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Veneratissimo padre in G. C, [Bandi]
Mando a vostra Eccellenza una lettera che ricevo dai figli di Torino, e mi prendo
la libertà di accludervi anche quella che essi mandano a me, perché venendo voi
sempre meglio a conoscere lo spirito di questi figliuoli, vogliate continuarci sempre più
il vostro affetto.
E permettete che con tutto il cuore io pure vi ringrazî di esservi degnato di visitare
quella
povera casetta, la quale certo, benedetta come fu dalla vostra
presenza, promette
che
non potrà a meno di crescere secondo i sentimenti vostri.
Ed
ora passo
ad Da Ventimiglia ho
scritto una lettera a vostra Eccellenza,
lettera buttata giù così come veniva, poiché non avevo altra carta in quel momento,
ed
gli altri erano a riposare, poiché era notte.
Parlava in essa dell’affare di Sanremo, capisco che vostra Eccellenza
ha forse titubanza a dirmi di sì, come ha timore a dirmi di no.
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