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[l’azzurro corsivo è grafia di terzi]
Copia
Questa lettera, con la sua nota di mia mano, concorda esattamente con l’originale,
inviato per raccomandata il 22 dicembre 1921
+ Anime e Anime !
Mar de Hespanha, 21 12 [1]921
Mio caro Dondero,
Ricevo la tua lettera del 19 corr, m. Sì, caro Dondero,
veramente io desideravo parlarti per darti una destinazione che ti riportasse a lavorare
nella Congregazione. E ti avevo preparato un posto che mi pareva assai adatto per te,
e da vero missionario, e secondo la vita e lo spirito dei figli della Divina Provvidenza.
Si tratta di 700 poveri orfani o derelitti i quali a marzo diventeranno 1.000.
Essi non ebbero mai un’istruzione religiosa, mai la S. Messa, neanche a Natale e Pasqua,
mai Confessioni, mai Comunioni, mai Cresima, e molti pare siano fin anco da battezzare.
Parecchie dozzine di essi sono già condannati dalla giustizia degli uomini,
poveri ragazzi abbandonati ben degni di pietà forse più che di pena. Pensa che si tratta
di 1.000 giovani i quali vanno dai 7 ai 20 anni che, domani, saranno 1.000 padri
di famiglia; se non avessero Dio, che ne sarebbe? Se, invece, cresceranno onesti
e a vita cristiana, trasmetteranno ai loro figli la moralità e la Fede.
Ho accettato tutta la parte morale e cristiana, e non ho chiesto un soldo di compenso,
ma solo la pura abitazione.
La Divina Provvidenza manderà il necessario, sta tranquillo.
E ti posso dire che ci fu proprio la mano di Dio per riuscire a tanto.
Tutti rimasero come stupiti, e Mg.r Arcivescovo Espinosa, che pure gode molta influenza,
mi disse commosso fino alle lagrime che era veramente una grazia
della Madonna di Lujàn, alla quale mi ero molto raccomandato. Mg.r Arcivescovo
aggiunse che egli mai aveva potuto mettervi un sacerdote. E due altri vescovi,
e persone di molta considerazione mi ripetevano la stessa cosa.
Dopo la Madonna moltissimo fecero certe nobili Dame Vicentine.
Questi giovani stanno fuori di Buenos Aires qualche ora di treno
ed io fui una giornata con essi, e vidi che si potrà fare del bene
anche a tante famiglie là intorno.
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Era cosa umanamente impossibile, ma è stata la SS. Vergine, e confesso che,
in certi momenti, mi pareva che fosse Essa a condurmi per mano
e ad aprirmi tutte le porte. E si ottenne l’appoggio fin del Presidente della Repubblica,
che è il capo dei Radicali; e fu questa una cosa insperata, ma era indispensabile
una parola dall’alto per riuscire. E si ottenne così ogni libertà di azione religiosa
e il rispetto per l’insegnamento e la pratica della vita cristiana di quei poveri figli.
Desidererei, come tu sei stato il primo a venire in Brasile, che tu fossi in Domino
il primo ad andare in Argentina. E ne parlai anche a tua madre,
e tutti i tuoi rimasero molto, ma molto contenti. E certo, per tua mamma specialmente,
sarebbe nella sua vecchiaia non piccolo conforto averti vicino
mentre tu sei anche il primo dei suoi figli. Ti dirò che avevo anche pensato,
se tu mi avessi fatte difficoltà ad accettare quel posto, dove non saresti solo dei nostri,
ad offrirti altri tre o quattro posti, per agevolarti, per spianarti ogni via,
pur di vederti ritornare a vita di comunità religiosa e tra i figli della Divina Provvidenza.
E pensai fin anche ad invitarti qui dove, di quanti già vi erano, nessuno più resterà,
già tutti avendo altra destinazione, vicina o lontana. Resterebbe don Mario,
che andò sempre d’accordo con tutti, che fu sempre buon Religioso esemplare,
e alcuni chierici, giunti recentemente dall’Italia, bravi figliuoli e di capacità, e, forse,
don Camillo. Questo avevo pensato di te, dopo la tua lettera del 30 settembre [1]921,
che mi hai mandata dal tuo sacrestano ad Eutre-Rios, mentre io andavo a Marianna,
dove mi dicevi che restavi in Congregazione: - che le tue difficoltà
venivano dal non poter convivere con quelli che erano qui, ma che, se Mg.r Arcivescovo
mi avesse domandato, potevo dire che non vi sarebbero state novità.
Da quella lettera ho ritenuto che, rimosse le difficoltà, io potessi disporre di te,
e ritenerti sempre figlio della Congregazione, verso cui protestavi
tutto il tuo amore di figlio. E così comprenderai come sia venuto cercando
con amore di padre in X.sto, di metterti in una posizione che potesse andare bene per te
e per la Congregazione, usandoti ogni riguardo, e facendo sì
che non ti avessi più a trovare di famiglia religiosa con quelli con cui ci furono dissapori,
neanche con tuo fratello.
Ma oggi mi scrivi che non resti. Caro Dondero, che ti posso dire di più?
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Io vorrei poter rinnovare qui, come rinnovo brevemente, tutte le esortazioni,
tutti i consigli, tutte le preghiere e le suppliche nel prezioso sangue di Gesù Cristo,
che ti ho scritte e ti ho fatte in passato: di non abbandonare mai la tua vocazione
e di non cedere agli inganni del demonio. Ma ti prego di ritornare alla casa paterna
e di rimetterti da umile religioso e con amore e semplicità di figlio
nelle mani di D. Orione che ti ama in Gesù Cristo con predilezione di padre
e di ricevere con docilità e letizia di spirito il posto che ti verrà assegnato
tra le file dei tuoi fratelli, e di non disertare.
Che se come sempre hai detto, ami davvero la piccola Congregazione
nella quale sei stato cresciuto, sii pronto, o mio figliuolo, a soffrire per essa,
e in essa per l’amore di Dio benedetto e della S. Chiesa e di tante anime,
e per l’amore stesso di essa Congregazione; mantieni fede, e mantieniti nella disciplina
e piena obbedienza religiosa, ché molto sarai consolato in punto di morte,
e non sbaglierai, ma ti preparerai una grande mercede per la vita eterna.
E prega molto la SS. Vergine che ti aiuti e che ti dia umiltà, fedeltà e carità grande
verso la Congregazione ed i suoi membri.
Vuol dire che, se sulla destinazione o sui compagni avrai osservazioni da fare,
mi parlerai con libertà di figlio, e la benedizione di Dio sarà sopra di te.
Son ben felice che tu venga a fare Natale qui, e ti benedico in Gesù Cristo
e in Maria SS.
Tuo aff.mo come padre nel Signore
Sac.e Orione della Div. Provv.za
P. S. Se ti dovesse capitare qualche impedimento, che non potessi venire
entro il 26 corr., allora scrivimi non qui, ma a Rio, perché penso che difficilmente
potrò fermarmi dopo il 26.
Coraggio, caro mio figliuolo, non mi dare dei dolori, ma molte consolazioni.
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