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[grafia d’altri]
[Da una copia di lettera di Don Orione a Sua Eccellenza Rev.ma
don Duarte Leopoldo E Silva Arcivescovo di San Paolo]
3° - Ma le persone vanno prese nel loro complesso, e mi permetto di dire
che mi pare ancora il migliore elemento che potessero mandare dall’Italia,
e che noi si potesse desiderare, per poter arrivare all’unione tanto desiderata.
Veda, Eccellenza, questo povero peccatore forse si prende troppa libertà
nel parlarle con tanta franchezza, ma ella metta di avermi davanti in ginocchio,
e così mi legga sin nel fondo del cuore, perché sa di aver a fare con un suo servo
e con un figlio, povero e ben miserabile davanti a Dio, ma leale e sincero.
e
i potenti ne hanno pochi di servitori sinceri Devo
dire una parola di più?
Questa suor Teresa, che venne mandata a far da Provinciale non aveva mai sognato
di dover passare l’oceano e di dover essere Provinciale, anzi l’hanno mandata qui
senza neanche dirglielo, e lo seppe giunta qui in Brasile. Perché l’hanno mandata?
Perché spianasse la via, e per togliere di mezzo quella suor Maria Immacolata
che aveva già avuto da fare a S. Paolo con madre Cherubina. E suor Immacolata fu tolta.
Volevano far Provinciale una certa suor Camilla, ma era più giovane di m. Cherubina,
ed era anzi stata sotto di essa a S. Paolo, sarebbe stato più che una mancanza di riguardo
alla Superiora di S. Paolo, e non l’hanno più fatta. E scelsero questa, che mandarono,
la quale è della prima Vestizione, e anche molto più di età, onde non fare torto
a madre Cherubina. E tanto la Fondatrice come Mg.r Capra
nelle lettere di accompagnamento mi dissero che essa godeva tutta la loro stima e fiducia.
Come e perché tagliarla fuori? Stando le cose come sono, madre Cherubina
non poteva ancor fare la Provinciale, e, se l’avessero fatta si sarebbe trovata
(mi
perdoni l’alto paragone) un po’ come
si trovò Napoleone
I si
trovò
alla testa del Direttorio.
Ma,
in Domino, forse
forse anche per qualche altra
grave ragione,
oggi non era ancor tempo che fosse a quel posto. La Provinciale, del resto,
mostrò verso di essa, come verso le altre suore di essere più sorella che Superiora,
e così spero vorrà fare pel tempo che dovrà restare ancora. Infatti mostrò
ogni buon volere.
Discesa a Rio prima ancora di fare visita a S. Ecc. don Sebastiano Leme
(Sua
Emin. il Cardinale era assente
fuori) essa venne mettersi
ai piedi
di V. Eccellenza Rev.ma.
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Aveva una suora gravemente ammalata a Formiga, ed aveva da accompagnare
a Mar de Hespanha due suore venute con Essa e la poteva così visitare il Noviziato
che
è sempre la pupilla degli occhi della
di una Congregazione.
Ebbene, lasciò di visitare il Noviziato e lasciò anche di visitare l’ammalata
in Formiga per far prima la visita a madre Cherubina e alla Casa di S. Paolo.
Dico questo perché è onesto e doveroso far rilevare la parte buona delle persone,
e onde V. Eccellenza nella sua paterna e intelligente bontà si degni compatirla,
se ha mancato in qualche cosa verso di lei nella visita che essa le fece,
e voglia prendere con beneficio di inventario ciò che può esserle stato riferito contro.
Che anzi mi pare convenga aiutarla a compiere il suo ufficio, e confortarla nel Signore.
Io l’ho trovata disposta, dispostissima a dare tutte le suore,
e quelle suore che V. Eccellenza Rev.ma e madre Cherubina chiedono e desiderano.
Madre Cherubina chiese a suor Rita, quella buona Religiosa
della quale io avevo parlato già a V. Eccellenza la prima volta,
e la Provinciale pure la concede. Sa che desidererebbe anche suor Redenta,
e se V. Eccellenza Rev.ma lo permetterà, la Provinciale manderà anche suor Redenta,
ammonendola
prima per
di non ripetere la velleità
dimostrata quando venne, e poi partì.
Essa
dà anche suor Felicita richiesta
e desiderata da suor Cherubina.
Eccellenza, che si vuole di più?
6° - Francamente, sa che ci vorrà? Di più ci vorrà sempre, Eccellenza Rev.ma,
una grande pazienza con le monache, poiché anche il Ven.le Don Bosco,
che se ne intendeva un poco, era solito dire (sia pure ridendo) che ci vuol più pazienza
con un monastero di teste fasciate, che non a governare dieci collegi.
Però le suore rendono dei grandi servizi, specialmente nel campo della carità.
Ciò che preme è che abbiano sempre una maggior carità tra di loro,
ed io, aiutandomi Nostro Signore, non lascierò di predicare sia alla Madre Provinciale
che a tutte queste che loro sono povere straccione, piene di difetti
(come del resto lo sono io più di esse), che non devono cercare la pagliuzza
nell’occhio di quelle di S. Paolo, mentre esse hanno forse la trave,
e le animerò ad avere sempre un grande manto di carità da coprirsi i difetti
l’una e l’altra e a darsi la mano a fare delle opere buone,
ed andare così verso il Paradiso che ci aspetta.
Per codesto Noviziato, (per ogni regolarità e onde stare ai Canoni)
bisognerà chiedere a Roma qualche dispensa, come ad es. per la stessa suor Rita,
che non avrebbe forse ancora tanti anni di professione
da poter essere maestra delle novizie.
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Ma ora vado a Roma, e di queste cose di monache m’intendo qualche cosa, -
quindi se Vostra Eccellenza Rev.ma crederà, potrei interessarmene,
e
dirò suggerirò
a Mg.r
Capra la via più breve.
Ma intanto il Noviziato si potrebbe cominciare, mi pare, essendovi grave causa.
7/ In un allegato a parte, ma accluso alla presente, umilmente sottopongo
alla illuminata saggezza di Vostra Eccellenza Rev.ma e al suo paterno compatimento
alcuni brevi punti, buttati giù alla buona e con poco ordine, ma che mi pare contengano
quanto basta a formare la base pratica e sbrigativa di una definitiva sistemazione,
se non la sistemazione stessa. Veda un po’ Vostra Eccellenza.
E questo faccio unicamente in forza del mandato ricevuto dalla fiducia immeritata
di Vostra Eccellenza, e per l’incarico avuto da Alessandria, specialmente in base
alle ultime lettere di Mg.r Giuseppe Capra, Direttore delle suore,
lettere dirette a madre Cherubina, dove egli, Mg.r Capra, parla anche a nome
della Madre Fondatrice e Sup.ra Gen.le.
Questi punti li ho scritti a qualche metro dal Santo Tabernacolo,
e poi li ho disposti ai piedi di Nostro Signore.
8/ Ora li depongo, con venerazione e amore - come di figlio,
ai piedi di Vostra Eccellenza Rev.ma, come fosse ai piedi di Gesù Cristo,
e, chinato con la fronte a terra, dico: se si vuole fare sinceramente l’unione,
sia un’unione piena e perfetta, - come piace a Dio e alla sua Chiesa, -
se no, meglio non farla. Senza l’unione della carità e senza la carità
non si edificherà Gesù Cristo né in noi né negli altri: -
si farà del rumore, si faranno delle opere - che poi - ci ruineranno addosso,
ma per l’eternità, non si edificherà nada! - Questo dico a me peccatore ad ogni ora:
questo ho predicato qui a tutte le suore in Domino, in Domino!
Da San Paolo, sarei anche venuto a Santos, ma, oltre che sarebbe stata
almeno indiscrezione, che potevo io portare a Vostra Eccellenza di definitivo,
mentre non avevo ancora sentita la Provinciale, dopo quattro mesi?
9/ Ora, se Vostra Eccellenza crederà di approvare, e vorrà benignarsi
farmi rispondere qui, spero, col divino aiuto, sistemare ancora tutto prima di partire,
quantunque mi prema affrettare il mio ritorno in Italia, dove fui chiamato anche telegraficamente.
In Italia, ho inviato, stando a S. Paolo, quella tal suor Flora Lionetti,
delle Zelatrici del sacro Cuore, dalla testa poco equilibrata, -
che deve aver fatto esperimentare la pazienza al suo Mg.r Vicario Gen.le
e forse anche a Vostra Eccellenza Rev.ma. L’ho indirizzata a persone sicure,
anche perché non avesse a trovarsi su d’una strada, e poi ora andrò io,
e la Madonna mi aiuterà a trovare la sua nicchia anche per lei.
Basta, a disturbare a S. Paolo non c’è più, e Deo gratias!
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10/ Giunto a S. Paolo, fui anche bloccato da quel Dottore José Vicente -
che
mi aveva pure scritto in Argentina tante volte ma a cui non ho
potuto
risposto mai nada. Mi teneva occupato per delle ore e delle ore,
ma in quei giorni a padre Marco era arrivato da Roma un pacco d’immagini,
e c’era anche la Madonna della Pazienza, che mi volle donare e che molto mi giovò.
Ho rifiutato di nuovo una somma cospicua, non parendomi una cosa chiara.
Però, seguendo la linea tracciatami ho cercato di confortarlo e di aiutare quell’anima
a mettersi a posto con tutte le obbligazioni - che potesse avere
e mi disse anche chi è il suo confessore.
Ripetutamente voleva darmi il suo testamento fatto per mano di notaio,
segnandomi certe obbligazioni e opere, lasciando margine per compiere molto altro bene, - così almeno diceva lui. - Qui mi è parso di non doverlo a priori respingere
perché non era più danaro che venisse a passare nelle mie mani,
danaro che mi mette sempre paura, ma era roba di cui avrei potuto, almeno in parte,
disporre a suo tempo, sentendo prima Vostra Eccellenza Rev.ma.
11/ Io ho capito che lui con Vostra Eccellenza Rev.ma difficilmente si aggiusterà più, e, data anche la sua età, mi parve di doverlo aiutare, onde, purché la roba vada
dove dovrà andare, vada per una mano vada per l’altra,
basta mandare le cose silenziosamente a posto, e salvare e salvare più che si può.
Quindi non ho chiesto e non ho rifiutato, - come insegna S. Francesco di Sales,
parendomi che, se Dio vorrà che egli passi attraverso di me, basterà una parola
al mio ritorno in Brasile, - che sarà in dicembre o forse prima
(se a Nostro Signore piacerà), e quell’anima farà, spero.
Anche per non avvilirlo, anzi per tenerlo in bonis, quasi all’ultimo momento
ho ritenuto di dover accettare un terreno per accogliervi dei poveri orfani e abbandonati;
parendomi - che S. Paolo pel grande sviluppo che va prendendo e per la sua popolazione
di circa 700 mila abitanti, di questo manchi - cioè di Istituti maschili per salvare i derelitti,
i figli della strada, maggiormente esposti al pervertimento e alla perdita della fede.
Se non mi sbaglio non c’è che il Cristoforo Colombo, perché i salesiani mi pare
si siano messi già per quelli che possono pagare. Ora il Cristoforo Colombo
ne accoglie 180, e padre Marco mi disse che ebbero più di 800 richieste di ricovero
quest’anno. Ebbene, se piacerà alla Provvidenza di Dio, e se Vostra Eccellenza
si degnerà di benedirmi, - con padre Marco ci daremo la mano da buoni fratelli
a salvare la gioventù abbandonata e ad educarla ad onesto vivere cristiano e civile,
dandole in mano un’arte ed un pane e un avvenire onorato.
Ho accettato alzando gli occhi a Dio e ricordando il permesso e la benedizione
che Vostra Eccellenza fin dall’ottobre scorso mi aveva dato, di poter lavorare
per i più poveri fanciulli, tanto cari a Nostro Signore.
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13/ Però ho preso tutte le possibili precauzioni, anche in forma legale,
ed ho voluto un atto per mano di notaio, e per qualunque evenienza
che noi dovessimo venire via da quel terreno, egli si è obbligato, - con atto notarile,
a pagarmi tutte le spese e benefattorie. Ora la Divina Provvidenza ci fabbricherà subito su
per 50 orfani, e tutto sarà pagato, e poi farà il resto. Io vado in Italia facendomi pagare parte del viaggio, ma per questi orfani Nostro Signore ha già provvisto,
e Glielo dico, o mio buon padre, a suo conforto,
e perché voglia aiutarmi a ringraziare il Signore e la Madonna SS.
14/ E così vedo che si va compiendo la parola che Vostra Eccellenza Rev.ma
mi rivolse quando venni a dirle se non credeva che si potesse elevare sull’Ipyranga
il monumento a Cristo Redentore - che non si poteva innalzare sul Corcovado.
Allora nella sua paterna bontà, e, certo, per confortarmi a lavorare per gli orfani,
Vostra Eccellenza mi disse: il monumento lo farà lei! Non io, Eccellenza Rev.ma,
potrò fare un monumento, io che sono un povero bifolco venuto dal campo
e un più miserabile peccatore, ma la Divina Provvidenza sì, essa farà un gran monumento
di fede brasilera, un monumento che da S. Paolo e dall’Ipyranga
mi pare che spargerà una grande e divina luce di carità e di vita cristiana su tutto il Brasile.
15/ Ora vado in Italia a prendere la benedizione del nuovo S. Padre per me,
prima di tutto, e poi per quello che Iddio ha fatto già, o vorrà fare al Cile,
in Argentina e qui.
Fornirò la mia lampada di un po’ di olio con i Santi Esercizi Spirituali,
mi fornirò di altro personale, e poi, se Dio vuole, ritornerò. - Preghi per me!
Ho già scritto al Santo Padre il bene di Vostra Eccellenza Rev.ma,
che io non dimenticherò mai, e Vostra Eccellenza ritenga pure di avere
in questo povero sacerdote un servitore sincero e fedele, anzi dica pure un figlio.
16/ Mi metto in ispirito ai suoi piedi, e mi voglia perdonare ogni mancanza,
e mi voglia benedire.
Le bacio con profonda venerazione il sacro anello
e mi onoro di essere di Vostra Eccellenza Rev.ma
Dev.mo e osseq.mo servo in Gesù Cristo e nella Santa Madonna
Sac. Luigi Orione
dei Figli della Divina Provvidenza
A Sua Eccell. Rev.ma don Duarte Leopoldo
e Silva Arcivescovo di S. Paolo.
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