V049T039 V049P043
[dattiloscritta]
[incompleta]
[+] Tortona, 9 gennaio 934
Eccellenza Reverendissima, [Alessandria]
Chiedo scusa del ritardo, avendo dovuto precisare dei dati e assumere informazioni
anche dalla Polonia.
Ecco quanto posso dirle circa la vertenza che riguarda il credito vantato
dai signori eredi del fu Manuelli Paolo verso l’Istituto Artigianelli di Alessandria.
Purtroppo mi vedo obbligato a riferire cose che avrei sempre amato tacere.
Il Rev.mo can.[co] Giuseppe Capra di Alessandria, sacerdote degnissimo,
da più tempo andò mano mano perdendo l’uso delle facoltà mentali; ciò è noto a tutti,
ed è detto anche dal suo eccellentissimo Vescovo, che dovette rimuoverlo
da Rettore del Seminario.
Egli è ora ridotto come un bambino, quasi insensato, e dice che non ricorda più nulla.
Il sacerdote Biagio Marabotto, di questa Piccola Opera, residente da più anni
in Polonia, proprietario dell’Istituto Artigianelli in Alessandria, ha ritenuto necessario,
credo da due anni, di dover esonerare il can.[co] G. Capra da suo procuratore,
nominandone un altro.
La procura gli fu ritirata e fu comunicata al can.[co] Capra
che non era più procuratore.
Ciò nonostante, evidentemente pel suo stato di mente, il can.[co] Capra continuò a
compiere atti da procuratore e firmare, a nostra insaputa. - Tanto che, ultimamente, cioè
nello scorso dicembre, gli eredi Manuelli misero ipoteca sull’Istituto Artigianelli,
ed ebbero dal sig.r can.[co] Capra una firma, mentre già lui, per lettera raccomandata
direttagli dallo stesso proprietario Marabotto, era stato tolto da procuratore e diffidato.
Questa lettera è ora a nostre mani.
Ma, perché da noi non si venisse a saper nulla, dopo che il don Capra
ha inconsciamente firmato, subito gli fu portato via lo stesso documento di notifica,
evidentemente onde non si avesse modo di fare opposizione,
non restando più in mano nulla.
E che il documento fu subito tolto dalle mani del can.[co] Capra lo dichiara
il sig.r usciere del tribunale, che era presente, e abbiamo testi ai quali
l’usciere questo ha detto.
Quella firma non tiene, penso consumò tale atto che, a detta di bravi avvocati
e del sig.r cav. Uff. Carlo Grossi, Presidente
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della v. sezione del Tribunale di Milano, - che vostra Eccellenza Rev.ma ben conosce,
l’ipoteca pure non tiene, va cancellata, e contro quegli eredi del capomastro Manuelli
che sottrassero il documento si può agire in civile e in penale.
Ciò, finora non si è fatto, perché vorrei impedirlo.
Avverto che ne il capomastro Manuelli, ne i suoi eredi, non si erano, prima,
mai fatti vedere da me, che neanche li conoscevo; mai presentarono al don Marabotto,
ne a me, la loro contabilità, ne totale, ne parziale.
Per quanto riguarda il don Biagio Marabotto, non sta vero che egli non abbia fatto
passi presso gli eredi Manuelli, poiché, per ben quattro volte, il nuovo procuratore
tentò le vie conciliative; e anche prima, più volte, si andò per addivenire
ad un’equa composizione.
Così non sta vero che il sottoscritto non abbia ricevuto, o abbia ricevuto male,
detti signori eredi: li ho sempre ricevuti, e cortesemente ricevuti, e ho anche loro dichiarato
che non avrebbero perduto un centesimo di quanto potesse loro spettare.
Solo, in bel modo, non ho voluto rilasciare una dichiarazione che accettavo
la contabilità fatta da loro, ad occhi chiusi: contabilità ripeto, che io non conosco
e che non ho mai potuto conoscere; ed ho chiesto loro che si facesse una perizia dei lavori,
perizia che non fu mai fatta, e che almeno don Marabotto ed io ignoriamo.
Il chiedere la contabilità e la perizia non credo sia trattare male.
Il capomastro Manuelli ed eredi ebbero già parecchie centinaia di migliaia di lire;
e se l’Istituto Artigianelli si vendesse anche nelle migliori condizioni di vendita,
non si prenderebbe neanche un quinto di ciò che essi già hanno avuto.
È poi bene si sappia che l’Istituto già esisteva, non è che esso sia stato fatto tutto ex novo.
Del resto è già da qualche anno che vostra Eccellenza Rev.ma sa da me,
circa quell’Istituto, qualche cosa di ben più grave: la distruzione di un testamento
a nostro favore per quell’Istituto, recante una cospicua elargizione che avrebbe coperto
ogni debito; e un debito di L. 200.000 (duecentomila) che mi sono addossato, e che
ho pagato solo qualche mese fa, con mio grande sacrificio, per non lasciare che fossero
tradotti davanti al Tribunale due Rev.mi canonici del Capitolo di Alessandria,
e precisamente Mg.r Giuseppe Capra ex Rettore del Seminario.
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E taccio di altre somme versate di decine e decine di mila lire.
Ma questi sono dispiaceri e pene passate, e tutto sia in Domino!
[esiste una minuta non trascritta]
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