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[Alla M. Rev.da Madre Teresa Michel
Piccolo Ricovero della Divina Provvidenza
Via Faà di Bruno - Alessandria]
da Queluz (Minas) il 2 Ottobre 1921
Festa Santi Angeli Custodi
Anime e Anime !
Molto rev.da madre,]
Come vede, le scrivo da Queluz, da questa che mi hanno detto essere
quasi la sua Cafarnao quando lei è al Brasile, cioè la Casa ove risiede abitualmente
Mentre sono qui, giunge a suor Tommasina la lettera che lei, rev.da madre,
le ha scritto da Roma, il 12 Settembre dopo l’udienza avuta dal S. Padre,
dove annuncia la partenza delle suore pel Brasile pel il 30 di settembre. Deo gratias!
Spero ella abbia ricevuto le lettere mie, ed una ultima assai voluminosa
scritta da Mar de Hespanha, che sarà neanche una settimana, ove le accennavo
anche alla proposta che ci è venuta da vendere la Casa di S. Gonzales
per circa 20 conti. Io, finora, sarei sempre di contrario parere a vendere
per le ragioni già dette in altre mie lettere, ma, siccome in Italia,
e specialmente per la Casa di Roma, penso che per sistemarla, avrete bisogno di denaro,
e
ora 20 conti qui equivalgono a circa 50
55 mila lire in Italia, - così, se lei dirà di
vendere,
la venderemo per mandare il denaro in Italia; ma se fosse per impiegare il denaro
qui al Brasile o nella Casa di Rua Itapirù a Rio o altrove, qui in Brasile -
non sarei del parere di vendere, oggi, perché solo la necessità di un impianto ben fatto
e di ordinare la Casa di Roma mi indurrebbe a dare parere favorevole,
data la importanza della Casa di Roma e per sé e pel il bene generale della Congregazione.
Neanche vorrei che si pagasse il debito al S. Padre, al quale poi parlerei io,
e spero farvelo condonare, bisogna però essere puntuali a pagare gli interessi,
e si rivolgano a don Risi che si presterà volentieri - appena possa vedere il momento buono
e possa dire che in Roma si fa qualche cosa di più. Già ora però si è fatto abbastanza.
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Però
Che se lei e Mg.r Capra, malgrado questo mio
modo di vedere,
ritenessero sempre di vendere S. Gonzales, e di impiegare il denaro qui o, in Alessandria
o
altrove, - io divento del loro parere, perché, detto come la
vedo e la sento io,
poi, in cose che non sono di fede o di essenzialità, molto volentieri mi rimetto,
e non ci torno più su.
C’è qui con me don De Paoli, che fece un triduo di predicazione qui, nell’Istituto,
alle figlie di Maria e alle studenti normaliste e alle suore. Oggi ho fatto la Comunione,
che fu veramente generale, e stasera parlerò alle suore. Qui le suore stanno bene,
e suor Rita va un poco meglio e assiste alle lezioni. Ho parlato già alle convittrici
e alle orfane, e Deo gratias!
Lascerò che queste suore facciano un triduo di preghiere e di mortificazione,
perché la SS. Vergine mi voglia assistere e ajutare nella mia visita a S. Paolo,
che sarà entro la prima quindicina di ottobre; quando questa mia sarà giunta,
io sarò già stato. Spero che, venendo le suore, manderete istruzioni ben chiare
per S. Paolo, per non creare una posizione più equivoca della attuale.
A me pareva che non si sarebbe dovuto accettare di mandare le suore,
se prima la posizione non era bene definita. Però io non vado a S. Paolo
che con la carità di Gesù Cristo crocifisso e per preparare le vie del Signore.
Con la mansuetudine cercherò di morzare la malevolenza e con la umiltà e la carità
cercherò di guarire le ferite di quelle troppo umane figliole. Ho tanta fiducia
nella Madonna del Rosario, in S. Giuseppe e in S. Teresa di Gesù, di cui è il mese.
Finisco assicurando che qui non si va male, benché si potrebbe andare più unite,
se in alcuna vi fosse più spirito di umiltà e di dipendenza; ma confido di poterle inviare
migliori notizie in avvenire - Ho benedetto ben di cuore suor Maria,
ed ho detto qualche buona parola già a suor Tommasina.
Mi raccomando alle sue orazioni, come da povero peccatore io prego per lei.
Stamattina nella S. Messa non solo ho fatto un memento speciale per lei,
ma ho particolarmente ricordate le due sue sorelle, e il nipote Enrico
e tutti i suoi più cari defunti. E così ho raccomandato Mg.r Capra, pensando che,
forse un otto o dieci anni fà, è stato qui anche lui.
Ritornando su S. Paolo mi parrebbe, se colà si verrà a comporre quella situazione,
che non converrebbe perdere quella Casa che viene offerta per Noviziato,
ma, se sono disposti a mettere la proprietà in testa di lei, o della Congregazione,
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che ha veste giuridica, allora si potrebbe anche aprirvi un Noviziato,
e accontentare così quell’Arcivescovo ponendo quattro condizioni
a) che la proprietà sia intestata alla madre o a persona di sua fiducia,
o alla Congregazione che qui è giuridicamente riconosciuta,
e così non c’è bisogno di testamenti e successioni.
b)
che almeno 12 10
novizie siano mantenute dalla Casa di S. Paolo.
c) Che la maestra delle novizie e ogni altra suora sia di piena fiducia
e di scelta della madre
d) Che il confessore (lo straordinario) sia dei sacerdoti della Divina Provvidenza.
In questo caso proporrei quale maestra colà delle novizie suor Rita,
con un’altra che avesse abilità per la parte dei lavori e formazione di attività materiale
delle suore.
Avere un altro Noviziato al Brasile non nuoce, quando sia in un altro Stato,
qui dove gli Stati sono Nazioni per vastità; così quelle che si formano a Mar de Hespanha
si mandano nello Stato di S. Paolo, e quelle di S. Paolo al Minas.
Dimostrerò al Vescovo di S. Paolo, - se vedrò conveniente parlargli -
che a lui Vescovo conviene ajutare a far mantenere quelle novizie
per trarne elemento per aprire Case di suore nella sua diocesi, -
poi noi faremo il cambio delle suore, se si crederà conveniente, cioè quelle formate qui
si mandano là, e quelle di là qui o in altri Stati: il Brasile è grande!
Qui
bisognerebbe cioè in
Brasile bisognerebbe, col divino ajuto,
organizzare un po’ meglio le suore e molto molto potrà fare suor Camilla.
Prego da n. Signore ogni celeste conforto e benedizione,
e ossequio Mg.r Capra, Mg.r De Vercelli di cui tengo qui un libro,
e alle preghiere di tutti vivamente mi raccomando.
Dev.mo
Sac. Orione d. D. P
Don De Paoli lascia tanti ossequî a lei come al Direttore.
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