baracche della Divina Provvidenza, una cosa poco capita, purtroppo,
ma che, davanti al Signore, varrà a farci perdonare molte mancanze
e a coprirci i molti peccati, ed era ed è: l’amore a Gesù nel suo Vicario,
il grande nostro amore al Papa!
Io in questi giorni sono stato un po’ malato, ed ho avuto comodità
di fare un buon esame di coscienza, ed ho trovato tante tante tante miserie mie
e dei miei, ma, grazie a Dio, ho trovato che siamo ancora a galla
nella divozione alla Madonna e nella divozione al Papa: sì, il nostro amore filiale al Papa
è una divozione, perché è amore di Dio: amare il Papa è per noi lo stesso
la stessissima cosa che amare Gesù Cristo nostro Dio!
Oh! quanto è mai consolante vivere nella Chiesa, dove c’è il Papa, dove c’è Gesù,
che ci guida e ci illumina per la parola di fede infallibile che ci viene dal Papa:
per la luce di divina carità che esce dalla dottrina celeste ed evangelica
che è predicata dal Papa!
E domani, lo Spirito Santo, ci darà un altro Papa:
cade l’involucro fisico della persona di un Papa, ma il Papato non muore
ed ecco che Dio suscita un altro Papa, fatto secondo i bisogni della chiesa e del mondo,
e secondo il cuore stesso di Dio.
Oh quanto, quanto è mai buono il Signore!
Evidentemente Benedetto XV era stato suscitato pel periodo della guerra:
la guerra è finita, ed egli aveva finito il suo compito,
e va in Paradiso a ricevere il premio che Dio gli ha preparato. Ecco l’altro Papa che viene
che avrà la carità di un apostolo e il candore di un angelo. Oh quanto è dolce,
caro Monsignore, amare il Papa, amare i Vescovi, amare la santa chiesa di Gesù Cristo!
partecipare alle sue amarezze, al suo lutto, ai suoi dolori, come alle sue speranze,
alle sue gioje, alle sue vittorie, che sono sempre le vittorie misericordiose di Dio!
Ed ora che mi sono sfogato un po’ con te, caro don Maurilio, in quest’ora di dolore
e di amore alla chiesa e al Vicario in terra di Gesù Cristo Signor nostro,
passo a darti una buona notizia.
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Ho ricevuto da don Sterpi un telegramma che dice:
«Domenica quindici partirono piroscafo Valdivia don Zanocchi, don Contardi,
don Montagna, don Alferano con Castagnetti». Io li aspetto qui, e vengo con loro.
don Alferano, per ora, si ferma qui e andrà alla Casa di S. Paolo.
Gli altri proseguiranno per Buenos Aires. Tu conosci don Zanocchi, don Montagna,
don Contardi, quindi puoi assicurare Mg.r Alberti, - quanto al Castagnetti,
egli è un chierico che fece la guerra, e viene ora come fosse un laico,
ma è tale che non mi meraviglierei se egli facesse miracoli. È stato anche a Parigi,
e sa il francese Condurrò anche un altro di qui, che sa lo spagnolo e saremo quindi in sei.
Avrei bisogno di trovare alloggio, almeno per una notte, se si giungesse in ora
da non poter andare subito a Vittoria, presso i Salesiani, o presso altri, non saprei.
Dagli ottimi pp. Redentoristi mi pare che sia chiedere troppo e anche che non abbiano
gran ché di locale.
Perché non so se si potrà quel giorno stesso andare e installarci a Vittoria.
Tu potresti intenderti bene con Mg.r Alberti
e
farci trovare la chiave della Casa di Vittoria. Io, s
chiedendo jeri scusa a
Mg.r Alberti
pel mio ritardo ricevuto in quel mentre il telegramma di don Sterpi,
gli accennai a vedere se fosse il caso di avere per un giorno ospitalità dai Salesiani;
ma poi ho pensato che tu avresti aggiustato tutto in Domino. Dunque fa in Domino,
e Dio sia con te! - Ho ricevuto la tua lettera, ma erano giorni in cui nostro Signore
mi faceva friggere come in una padella Sia benedetto il Signore!
Non ho più potuto far nulla di quello che gli uomini chiamano: lavorare
Solo ho potuto venire qui sabato sera, 21 corr.,
e appresi la notizia della morte del Papa d’in treno, perché a Petropolis,
a un’ora da Rio de Janeiro, suonavano a morto tutte le campane -
Era poi invece una falsa notizia! Quando il s. Padre motiva, alle 6 del 22,
noi qui eravamo su a pregare per lui, ritenendolo già morto;
ci
sono quattro ore di differenza e quindi alle
le ore 6 d’Italia qui sono le 2 di notte,
e noi siamo stati su fino alle 3½ circa; nessuno di noi poteva dormire quella notte!
Favorisci dire al tuo Eccell.mo Mg.r Nunzio che ho ricevuto la sua graditissima
e venerata lettera, che mi ha tanto confortato.
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Io lo avevo ringraziato anche per quello che tu hai fatto,
ed Egli si degnò rispondermi una lettera che terrò cara.
Basta, caro mio, finirò: a Dio piacendo, arrivederci dunque!
Vedi che letterone ti ho scritto! qui, quando vedono che scrivo tanto dicono:
scriverà a don Sterpi o a don Maurilio.
Prega che possiamo venire con lo spirito di Gesù Cristo,
e fare la volontà di Dio sempre, vivendo da poveri e per i più poveri ragazzi,
specialmente se orfani o derelitti. Dare agli orfani fede e pane!
Dare alla chiesa dei figli, e all’Argentina dei cittadini onesti e laboriosi,
che la onorino e la difendano, occorrendo, perché l’amore alla patria
è pure dei più sacri amori del cuore umano: Nihil patria dulcius non è dei pagani,
ma in Gloss. Int. super Ierem, c. 7, e nei Maccabei è detto:
Et usque ad mortem pro legibus, templo, civitate, patria et civibus starent. (2 Mac. 13, 14)
E nostro Signore pianse guardando a Gerusalemme dall’alto del monte,
quando di Gerusalemme non doveva rimanere pietra su pietra. E sempre la chiesa
ha educato i popoli all’amore cristiano della patria.
Dunque noi veniamo fidati nella Provvidenza di Dio,
e confortati dalla benedizione dei pastori della chiesa e del santo Padre Benedetto XV, -
animati da tante persone egregie e benefiche, - e veniamo per educare
ad onesto vivere cristiano e civile la più povera e derelitta gioventù,
e per farne dei bravi operai, degli onorati padri di famiglia e anche -
e ciò senza reticenze, - dei buoni patriotti argentini, degli uomini degni del loro invidiato
e glorioso paese.
E tu, o caro Monsignore, avrai bene meritato, e davanti a Dio e davanti agli uomini,
per la tua opera illuminata e fattiva, svolta con anima alta di sacerdote
e con cuore rivolto alle classi più bisognose della società. Il Signore ti paghi di tutto!
Porgi miei devoti ossequî a sua Eccellenza Rev.ma Mg.r Arcivescovo Espinosa -
cui pure scrissi per Natale - a Mg.r Alberti, a don José Vespignani e a quanti già tu sai
e mi comprendi. E prega per questo povero pellegrino della Divina Provvidenza
che ti è aff.mo in Gesù Cristo e Maria SS.
Sac. Orione Luigi della Div. Provv.za
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Don De Paoli vuole esserti ricordato, e ti riverisce.
Sai chi mi ha scritto jeri dal Messico? Una tua conoscenza. Ti porterò la lettera -
molto bella in Domino.
Non so quando il «Valdivia» giungerà - potrai vederlo dai giornali
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