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Copia
conforme di di mia
lettera
al Card. La-Fontaine
Patriarca di Venezia
Sac. Orione O. D. P.
4 Febbraio 1917
[scritta da terzi]
+ Roma, 1° febbraio 1917
S. Anna a Borgo Pio 102b
Eminenza Rev.ma,
Ricevo la venerata lettera di vostra Eminenza Rev.ma e la ringrazio di ogni
sua parola che mi aiuta a togliermi di dosso questa tiepidezza nel divino servizio,
e mi accende il desiderio di vita più secondo l’amore di Gesù Signore nostro.
Per certo lavoro che mi preme, non potrò scrivere a vostra Eminenza di tutto
quanto vorrei, e voglia la sua bontà scusarmi, se dunque mi dovrò limitare a quanto
più urge oggi, all’anima del P. Ghignoni.
Semeria mi mandò la lettera stessa che l’Eminenza vostra scrisse a lui circa
la posizione, direi canonica, del P. Ghignoni il quale, essendo già religioso,
non ha bisogno di incardinarsi a Venezia. Ed è giusto.
Ma anche,[se] io lo accogliessi in qualche Istituto della Divina Provvidenza
neanche lo potrei mai incardinare, e sempre dovrebb’essere Barnabita per le ragioni
che più innanzi dirò.
Intanto, dunque il Semeria mi pregava di parlare al suo Generale Violi e parlai
l’altro giorno al Generale, e mi trattenni con lui lungamente, e fui accolto
con tratti di carità. -
La situazione del Ghignoni è questa: - Il P. Generale ed il Capitolo superiore
dei Barnabiti non hanno alcun desiderio che P. Ghignoni rientri,
anzi nol desiderano affatto.
E anche dicono che non si assumerebbero mai quel fratello deficiente
che egli ha seco, perché la Congregazione non ci è tenuta.
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Del P. Ghignoni ritengono che sia di carattere molto strano: mi disse il Generale
che, ad es. non deve aver fatto mai il giuramento antimodernista, perché si appunta
sul detto scritturale: nolite jurare.
So che altri diceva[no] la stessa cosa, ma poi giurò, forse con restrizione.
Il Ghignoni non soffrirebbe, dicono, la disciplina religiosa; ma sarebbe portato
da spiriti di orgoglio, e di insubordinazione, e di animo più sarebbe protestante che
cattolico: - così apparirebbe dagli scritti suoi, anche relativamente recenti sul Coenobium
di Lugano e su altri fogli modernisti, o addirittura protestanti ai quali collabora.
Su Congregazione dei Barnabiti quindi non lo vorrebbero pel danno che può recare,
specialmente ai più giovani, dato l’ingegno e la non comune cultura, e anche (e forse più)
perché temono comprometta all’esterno maggiormente la Congregazione Barnabita
per le sue idee e l’irrequietezza sua abituale, e l’amore di smodata libertà. -
Che il P. Ghignoni si dia sul serio a scrivere e amare la S. Chiesa, non quale
dev’essere un religioso, ma anche solo come deve fare un buon prete secolare,
il suo generale ne dubita forte.
Egli, per altro, amerebbe che il Ghignoni potesse trovare un Vescovo benevolo,
che lo accolga e incardini in sua diocesi assegnandogli un beneficio o cappellania,
che gli serva da patrimonio ecclesiastico.
Ma ripeto, il Generale teme che poi il Ghignoni crei crucci anche al Vescovo
che lo accoglierà, pel poco spirito sacerdotale, per le idee che dissentono dalla Chiesa,
e anche perché ha l’abitudine di non voler mai essere sottomesso ad alcuno.
E il Generale è suo compagno dall’età chiericale, o, almeno
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fu con lui per degli anni, da giovane.
E mi disse di avvertire Semeria, perché teme che questi finisca col compromettersi
per P. Ghignoni, (ciò che già io feci), e che il Semeria strettamente stia a quanto scrisse,
che cioè, si sarebbe limitato a completare l’Opera del Generale.
Questo pure dissi a Semeria.
Il P. Ghignoni poi scrisse al Generale «che non si occupasse più di lui, e che
lasciasse che delle cose sue se ne occupassero i Superiori dei Superiori» -
Forse il Ghignoni deve aver scritto in questo senso, basandosi su vostra Eminenza;
ma, intanto, il Generale ora mi disse che la pratica del Ghignoni è già in mano dei
Superiori di qui, il che vuol dire o detta Congregazione dei religiosi,
o rimessa al S. Padre, se non al Sant’Ufficio.
Io bene chiaro non ci capii, nè era delicato chiedere di più.
Forse vostra Eminenza lo saprà. -
Anche non avessi ricevuto la sua lettera, oggi stesso ne avrei scritto
all’Eminenza vostra, perché sapesse regolarsi, se del caso.
Quanto sopra in parte, scrissi già al P. Semeria e molto chiaramente dissi
delle relazioni del P. Ghignoni coi Protestanti.
Al pericolo di qualche grave procedimento da Roma: del pensare che qui fanno
i Superiori suoi Barnabiti che il Ghignoni, adesso che a Padova gli morì quella signora
russa ortodossa che largamente lo aiutava, possa da un giorno all’altro commettere
la pazzia di passare, e anche clamorosamente al protestantesimo.
Ora vostra Emminenza amerà forse conoscere che potrebbe farsi per lui.
Questo io non credei conveniente dire a Semeria, ma ecco.
Con la Divina grazia, sarei pronto a ritirargli in qualche Istituto il fratello:
ad accogliere nel mio Collegio di Sanremo,
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che è pei figli di umili condizioni, i tre orfani che ancora gli rimangono; e poi mi metto
a piedi e nelle mani della Santa Sede, da povero figlio interamente dato al servizio e
all’amore della Santa Chiesa, e per P. Ghignoni, come per qualunque altro, sono pronto
a fare tutto ciò che liberamente e con carità di madre, la Santa Sede credesse che
io poveraccio, potessi fare, pronto cioè a prenderlo e tenerlo vicino in Domino,
con la grazia che spero da nostro Signore, avendolo come fratello carissimo.
Come scrissi a Semeria mi pare che egli (Ghignoni) dovrebbe però pregare di più,
alimentare di più la sua anima, la sua vita spirituale, che è la prima e più alta di quella
che viviamo, e poi essere e restare di cuore e vivere, senza freddezza e diffidenza,
da figlio umile e fedele della santa Chiesa nostra madre.
E preghi e ami la Madonna!
Se P. Ghignoni fa questo, la mano della Divina Provvidenza in modo molto
semplice, e molto soavemente, sistemerà la sua posizione.
Forse fin qui da quello che potrei comprendere, il Ghignoni fu prima cultore
di lettere e di arti e poi sacerdote, ed in ultimo religioso, ora con il Divin aiuto, dovrebbe
essere sacerdote prima, e letterato e artista religioso poi, per dare luce di fede vera
e di carità alle anime.
Come a Semeria scrissi, non potrei raccomandare il Ghignoni ad alcun Vescovo; -
vostra Eminenza mi capisce: - dopo quello che me ne disse il Generale e come lo potrei?
Incardinarlo nella nascente e piccola Congregazione della Divina Provvidenza
non è possibile.
Prima bisognerebbe che ci avesse vocazione, e questa non c’è.
E poi questa piccola Opera della Divina Provvidenza è sul formarsi,
chi mi consiglierebbe mai di ammettervi - e quale
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membro un sacerdote dubuis in fide[?]
Io poi non ho facoltà di incardinare, come suol dirsi.
Finora il mio Istituto è nulla davanti alla Chiesa.
Il Santo Padre Pio X si degnò, è vero, ricevere i miei santi voti perpetui
nelle sue mani, e così io ho legato me e la Congregazione alla S. Chiesa.
Mi concedette dei favori speciali per le ordinazioni, che anche questo nostro
Santo Padre molto caritatevolmente mi confermò; mi disse anche che voleva approvare
la piccola Congregazione, ricevette le piccole Costituzioni, e verbalmente le approvò:
ma io non ho niente in mano di approvazione canonica da Roma, né ho osato mai
chiedere tale approvazione, bene considerando che ne sono indegno, e che devo fare
prima penitenza ed annichilirmi, rinnegando bene me stesso, e imparando come si fa ad
abbracciare la croce di Gesù Cristo crocifisso, e come si fa ad andare dietro a lui.
Quindi la Piccola Congregazione è finora approvata dai Vescovi con decreti
Vescovili nelle varie diocesi dove ha case, come pure fece vostra Eminenza
prima di partire da Cassano.
E così, intanto, ci veniamo formando, se così piacerà al Signore.
Ma non possiamo incardinare soggetti.
E dico nel Signore che, anche lo potessi, (a meno che la Santa Sede desiderasse
dversamente), per chi ha già professato in altra Congregazione (come il P. Ghignoni)
non lo farò, e ciò per un buon principio.
Che, se la Santa Sede o chi per essa, come già si fece con qualcun altro,
(don Brizio Casciola) credesse di affidarmelo il Ghignoni ad tempus,
ed io me lo prendo come un dono di Dio: diversamente no.
Dovrebbe per altro, il Ghignoni essere sempre barnabita, ad avere volontà di
ritornare in grembo alla sua Congregazione quando la Santa Sede lo crederà opportuno,
e fare quanto è da lui per affrettare il giorno, com’è dovere suo di religioso.
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E restando da me accontentarsi di vivere in povertà, umiltà di lavoro e di vita,
cercando di illuminare i piccoli con la dottrina di Gesù Cristo e con l’esempio.
E, quando si addivenisse a questo, desidero avere in mano una carta da
chi lo manda, con la ragione del su[o] trovarsi con noi, poiché la prudenza non è mai
troppa, dietro di me vengono sacerdoti e chierici, che si sono messi nelle mie povere mani
come figliuoli: se, domani, il P. Ghignoni facesse o dicesse cosa meno consona
alle dottrine della Chiesa, non deve essere per lui compromessa la piccola Congregazione
che lo ha accolto, per fare atto a lui di carità e di affetto alla Chiesa.
Le persone addette alle Congregazioni Romane scompaiono, o si cambiano;
ma una traccia, una calunnia, talora leggermente gettata sovra una Congregazione
nascente, può avere poi lunga e dolorosa ripercussione nell’elemento della Chiesa.
Ecco quanto, con l’aiuto di Dio, e qualora sapessi che ci fosse un desiderio
del Santo Padre e la sua benedizione - sarei disposto verso il povero P. Ghignoni -
A Semeria ho detto solo che avrei pregato pel Ghignoni, non di più.
E non conveniva.
Penso che se il P. Ghignoni si attaccasse alla S.S. Vergine, oh! allora la Madonna,
che è la nostra buona madre, gli darebbe grazia, coraggio e grande conforto interiore e
tutto sarebbe subito appianato la vita che ora gli sembra tanto aspra.
Il piccolo Istituto della Divina Provvidenza è particolarmente consacrato
alla Immacolata Madre di Dio, e alla santa Madre della nostra fede e delle nostre anime,
la santa Chiesa di Roma.
In caso, è bene che ciò sappia il caro P. Ghignoni, a chiaramente lo sappia.
Noi non apparteniamo a nessuna chiesuola, ma alla santa Madre Chiesa, che sta
qui, e che ha il suo Capo visibile nel Papa, in Benedetto XV, Vicario in terra
di Gesù Cristo - Dio.
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Sotto il manto di Madre S.S. e ai piedi della santa Madre Chiesa di Roma,
il piccolo Istituto sta come un bambino, dirò meglio come un figliuolino.
Padre Ghignoni dovrebbe in caso avere almeno il desiderio di darsi generosamente
e filialmente in braccio della madre Chiesa, come un figliuolino, la S. Chiesa di G. C.
non si ama mai troppo: essa è la sposa e l’opera di Dio, è la sola fondata sul Verbo
divino: «Colonna e fondamento di verità.»
Questa Chiesa ha e doveva avere necessariamente dei vincoli spirituali,
che formano l’organizzazione della società cristiana ossia della Chiesa di G. C.,
e sono le potestà ecclesiastiche, e principalmente il Papa ed i Vescovi.
Se venisse a noi, P. Ghignoni dovrebbe a questa potestà essere sottomesso,
ma non ha forza, sinceramente; e non basta, deve con l’aiuto del Signore,
essere loro senza limite devoto in Cristo.
Pretendere che nostro padre e nostra madre non abbiano difetti e manchevolezze,
per rispettarli, per amarli = non è da figlio: e Padre Ghignoni voglia avere un gran
manto d’amore da coprire i difetti dei suoi fratelli in Cristo, e magari dei suoi Superiori
e padri nella fede, - perché tutti siamo poveretti davanti al Signore, e, se ci guardiamo
dentro troveremo sempre grande motivo di umiliarci noi, e di compatire molto gli altri. -
E tutto questo ho sentito di dovere dire chiaro, e per coscienza, e perché
il P. Ghignoni sappia tra chi viene, se egli mai dovesse venire a noi,
onde togliere ogni equivoco a principio.
Ed ora aggiungo che prego per lui con molto amore di fratello.
E, se la S. Chiesa lo mandasse a me, voglio trattarlo con carità grande,
e io lo servirò in G. C. aiutandomi nostro Signore.
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Ed ora vedo bene che fui prolisso assai, invece di breve, ma finisco.
Quanto all’ospizio di Lido, sia fatta la volontà del Signore.
Non v’ha d’amabile con la volontà di Dio sola, e non v’ha altro bene che il poterla
conoscere ed adempiere; e quando essa si conosce per i desideri e la voce dei Vescovi,
è una gran pace nel cuore.
Mediterò il Salmo 24: grazie Eminenza, di tutta la sua benevolenza e carità.
Le bacio con profonda venerazione la sacra porpora, e la prego di benedirmi
forte, e le metta pure tutte due le sue mani su questa testa matta, diversamente
chissà cosa va a succedere.
Ma adesso parlo sul serio: ho proprio bisogno di darmi tutto a Dio: preghi
Eminenza, preghi tanto per me: se lei si degna farmi questa carità. una volta convertito,
la ricompenserò pregando sempre per vostra Eminenza.
E ora basta!
Sono in Gesù e Maria S S. il suo servitore e devoto figliuolo in Cristo.
Sac. Orione della Div. Provv.
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[+] [Roma,] 1 febbrajo 1917
[S. Anna a Borgo Pio 102b]
Eminenza Rev.ma,
Ebbi jeri la venerata lettera di vostra Eminenza.
xxx
La prego scusarmi se sarò
dovrò essere breve, toccando
rispondendo solo a ciò
che più serve per l’anima di P. Ghignoni.
P. Semeria mi fece avere la lettera di vostra Eminenza diretta a lui, e che si riferiva
alla posizione dirò canonica di P. Ghignoni.
Egli
mi diceva di sedare il Generale, e se
non era possibile che lo avessi preso io.
Io
per Data la posizione del P. Ghignoni, io
non lo potrei prendere.
Io
finora non xx mi sono
mai sentito di osare sentire chiedere alla S. Chiesa
che approvasse il mio Istituto con quei decreti o bolle etc.
È bensì vero che il S. Padre Pio X si degnò ricevere i miei voti perpetui nelle sue
mani,
ma io finora non tengo
che devoti vescovili di approvazione dell’Istituto, e non
posso
incardinare soggetti - posso
farli ordinare per un privilegio crucci non pochi a
quel
Vescovo, e che comprometta.
Mi disse anzi di scrivere a P. Semeria che veda di non compromettersi (ciò che già
feci) ma che stia il Semeria strettamente ha quanto ha scritto al Generale che cioè avrebbe
ajutata l’Opera del Generale, e completato fraternamente il lavoro che il Generale
fa pel Ghignoni.
Il Ghignoni poi, basandosi su vostra Eminenza (pare) avrebbe scritto al Generale
suo,
che egli non se ne
occupi più di lui, non rispose a degli
appunti a lui fatti dal
Generale,
solo gli diceva: ma che lasci ma «lasci che
di lui ora se ne occupino i
Superiori
dei Superiori.
E fu allora il Generale credo abbia passata la pratica alla Congr. dei religiosi,
o al
Papa non so bene, a quale altra
perché il Generale non si spiegò di più.
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Io quest’oggi avrei scritto a vostra Eminenza, se anche non ricevevo
la venerata sua.
Queste
cose Buona [In] parte di
quanto sopra scrissi, e molto chiaramente,
al
P. Semeria l’altra sera
o jeri mattina; forse
avrò ho taciuto qualche
parte e l’ho reso
meno viva qualche espressione del Generale, ma delle relazioni di P. Ghignoni
coi
protestanti; del pericolo di un grave provvedimento da Roma al suo
riguardo:
del pensare che qui si fa che egli da un giorno all’altro passi purtroppo, ad altra
confessione: tutto ho detto.
Ora vostra Eminenza mi chiederà; e voi che potete fare per lui ?
Ecco, con la divina grazia, io sono pronto a ritirargli in qualche mio Istituto
suo fratello: sono pronto a mettere nel mio Collegio di Sanremo, che è pei figli
di famiglie civili, i tre orfani che egli oggi ha ancora con sé: sono pronto se la Santa Sede,
liberamente, e con carità di madre, credesse di affidarmelo a prenderlo e a tenermelo vicino
in Domino, con la grazia che spero da nostro Signore, avendolo come fratello carissimo.
Come scrissi a Padre Semeria egli dovrebbe pregare un po’ di più, vivere di più,
in sé la vita religiosa, che è la prima delle nostre vite che viviamo, e poi vivere di cuore
da figlio umile e fedele ai piedi della santa Chiesa nostra madre.
Io a Semeria non dissi quello che sarei disposto a fare, ma quanto P. Ghignoni
dovrebbe fare, cioè quest’ultima parte sicuro che, facendo egli questo la Divina
Provvidenza avrebbe in modo molto semplice, e con mano soave sistemata prestamente
la
sua posizione
situazione.
Egli fin qui fu più un artista e letterato che sacerdote cattolico: d’ora innanzi deve
volere essere, col divino ajuto sacerdote prima e letterato e artista insieme per dare luce
di fede e di carità alle anime.++
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A Semeria dissi che io non potrei raccomandare il Ghignoni a dei Vescovi e
vostra Eminenza mi capisce: come lo potrei?
Né
posso incardinarlo nel mio
nascente e piccolo Istituto della Divina Provvidenza.
Questo Istituto è ancora sul formarsi ed io finora non ho osato chiedere alla
santa Chiesa che lo approvasse.
Il S. Padre Pio X si degnò ricevere molto paternamente i miei voti religiosi perpetui
nelle sue mani, e così io ho legato me e i miei alla santa Chiesa: Egli mi concedette
dei favori che anche questo nostro Santo Padre molto caritatevolmente mi confermò;
ma finora questa piccola Congregazione non è approvata che dai decreti Vescovili
delle varie diocesi, come vostra Eminenza fece a Cassano Ionio.
Io quindi non posso incardinare soggetti, e dico nel Signore che anche non lo farei,
perché P. Ghignoni ha già professato, e dovrebbe restare barnabita ma buon barnabita.
Se la S. Sede come fece di qualcun altro, me lo dà, ed io me lo prendo come dono
di Dio: diversamente no.
Egli dovrebbe essere sempre barnabita, e potere, passato questo momento di acque
agitate, ritornare alla sua Congregazione, come è dover suo.
Questo è quanto, con la divina grazia, e con la benedizione del Santo Padre,
sarei disposto a fare.
Quanto poi al modo poi perché i Vescovi gli diano la facoltà di celebrare e
benevolmente, si potrà vedere qui e combinare nel Signore.
Se P. Ghignoni si attacca alla Madonna SS. la madre di Dio gli darà grande
conforto, e appianerà la strada.
Il piccolo Istituto della Divina Provvidenza è particolarmente consacrato a Maria
SS. e alla santa Chiesa di Roma: le due grandi madri di Dio e della fede.
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Il povero Istituto nostro sta sotto il mento di Maria e ai piedi della santa madre
Chiesa come un figliuolino: Padre Ghignoni si dia generosamente e filialmente in braccio
della madre del Signore e della madre Chiesa come un figliuolino: qui c’è la pace
e la dottrina della carità e della vita.
La Chiesa di Gesù Cristo non si può mai amar troppo perché è l’opera di Dio,
è la sola fondata sul Verbo Divino, e la colonna e il fondamento della verità.
Oh io voglio pregare per Padre Ghignoni, benché sia un povero peccatore,
ma con molto amore di fratello!
E se la santa Chiesa lo metterà con me, voglio trattarlo con somma carità, e
io lo servirò in Gesù Cristo, e da sano e da ammalato lo curerò, ajutandomi il Signore.
Ed ora vedo che sono stato lungo assai, e pazienza!
Sono stato a Campo Verano della mamma di vostra Eminenza e anche da Pio IX.
Et exultabunt ossa humiliata!
Dopo aver fatte tutte ste chiacchiere è bene che finisca con qualche stranezza
da mettere un po’ in lieto animo vostra Eminenza Rev.ma.
Dunque sono stato sulla tomba del S. Padre Pio IX, e vostra Eminenza tiene
una mitra venuta dalle mani di Pio IX ? Bene bene!
Si degni pregare per me vostra Eminenza che nostro Signore mi guarisca e metta
a posto questa testa matta qui.
Quanto all’ospizio di Lido, vada avanti con fede, e nel resto sia tutto
come piace al Signore.
Mediterò il Salmo 24 -
Grazie, Eminenza di tutto.
Per l’immaginetta vedrò e riferirò.
Le bacio con profonda venerazione la sacra porpora: mi benedica forte, e con tutte
due le mani sulla testa.
Suo devoto figliuolo in Gesù Cristo.
Sac. Orione d.D.P.
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Da Roma copia conforme di lettera
al Patriarca di Venezia Card. La -Fontaine
Sac. Orione d. D. P.
Roma 4 febbraio 1917
+ Anime e Anime !
sera del 1° febbraio 1917
Eminenza Rev.ma,
Rileggo la lettera su P. Ghignoni, che ho buttato giù oggi, e avrei vergogna
a mandarla, perché vedo bene che è piena della mia superbia e addottoramento.
Ma
la mando ugualmente; tanto vostra Eminenza sa la mia miseria,
e sarà
essa un argomento di più perché ella si degni di pregare di più per l’anima mia.
E poi anche, se il Signore volesse mai qualche cosa da me mi par bene
che P. Ghignoni senta da vostra Eminenza qualche passo della lettera; perché, se viene,
venga per camminare per la diritta via del Signore, e tronchi ogni relazione con scrittori
o gruppi che vanno lacerando la Chiesa. -
Mi benedica ancora, e perdoni il tempo che le faccio perdere.
Bacio nuovamente e con riverenza la Sacra Porpora e sono quel povero peccatore
che Lei ben conosce
Umilissimo Servo in G. Cristo e Maria SS.
Sac. Orione O. D. P.
P. S. Se Vostra Eminenza pel P. Ghignoni avesse altro a suggerirmi mi usi
la bontà di dirmi pure, che farò quanto è in me.
¨