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Riservata a Lei, alla Madre

e alle Componenti il Consiglio


Casa de Preservação

Rua F. Eugenio, n.228


        Anime e Anime !

        [Rio de Janeiro,] 31 [de] Maggio [de 192]2


 Caro Mg.r Capra,


 È da forse quattro mesi che non scrivo più a lei né ho più scritto alla madre,

da prima cioè della mia seconda andata in Argentina, ai primi di febbrajo.

E anche allora non ho scritto che brevissime e oscure parole.

 Quando tornai la prima volta dall’Argentina e, sceso a Santos, passai per S. Paolo,

trovai che già avevano scalzata anche suor Teresa,

venuta a S. Paolo per fare atto di ossequio a Mg.r Arcivescovo,

il quale la ricevette malissimo; il resto lo dirò a voce se occorrerà.

E il modo come allora madre Cherubina me ne parlò, mi ha fatto schifo,

più che compassione. La doppiezza di quella donna e la sua scaltrezza bassa

mi hanno fatto piangere davanti ad essa, ma non ho mancato e colla voce

e colle lagrime di richiamarla a spirito cristiano e a vita religiosa, usandole ogni carità. -

Essa fece poi il giro delle Case di Queluz, di Mar de Hespanha e qui di Rio,

cercando quelle che voleva per S. Paolo, interrogando e chiamando da sole

tutte ad una ad una, escludendo la Provinciale che era pure con essa, raccontando tante cose

e seminando zizzania. Basta, ho dovuto poi rifare io il giro, predicare, confessare

e calmare. Le furono mandate le due suore venute da Alessandria, Ambrogina ed Eufrosia,

e sono là poverette, nella fossa dei leoni.

 Le vidi la settimana passata, al mio ritorno per la 2da volta dall’Argentina

e le confortai; hanno sulle braccia tutte le bambine di quella Casa,

indisciplinatissime come erano e sporche; stanno là, fedeli alla Casa madre,

ora contente di patire per arrivare all’unione, (se piacerà a Dio),

e guadagnarsi il Paradiso, Hanno chiesto perdono a madre Cherubina

di quanto possono avere detto o fatto che le avesse recato offesa o dolore:

erano pronte a farlo con tutte le altre, anche a quelle che quanto passano si voltano altrove

per non vederle.

 Madre Cherubina aveva scritto a suor Teresa insistendo di avere suor Rita

(per aprire il Noviziato a Pinheiro, che è un po’ fuori di S. Paolo),

e suor Felicita, con cui aveva combinato quando era andata a Queluz.

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Di più desiderava anche suor Redenta, e mi diede anzi ora una medaglia d’oro

di S. Antonio, da dare a suor Redenta a nome suo.

 Si capisce che la Provinciale non rispose,

non tanto perché la lettera di suor Cherubina era in forma poco da religiosa,

ma per vera questione di principio. Prima di mandare a S. Paolo ad aprire un Noviziato -

le dissi io avanti di partire per l’Argentina - è obbligo grave di coscienza

di mettere le cose a posto, in modo che non vi siano equivoci:

un noviziato non si può aprire sugli equivoci: si può capire e forse anche tollerare

una Casa sugli equivoci, ma non mai un Noviziato.

 È necessario che si sappia chiaro dove si va, che si sia sicuri

che la divisione scomparirà, che si evitasse, in ogni modo, di peggiorare la situazione

creando un Noviziato in mano ad essa, con una formazione di personale indipendente,

creando così una divisione più funesta, e, forse, irreparabile.

 A questo mio ritorno passai di dunque di nuovo da S. Paolo, discendendo non a Rio,

ma a Santos. Madre Cherubina mi fece vedere le sue lettere: parlai ad essa più volte

e a lungo, chiaro e come in punto di morte, e le dissi e le ripetei che,

se l’unione non si fa, non si farà per lei. Pensi che essa aveva scaltramente detto a Queluz

e a tutte che aveva presentata suor Teresa solo come suora più anziana,

perché io non l’avevo mai presentata né ad essa né all’Arcivescovo

quale Superiora provinciale, e allora a smascherare quella falsità,

ripetuta con tanta impudenza, predicando in quella Casa di S. Paolo

a tutte le suore riunite, ho chiamato Gesù sacramentato in testimonio

di avere presentato ad essa e all’Arcivescovo, prima a voce

e poi per lettera stessa di presentazione, la suor Teresa quale rappresentante della madre

e Provinciale.

 Era presente, a sentirmi, anche suor Cherubina, a cui anzi mi rivolsi perché,

caso mai, dichiarasse che non era vero, -

poiché anche la lettera all’Arcivescovo era passata per le stesse sua mani.

Si capisce che essa tacque, né dopo mi disse nulla. È stato doloroso per me,

quell’atto ma con certe monache, che di monaca non hanno che l’abito,

e ne e poi tutta la scaltrita untuosità del vecchio fariseismo,

bisogna prendere il coraggio a due mani, e smascherarle,

chiamandole davanti a Gesù sacramentato.

 Ora sono tornato qui, ed ho scritto a Mg.r Arcivescovo di S. Paolo

la lettera di cui unisco copia esattissima, con copia pure delle condizioni proposte.

Mando anche copia d’una lettera da me inviata jeri a madre Cherubina,

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tutta roba mandata per raccomandata, sia all’Arcivescovo che a madre Cherubina.

 Io dovevo partire col «Giulio Cesare» ma, invece mando avanti la presente,

e sto aspettando, con col rosario in mano, con calma grande e grande carità, la decisione.

 I Se non accettano, non si manda nessuna, e si vedrà anzi al mio ritorno in Italia,

se non si debbano togliere quelle due, Eufrasia ed Ambrosina.

 II Se accettano, e fanno ma facessero modificazioni,

che salvino l’unità della Congregazione, la dipendenza piena del Noviziato

dalla Provinciale e riconoscano la Provinciale, allora farò di tutto per accettare

le modificazioni, basta avere in mano il Noviziato, e che sia riconosciuta

la dipendenza da Alessandria e l’Autorità, e che, in una parola,

sia salva l’unità della Congregazione.

 III Se non rispondono, o rispondono (come sono soliti) in modo evasivo

e sibillino, che vogliono essere e non essere, ma non dipendere - io parto,

e lascio le cose come sono, ma la Provinciale non manderà mai nessuna suora

a puntellare quel monumento di ipocrisia.

In Giunto in Italia, si vedrà il da farsi, dopo avere pregato ancora dell’altro tempo.

 Comunque, oramai la soluzione è vicina: io li ho messi al muro, in nomine Domini,

con tutto il rispetto e con tutta la devozione possibile verso Mg.r Arcivescovo,

che è ingannato, e verso madre Cherubina, per l’abito che porta,

e nel vivo desiderio di condurla al bene, per le vie dell’umiltà e della carità.

 Questa lettera che scrivo, con gli altri scritti che vi unisco, chiedo che,

dopo averla comunicata alla madre, siano conservati,

(quali documenti per che potranno servire in avvenire),

nell’archivio segreto della n vostra Congregazione; - lasciando a vostro arbitrio, -

qualora non si concludesse nulla, - di leggerle anche a quelle suore più anziane

che sono al governo della Congregazione stessa o che stimate bene

che conoscano lo stato delle cose.

 Caro Mg.r Capra, noi qui non si poteva fare di più.

 Lei ricorderà che per questa benedetta Casa di S. Paolo, e pur di fare una vera unione,

io ero disposto a mettervi don Zanocchi, e anzi la chiamata di don Zanocchi in America

fu per questo, per S. Paolo.

 Poi vidi che non c’era sincerità, che non c’era affatto buona volontà,

e Dio voglia che ci sia, ora non dico la virtù, ma almeno quella che si chiama

onestà della vita e moralità.

 E per questo mandai don Zanocchi in Argentina

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 Non parlo no di Mg.r Arcivescovo, della sua vita ho molta stima,

benché sia ben lontano dal consentire con lui circa il modo di fare

con le Congregazioni religiose deboli e specialmente di suore:

adesso ad esempio stava per dividere un’altra Congregazione,

quella delle suore del sacro cuore di Maria ma non riuscì,

anche perché là le suore non si sono prestare come fa suor Cherubina.

 Basta, mi par d’aver detto a sufficienza per fare ben comprendere

lo stato qui delle cose. Inutile rispondermi, perché entro 10 o 12 giorni al più, io parto.

Non so ancora su quale piroscafo: l’ultima decisione la porterò io in persona,

a Dio piacendo, e auguriamoci che sia buona.

 I/ Ho cercato di non aggravare la situazione; - 2°/  Non si può in coscienza

concedere che aprano un Noviziato, escludendo la Provinciale,

e se non è in mano della Congregazione.

 Dica alla madre, e anche lei si persedua persuaderà facilmente dopo che avrà letto

le condizioni fatte, che da parte nostra non è mancata la buona volontà,

non abbiamo mancato neanche di usare tolleranza, pazienza, longanimità

e forme piene di carità, e si è andati fin dove si può andare, pur di levare questa spina

al cuore della madre.

Le Mandando suor Rita, suor Felicita e l’altra,

anche le due che sono là continuerebbero a restare là, ed essa e suor Cherubina

non è obbligata a mandarne nessuna di quà.

 Il Noviziato di Mar de Hespanha continuerebbe per ora,

finché non si veda come, realmente, funziona quello di S. Paolo.

Il Codice lo permette data «grave causa».

 Se suor Camilla dovesse andare a S. Paolo, al Noviziato di Mar de Hespanha

andrebbe suor Giustina. Basta finirla in Domino! se sarà possibile.

 Mi pare d’aver detto tutto ciò che è urgente e principale.

 Se, per definire, io sarò chiamato dall’Arcivescovo di San Paolo,

ed io andrò col mio rosario: cercherò di consumarmi nella carità,

ma non cederò su quanto fosse contro coscienza

o contro l’unità della vostra Congregazione: Dio mi assista!

 Pregate per me.

 Qui le vostre suore vanno bene, e il Noviziato anche, e nostro Signore le prospererà.

 Avete delle brave suore, fedeli e timorate di Dio e di spirito umile

e di vero sacrificio.

 Il Nunzio Apostolico è informato da me di tutto; egli le appoggia, state tranquilli:

ha voluto anche invitarmi a pranzo sabato, 27 corr. proprio il giorno

che mandai la lettera a Mg.r Arcivescovo di S. Paolo.

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 Anche l’Arcivescovo di Rio de Janeiro, don Sebastiano Leme,

quello che oramai fa tutto, e che sarà il successore del Cardinale, sa tutto da me,

è pienamente d’accordo è e ci approva, b . Benché egli sia amico intimo

con l’Arcivescovo di S. Paolo, fu lui che lavorò (così mi disse lui stesso)

per impedire che quella Congreg. di suore del sacro cuore di Maria avesse altri dolori.

Egli parlerà anzi a don Duarte per agevolare la cosa nostra unione,

ma non sarà prima del 10 giugno, quando l’Arcivescovo di S. Paolo verrà deve venire qui.

Questo Arcivescovo di Rio de Janeiro vuole molto bene a noi,

e l’altro jeri invitò a pranzo me e p. Angelo. Vedete che diventiamo gente d’importanza!

Comunque, vi scrivo questa, che cioè le vostre suore fanno e sono molto stimate,

perché questo sia di conforto a lei e alla madre e a tutte le anziane.

 La santa Casa di Queluz passa di nuovo nelle vostre mani, ed è cosa quasi fatta,

e Deo gratias!

 Finirò: pregate per me: - che n. Signore e la SS. Vergine abbiano pietà di me

e abbrucino colla loro carità quando quanto in questa mia non fosse conforme a verità

e non in ispirito di carità.

 La abbraccio, caro Mg.r Capra, e mi riverisca la madre.

 Suo dev.mo servo e fratello in G. Cr. e nella SS. Vergine


         Sac. Orione della Div. Provv.


 A P. Levignani è venuta una paralisi, ed è rimasto metà morto,

non si sa se potrà alzarsi da letto, povero padre! È a S. Paolo.

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