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come buoni italiani che il dare alle opere di carità, come le nostre, vita giuridica,

sia come voler costringere un bambino in un cerchio di ferro,

impedendone lo sviluppo.

 Sono opere che si raffreddano e raffreddano: si fossilizzano e fossilizzano:

diventano opere di calcolo umano, ed esula lo spirito di Dio,

e lo spirito proprio della Divina Provvidenza del Signore se pure non capita poi di peggio!

 Per divina grazia sento così, e sono portato a sentire così dall’amore sincero

del vero bene dei nostri umili Istituti, e pel loro bene avvenire.

 Quanto poi a Prunella: se Prunella vuole essere un Istituto

ritenuto dalla Congregazione dei figli della Divina Provvidenza

come vero Istituto della Congregazione, esso deve nascere e vivere con questo spirito

e con questi criterî.

 Se il can.co Margiotta vuole crearlo diversamente, bisogna non deflettere mai

dallo spirito di fondazione che la bontà divina ha trasfuso e mantenuto sin qui

in noi suoi poveri servitori e figli.

 Egli, il can.co Margiotta, da parte sua ci mette le sostanze materiali ma noi,

che ci mettiamo la vita presente non dobbiamo propter pusillum hordei et fragmen panis rinunciare allo spirito proprio della nostra vocazione, e mettere noi o i futuri

a pericolo di perdere con lo spirito di provvidenza e di carità anche l’anima nostra,

venendo meno alla nostra vocazione.

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