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[incompleta]


 +         Gesù il Papa e le Anime!

          [1905]


 Carissimo don Albera,


 Ho ricevuto la tua lettera che mi dice che tu non potrai essere libero che verso la fine

di ottobre, e la lettera del Vescovo di Orvieto che dice di lasciarti costì

fino a metà novembre.

 E ancora nell’ultima tua mi dici che tu potrai essere libero, dato che per i giovani

niente succeda, solo nei mesi invernali, ma non potrai esimerti nell’altro tempo.

 Io penso a tutte queste cose, e mi raccomando al Signore perché mi aiuti;

perché capisco di trovarmi in una posizione assai dolorosa.

 Siccome vedevo che tu non scrivevi, come il telegramma che io ti ho mandato

a Bagnorea, e che indirizzai alla Petrara, che ricevei avviso che non fu recapitato, non so

perché, x così ho dovuto rispondere al Vescovo di Noto e nella lettera al Vescovo di Noto

gli dicevo che, se tu non eri ancora là, pure saresti giunto quanto prima.

 Ora non so chi mandare là: oppure bisogna bene: o chiudere o mandare qualcuno.

E chi posso mandare?

 Goggi no, perché deve fare ancora un anno, e poi vuoi mettere un secolare

a comandare a dei Chierici! E poi faremo un terzo morto, ché Salvai è morto già.

 Mandare don Risi? E come vuoi che io lo mandi, se non si sente di andare

e i parenti non vogliono? E quando sarà là don Risi, col suo carattere timido e privo

di energica resistenza, come vuoi che possa fare a tenere a freno quella gente?

 E poi ha detto che si ferma qui, a patto che non si tolga dalla diocesi

ed è ancora assai che pel momento si fermi.

 Mi dici che è necessario formare del personale per lo scopo: hai mille ragioni,

vedi infatti che si è lavorato tutto l’annata per provvedere un po’ di

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eremiti, ed ora è piantato il loro noviziato, benché non diretto come vorrei.

 Di don Sterpi non né parliamo perché è assolutamente impossibile, e sarebbe

una vera rovina per noi, lasciare Sanremo, e poi, lo saprai già, è logoro di salute

che mi fa temere assai: egli ora pianterà là un noviziato per i chierici.

 Ora dico: la Casa o chiudere a Noto e piantare là tutto: perché non capisco

come si possa ancora stare là, dopo pel che si lascia il Convitto con così poca nostra

e altrui soddisfazione, oppure fare qualsiasi sacrificio per tenerlo aperto, e continuare.

 Chiuderlo e venire via, come fare se ora vi sono interessi iniziati con la cava ecc.

e dopo che noi ci avremo rimesso almeno 5 o 6 mila lire!

 E come fare a continuare se tu mi dici chiaro, che potrai essere libero, dato che per

i giovani nulla succeda, solo nei mesi invernali? Ma, e chi va a Noto? E chi provvederà

per la Colonia dell’Immacolata?

 Vorrei potere andare io, ma oggi come faccio ad andare? Che qui non ho mica

più Sterpi da lasciare.

 Per me io non so che dire, pregherò e mi metterò nelle mani di Dio; faccia lui:

io sono indifferente a tutto, fuorché alla sua gloria e alla salute eterna dell’anima mia

e del mio prossimo...

¨