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 +         Anime e Anime !

          Rio de Janeiro,

          ore 9,55 del 12 Giugno 1922


Og Stamattina alle ore 9 meno 5, come mi era stato fissato,

sono stato al palazzo Arcivescovile dove si trova, ospite del Cardinale,

l’Arcivescovo di S. Paolo, don Duarte Leopoldo e Silva, - per avere una risposta

in merito alla mia lettera inviatagli il giorno [29] del mese di maggio.

Egli mi Lo trovai che scendeva le scale, come già vestito per uscire.

Lo ossequia, e mi fece l’impressione che fosse un po’ sostenuto.

Mi fece entrare in una sala al pian terreno, e gli baciai nuovamente l’anello;

egli mi fece sedere.

 E mi disse che cosa aveva da dirgli.

 Gli ho risposto che ero passato dopo avergli scritto quella lettera,

per sentire da lui qualche cosa in merito.

 Mi disse che ricevette la lettera, ma che non la lesse,

e che la mise da parte per leggerla poi al suo ritorno.

Mi interrogò se dunque per le suore di S. Paolo avessi combinato qualche cosa.

Il tono della sua voce e il modo erano quali quelli di chi non è ben disposto.

Gli ho detto che, come gli avevo scritto, avevo combinato con la Provinciale di qui

che avrebbero sarebbero andate a S. Paolo la suor Rita brasilena,

di cui lui già sapeva, perché glie ne avevo parlato sin dalla prima volta

e richiesta da suor Cherubina, poi certa suor Felicita in ajuto a suor Cherubina,

e da essa desiderata, e poi, se egli credeva, anche suor Redenta come suor Cherubina

mi aveva mostrato desiderio. che però

 Qui egli interruppe e cominciò a dire di suor Redenta: questa no, assolutamente no,

e altre parole simili. E poi mi subito mi disse: Io non ho nessuna fiducia in Alessandria,

né nella m Madre generale né in altri di Alessandria. Essi mandano sempre della gente

che viene a S. Paolo a turbare l’andamento di quella Casa. Lei deve ritornare:

io ho fiducia in lei e le do carta bianca: io apro il Noviziato e lei mette là delle suore

ma non voglio più aver a che fare con Alessandria. Io ho risposto

Da Alessandria vogliono venire a S. Paolo per portare via i soldi della Casa di S. Paolo,

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io pianterò il Noviziato, e non ho nessuna fiducia in altri. Se sei accetta,

lei prende conto della Casa e del Noviziato di S. Paolo che io affido a lei.

 Io ho chiesto perdono a Mg.r Arcivescovo di ciò che stavo per dirgli,

e gli ho detto: Eccellenza, così si divide e non si unisce. -

Egli mostrò di capire benissimo che si divideva,

e disse chiaro che non voleva più avere a che fare con Alessandria:

e che lo scopo di Alessandria è avere il denaro di S. Paolo

No, no, non è vero assolutamente che da Alessandria si voglia l’unione

per lo scopo basso del danaro. Tanto la Fondatrice come il can.co Capra

sono ignari e incapaci di tale viltà. E replicai più volte, che lo pregavo

in visceribus Christi di non fare così, perché avrebbe rotta di più l’unione

e creata un’altra Congreg una divisione molto dolorosa.

 Egli insistette che io accettassi di lavorare ma divis dividendo da Alessandria.

L’intenzione dunque dell’Arcivescovo di S. Paolo è ora chiara e la mala fede di lui

come di madre Cherubina appare in tutta la sua bruttezza:

volevano o vogliono il Noviziato ma nulla non vogliono dipendere dalla Michel

né da chi la rappresenta. Io ho supplicato iteratamente Mg.r Arcivescovo di non fare ciò,

che sarebbe stato grave male, e vedendolo molto nervoso, reciso,

e com spa pronunciare parole vivaci, Lo gli ho chiesto se mi permetteva

di ritornare ancora da lui, se egli si fosse fermato oggi. - Egli mi disse di sì,

e che ritornassi oggi alle 5½. Mi disse anche: lei ha scritto tutto nella sua lettera?

Gli ho risposto di sì, - ed egli mi disse: bene leggerò e poi risponderò.

Io però gli ho detto che stasera ritorno a vederlo. Oggi pregherò e farò pregare, -

e volterò da lui - Ma egli ha in testa tale e tanti preconcetti contro la povera madre Michel

e le altre sue suore fedeli che difficilmente potrò riuscire.

 La scaltrezza e la iniquità di madre Cherubina hanno stregato questo prelato

al punto che essa lo conduce dove vuole, a riguardo della Michel e delle altre suore -

Ed ho la convinzione che anche noi mandassimo là tre Sante da altari,

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Madre Cherubina, se non potrà dominare essa nel Noviziato

e formarsele a sua immagine e somiglianza, sempre le giocherà e metterà in mala vista.

 Ho anche la piena persuasione che don Duarte abbia letto la mia lettera

e le condizioni poste per aprire il Noviziato a S. Paolo.

Perché come egli poteva sapere che io verso la fine dell’anno ritorno in Brasile.

Questo solo egli poteva sapere dall’averlo letto nella mia lettera a lui scritta.

 Con questi prevenzioni e radicati preconcetti non è conveniente insistere

e sarebbe sempre pericoloso prestarsi ad aprire colà un Noviziato,

che se non andrà come vorrà suor Cherubina, vivrà sempre in disgrazia dell’Arcivescovo.


 1/ Eccellenza sono venuto a ringraziarla della sua bontà

della carità sua verso di me povero religioso sacerdote

 2/ Ho chiesto stamattina di tornare da v. Eccellenza

perché temevo d’averla disturbata, e unicamente per allora sentivo il bisogno

di chiederLe scusa.

 3/ Quanto a ciò che mi disse stamattina io vedo tutta la mia miseria e inanità

e quindi il grande bisogno che ho di Dio: pregherò e supplico v. Eccellenza

di degnarsi raccomandare molto l’anima mia alla misericordia del Signore.

 Per sapermi regolare cosa potrei fare per secondare, se m’è possibile,

i desiderî di v. Eccellenza, la prego di dirmi

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