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[incompleta]


 +         Gesù il Papa e le Anime !

          [1905]


 Carissimo Albera,


 Ho ricevuto la tua e altra lettera dal Vescovo d’Orvieto.

 Oggi, se il nostro Vescovo mi permetterà di mandare don Risi in Sicilia,

allora scriverò al Vescovo Orvieto di poter rimanere fin che si può, e più che si può.

Sei contento?

 Ciò che gravemente mi impensierisce è che tu mi dici che non puoi essere libero

che nei mesi invernali.

 E tutti gli interessi della Sicilia chi li fa andare?

 Vedi bene che Risi non ha la franchezza e tante cose che si richiedono

per reggere un collegio, tanto più in collegio siciliano.

 Si formerà, ma oggi non è ancora fatto.

 Con Risi manderò il ch.co Scaramuzza e Fronti, - Fronti e don Risi sono già qui,

pronti a partire, ma occorrono 3 cose: 1° i soldi del viaggio; 2° che il Vescovo dia

il permesso; 3 che Scaramuzza non mi ciurli nel manico, perché, dovendo venire partire,

fin da jeri non è più comparso, ed è stato un gran bene perché avrei dovuto dire che sono

senza soldi, con L. 7 circa in saccoccia.

 Se ne hai, mandate subito un po’ a Noto almeno, perché oggi mi scrive Cesare

che là fanno della fame. Ho telegraf

 E il mio più grande dolore è questo che i figli si perdano per la nostra miseria,

e si scoraggino.

 Ho telegrafato e scritto a Mg.r Vescovo di Noto; egli mi ha già scritto due volte,

ma di soldi a Cesare non ne dà, oppure occorre che paghi al meno 520 lire per spese fatte

alla Colonia e se può le 245 dei nipoti, i quali, dopo tante promesse fatte a lui e a voi,

adesso che sono a casa non vogliono più pagare.

 Se tu potessi imbarcati a Civitavecchia, presso Roma, a discendere un po’ laggiù,

anche per soli 15 giorni, all’aper da oggi all’apertura dell’anno scolastico, ecco

che vedendoti non farebbe troppo poco figura il comparire là di don Risi che ha ancora

tutta l’aria di un ragazzo, e non ha certo né il coraggio né la disinvoltura di Giov. Cristiani,

o del fratello Angelo.

 Il viaggio si potrebbe fare per conto nostro, poi tu saresti un po’ più libero, quando

là le cose camminino: altrimenti ho fondati timori di che finiremo di fare nulla se pure

non verremo ancora derisi, oltre al danno gravissimo di dov non avere nessun giovane

in convitto, e là del personale da mantenere, e qui ogni tanto mortali salassi alla parola

d’ordine: mandate oggetti!

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 «...Mi pare che sarebbe buona cosa andare là, farsi fare una lettera dal Vescovo,

e fare un giro per i paesi.

 Vedi che la tua andata è pure necessaria perché anche là mi scrive quel Vescovo:

c’è da preparare i terreni per la semina e per altri prodotti.

 Caro don Albera, finché scriviamo non dobbiamo dimenticare il bene fatto

all’Opera dal Vescovo di Noto.

 È necessario che il collegio viva di per se senza bisogno di noi, qui siamo disturbati

a mandare danaro, ché non possiamo proprio: la Colonia poi si rivolga al Vescovo

ogni volta abbisogna danaro: le amministrazioni siano assolutamente divise.

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