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+ Anime e Anime !
Dall’Episcopio di Marianna,
il 13 gennajo 1922
Carissimi, chierici, Figli della Div. Provvidenza
della Casa di Mar de Hespanha.
La grazia e la pace del Signore sia con voi!
Ritorna don Mario, e insieme con la benedizione di questo venerando uomo
che è l’Arcivescovo don Silverio, sento il bisogno di mandarvi, o cari miei figliuoli
in Gesù Cristo, una parola di affetto e di conforto, onde sempre più incoraggiarvi
a corrispondere alla divina grazia e a far bene. E, mentre scrivo a voi,
intendo anche rivolgermi e parlare al nostro carissimo don Camillone.
A don Casa ho dovuto scrivere lettera a parte. Don Mario vi dirà la santa giornata
che abbiamo passata qui con questo venerabile Arcivescovo, e come,
anche con don Dondero, vi abbiamo tante volte, e parlando e pregando, ricordati.
Io mi devo trattenere perché Sua Eccellenza Rev.ma ha insistito, ed è bene mi fermi,
avendo a parlargli di più cose, ché né jeri né oggi fu possibile, - tanto più che non so poi
quando ancora potrò rivedere, o se rivedrò più sulla terra questo santo vescovo.
Ma, avanti di andare a Rio de Janeiro e poi in Argentina, ripasso a vedervi ancora,
o cari miei figliuoli; né io saprei mai staccarmi da voi, che tanto amo in Gesù Cristo,
quanto
più avanza si avvicina
il tempo in cui dovremo lasciarci!
Ma di che vi parlerò io oggi, o cari miei figli in Gesù crocifisso?
Ecco, o carissimi miei nel Signore: - è mio vivo, grande e inesprimibile
grande desiderio che in codesta Casa di Mar de Hespanha, che finora è stata, si può dire,
una corona di spine per l’anima mia, voi altri, raccomandandovi a Nostro Signore
e alla SS. Vergine, nostra dolce Madre, instauriate la vita e lo spirito proprio
della nostra cara Congregazione, - la vita e lo spirito proprio d’una famiglia
e d’una vera Casa religiosa. Vedete che non dico d’un Collegio, non dico la vita
o lo spirito d’un Istituto anche nostro, come sarebbe a dire Sanremo o il Dante di Tortona
etc, o la vita e lo spirito di qualche Colonia agricola: no, no! dico la vita e lo spirito proprio
e vero d’una nostra Casa religiosa, cioè d’una Casa di formazione
e di vita al tutto religiosa, come sarebbe la Casa di Villa Moffa, o il probandato di Tortona.
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Voi dovete pregare, pregare molto, qualcuno anche di più di quanto ha fatto
od ha mostrato di fare sin qui, - e poi, fidati e nell’ajuto del Signore e della Madre
della Divina Provvidenza, e nell’ajuto che ho fede vi darà don Mario, -
dovete mettere ogni vostro impegno, ogni vostra diligenza e premura nell’osservanza
delle pratiche di pietà, della Regola e dell’Orario, e fatelo per Iddio e per amare sempre
di più Iddio Signor Nostro, e compiere in voi la sua volontà,
che sta nella nostra santificazione: haec est voluntas Dei: Sanctificatio vestra!
Noi dobbiamo amare teneramente la Regola, e portarle il più rispettoso ossequio
e la più diligente e scrupolosa osservanza. Dobbiamo amarla la Regola e osservarla in tutto,
ma sovra tutto nelle pratiche quotidiane di pietà e di vita religiosa, come la osservò
e come la amò San Giovanni Bergmans, che in punto di morte, pieno felicità,
se la fece dare, e stringendosela al cuore poteva esclamare:
questa è la mia massima penitenza: ecco la mia vita e il mio grande amore!
Cercate, o carissimi miei figli, che entri in codesta benedetta Casa
di Mar de Hespanha un soffio più vivo e più fresco di vera vita religiosa,
di vera vita da figli della Divina Provvidenza: una vita più di spiriti umili, più di povertà,
più di pietà, vita più di fraterna carità sia in Casa che fuori di Casa.
Fate voi di bandire ogni censura, ogni critica a questo e a quello, ogni mormorazione:
bandite ogni discorso di cose profane, di cose leggere, di cose mondane,
di cose secolaresche: tutte assai dannose nelle Comunità Religiose,
e in opposizione allo spirito dei Figli della Divina Provvidenza.
Che la carità fraterna vi leghi in modo nello spirito verace di Gesù Cristo
che la vostra convivenza sia reciprocamente utile, lieta, serena, e di edificazione a vicenda.
Amatevi ed edificatevi in Cristo a vicenda: amatevi come fratelli:
come membri della stessa Congregazione, della stessa Famiglia Religiosa.
Pensate, - e confortatevi in questo dolce pensiero! - pensate che i beni spirituali di ciascuno
sono beni di tutti, i meriti comuni, comuni anche gli ufficii, benché diversi,
perché tutti sono atti, sono espressioni della medesima Fede nella Provvidenza
e della stessa carità di Cristo Signor Nostro!
Datemi questa consolazione, o miei figli: che, avanti di partire per l’Italia,
veda finalmente! nella Casa di Mar de Hespanha quanto ho sempre desiderato
e fin con le lagrime scongiurato che vi fosse: lo spirito di umiltà, di obbedienza, di pietà,
di unione proprio dei Figli della Divina Provvidenza! -
E, sopra tutto, spirito a vita di fraterna unione e di carità.
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Amatevi l’un l’altro in Gesù Cristo!
Amatevi come vi ama Gesù Cristo! E Gesù Cristo stesso
sia il vincolo indissolubile della vostra unione e carità. E amate teneramente
questa nostra Religiosa Famiglia che è la Congregazione della Div. Provvidenza.
E ponete affetto non solo alle persone che la compongono, ma anche alle cose sue,
alle sue Case, alle sue consuetudini, partecipando alle gioje e ai dolori di lei,
come ognuno partecipa ai dolori e alle gioje della propria madre!
È la carità, è questa dolce e divina carità, o cari miei figli in Gesù Cristo,
che ci affratella, che genera la fiducia scambievole, che rende facile e amabile
la religiosa comunanza, che dà cuore di padre ai superiori, e agli inferiori cuore di figliuoli.
«Questo è il comandamento mio, dice il Signore, che v’amiate insieme,
come io ho amato voi». (S. Giov. XV,12). E noi ci amiamo, e dobbiamo sempre più amarci
e vivere caramente uniti in questa nostra cara Congregazione per ajutarci l’un l’altro
a questo fine: di amare ognor più Gesù Cristo, e Gesù Cristo nel Papa,
e di stringerci più intimamente a Lui, in Lui:
«Ita multi unum corpus sumus in Christo». (S. Paolo ai Romani XII,5).
Il perché l’amore che ci portiamo e che portiamo alla nostra Congregazione,
va a terminare nell’amore alla Chiesa, di cui anzi tutto siamo figli: al Papa, che è il Capo,
e Vicario in terra di Gesù Cristo, e «dolce Cristo in terra»,
come lo chiamava S. Caterina da Siena, e va a Nostro Signore stesso, a Gesù Cristo,
e a
Gesù Cristo crocifisso, come va al prossimo, cioè al suo Cor
corpo mistico
che è la Chiesa e tutta l’umanità redenta.
Così, e non altrimenti, lo spirito e la vita della Congregazione
dei Figli della Divina Provvidenza si rinvigorirà in codesta Casa, e si manterrà tra di noi
vivo, forte e illibato e purissimo, alto e santo come l’affetto che si portano gli Angeli,
e si potrà dire anche di noi qui al Brasile quello che altrove ho sentito dire dei figli
della Divina Provvidenza: «Vedete come si amano!» (Tertulliano nell’Apologetico).
E la forza dei Religiosi, o miei cari, sta nell’unione, il cui vincolo è Cristo,
e, visibilmente, è il Papa!
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Che questo spirito di unione e di pace e di fraterna carità sia sempre con voi,
o miei figliuoli carissimi, e in codesta Casa di Mar de Hespanha.
Vi benedico con grande e paterno affetto nel Signore e nella SS. Vergine,
e Dio vi benedica!
Vostro in Corde Jesu
Sac. Luigi Orione
della Div. Provv.za
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