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al Jonio in Calabria, la quale, infine, non è che un semenzaio di probandi e di chierici,
che vado preparando per tenere sempre più viva la fiamma della vita cristiana in Calabria.
Dallo statuto, invece, della Colonia agricola di Prunella
apparirebbe che non si potrebbe neanche accettare un ragazzo in più,
neanche mantenendolo noi, se pure non se gli garantisce, in forma legale e per 10 anni
gli alimenti ed il vestito.
È una provvidenza anche questa, ma è un po’ troppo differente
da quella di cui parla il S. Vangelo, e ci allontana dal nostro spirito.
Così si parla di scuola serale, di asilo infantile etc., ma di che potranno vivere
non mi pare che sia detto; - come pure tutto ciò che si riferisce
alla vita e sviluppo del Santuario, non è contemplato.
E allora?
Ritornando ai ragazzi da ammettersi, vedo che non si possono accettare
se non quelli ammessi dal Consiglio di amministrazione,
ma è evidente che esso andrà con criterî tutti suoi -
e i religiosi non si ridurranno in pratica che ad essere dei puri esecutori o servi
se pur non saranno degli schiavi.
Fin che c’è lei non è così, ma chiusi che lei abbia gli occhi,
non
devo ingannarla, caro sig.r canonico, ma
temo assai che l’opera di Prunella
si fossilizzi, si isterilisca, o sia ridotta ad una entità ridicola.
Questo è ciò che sento, e ciò che temo.
Mi parrebbe anche necessario che lo statuto accenni e riconosca una convenzione
la quale venga subito a determinare la situazione e i rapporti nostri
col Consiglio di amministrazione.
Chiedo scusa di aver tardato sì tanto a risponderle - ci furono ragioni diverse
che me lo hanno impedito.
Perdoni se in questa mia ho usato una forma che io stesso comprendo essere rude
e forte, ma creda lo faccio perché non vorrei vedere deviato tanto bene
e andare inaridita una fonte viva di pietà e di vita cristiana che la Madonna SS. Addolorata
ha voluto aprire per mezzo di vostra Signoria rev.ma, a beneficio della Calabria
e della orfanità.
Lei conosce la mia anima, il mio affetto, la venerazione grande che io sento per lei,
e compatisca non badando alla espressione, ma allo spirito.
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