V052T015 V052P20b



[l’azzurro è carattere di stampa]



    Instaurare omnia in Cristo !







      L e t t e r a =====  =====

      == == C o n f i d e n z i a l e




      Ai Religiosi della Divina Provvidenza:

      Ai nostri antichi allievi:

      Ai benefattori.









           Al caro ch.co Curetti con affetto nel Signore


            Don Orione  d. D. P.

            21 Giugno [1]912










Tortona - Scuola Tipograf. S. Giuseppe

Casa della Divina Provvidenza

1912

            V052P20c




          Carissimi in Gesù Cristo,


 Il 19 aprile di quest’anno sarà giorno di eterna

ricordanza. Erano le ore 12, quando fui introdotto dal

nostro Santo Padre Pio X, in udienza privata.

 Egli era là, tutto bianco e sorridente, nel suo

studio, in piedi, avanti al tavolo di lavoro, che mi

guardava collo sguardo pieno di amore dolcissimo. Io

sentivo un grande bisogno di prostrarmi ai suoi piedi

e di ascoltarlo su più cose, benché lo avessi veduto

solo dal giovedì santo, 4 aprile, quando aveva otte-

nuto di ascoltarne la Messa, e soddisfare ad un mio

vivo desiderio di far la Comunione pasquale dalle

sue mani venerate. Mi sono dunque inginocchiato

avanti a lui con tutto l’amore di figlio, baciandogli

affettuosissimamente il piede e la mano. Il Papa

sedette, e con tutta la bontà di padre volle farmi

sedere vicino, ed essere informato, e con molto affetto

domandò notizie anche assai particolareggiate della

nascente Congregazione. Egli si degnò anche ora,

come sempre, mostrare uno speciale amore verso la

Piccola Opera della Divina Provvidenza, e qui pure

si vede l’umiltà grande del Vicario di nostro Signore

Gesù Cristo. Io era tutto confuso a tanta affabilità; ma

ho potuto riferire quello che voi, o miei carissimi

fratelli: sacerdoti, eremiti, chierici e coadiutori, fate

con l’aiuto che ci dà la Provvidenza del Signore; e

osservava che il Santo Padre si commoveva gran-

            V052P020d


     - 4 -


demente, e si interessava della nostra piccolezza, caro

Santo Padre! - del nostro nulla, e ad ogni buona

notizia sorrideva come chi ascolta cosa che gli piace,

e se ne rallegra in Dio.


     *


 Egli parlò anche d’un’opera assai importante e

desideratissima da lui, da compiersi in Roma, fuori

Porta S. Giovanni Laterano: opera non solo di culto,

ma di tutto un lavoro pratico di formazione cristiana

e per la gioventù, e a bene religioso, morale e civile

d’una intera e considerevole popolazione: Fuori Porta

S. Giovanni, ancora qualche anno fa, non c’era al-

cuna chiesa aperta al culto, mentre la popolazione

cresceva ogni dì più, e tocca forse oggi i diecimila

abitanti. Per circa due chilometri la via Appia Nuova

è fiancheggiata da ville e da osterie, da case popo-

lari e anche da alcuni palazzoni che sono veri vivai

umani.

Un giorno, (era il 9 dicembre 1906), il S. Padre mi

disse: «Sai che fuori Porta S. Giovanni, si è quasi

come in Patagonia? Vedi, là molti sono cristiani per-

ché da piccoli li hanno portati a battezzarli in San

Giovanni Laterano; ma, nel resto, c’è tutto da fare».

 Qualche tempo prima un Arcivescovo dell’Ame-

rica aveva chiamato la Piccola Opera della Provvvi-

denza al Brasile per affidarle una immensa plaga da

evangelizzare. Il Signore permise allora che non si

andasse, ed ecco che il Santo Padre designa la nostra

missione alle porte stesse di Roma, e poscia l’altro

lavoro che voi sapete, dopo il terremoto.

            V052P020e


     - 5 -


Per la bontà e l’aiuto di sua Eminenza rev.ma

il signor Cardinale Respighi, Vicario di sua San-

tità, e rev.mo Mons. Faberi, assessore del

Vicariato, si potè affittare un locale a un chilometro

dalla Porta. Una doppia rimessa da cavalli venne

ripulita e trasformata in chiesuola provvisoria, e

aperta al pubblico. Si cominciò con gli Esercizî Spi-

rituali, che dapprima vennero disturbati da ulcuni male

intenzionati, i quali, per ispirito settario, non volevano

vedere i preti: oggi vi sono là quattro sacerdoti che

lavorano e non possono far tutto, e altri operai

evangelici, pieni di buona volontà e di salute, si

stanno preparando per andare a sviluppare con essi

altro lavoro. Già si fanno all’anno dalle dieci alle

dodici mila Comunioni che vanno a formare il fondo

spirituale di altro lavoro che verrà: si istituì un

Circolo giovanile: la Compagnia dei luigini: la fio-

rente Unione delle madri cristiane: e si pubblica

anche un bollettino quindicinale «La Croce!».

 Ora sorgerà in quei pressi, per munificenza del

S. Padre, una bella chiesa che sarà parrocchia, e che

lo stesso S. Padre, interrogato da me un giorno, come

desiderava che si chiamasse, disse: «Si chiami la chiesa

di Ognissanti».

 Vicino alla chiesa mi pare che la divina Prov-

videnza si degnerà far sorgere un ampio oratorio

popolare a bene della gioventù tanto insidiata nella

fede e nei buoni costumi; annesse vi saranno le opere

parrocchiali specialmente pei padri di famiglia e per le

organizzazioni operaie cristiane: si apriranno scuole

serali e di religione: vi sarà la biblioteca del popolo:

vi sarà il teatrino, poi un bel cinematografo e quanto

occorre ai giorni nostri per fare un po’ di bene e

            V052P020f


     - 6 -


per salvare le anime. A questo santo fine è inutile

vi dica che mi rivolgerò fidente a chiedere l’aiuto

spirituale e materiale di tutti i miei benemeriti amici

e Cooperatori della Provvidenza, poiché non vi na-

scondo che, per quest’opera voluta dal Papa e di

supremo bene per migliaia e migliaia di anime, occor-

rerà, o cari miei benefattori, denaro e molto denaro;

ma il denaro la Provvidenza del Signore lo manderà

anche per mano vostra. Intanto pregare e lavorare

bisogna, e pregare e lavorare in Domino: senza diffe-

rire e senza interruzione: con alacrità e insieme con

pace di spirito, e da tutti che vogliono aiutarci: che

vogliono salvare anime: e da ciascuno, secondo la

grazia di Dio e le sue forze.


     *


 Anime e anime! ecco il nostro sospiro e il nostro

grido: Anime e anime! E lavorare con umiltà, con

semplicità e fede, e poi avanti in Domino, senza

turbarci mai: avanti con fiducia che poi Dio fa tutto:

Egli, che solo conosce le ore e i momenti delle sue

opere, e ha tutti e tutto nelle sue mani! Avanti con

fede vivissima, con confidenza intera e filiale nel

Signore e nella sua chiesa, poiché è ben povero

quell’uomo o quella umana istituzione che si crede

di fare!

 È il Signore che fa, e nisi Dominus aedificaverit

domum, in vanum laboraverunt qui aedificant eam!

 Su più cose avevo dunque bisogno di conoscere

chiara la volontà di Dio, e perciò, quando mi trovai

avanti al Santo Padre, senza lasciare la riverenza

somma che gli si deve, fatto animoso dalla sua bontà

            V052P020g


     - 7 -


ho aperto al Papa l’animo mio, esponendogli tutto

ciò chemi pareva dovergli dire. E la parola del

Vicario di Gesù Cristo venne chiara, precisa e piena

di fede e di paterna bontà.

 O Dio mio! che dolcezza è mai parlare col no-

stro S. Padre Pio X! Egli ha le parole di vita eterna.

Quanta serenità e purissima fiducia nel Signore è mai

nel cuore del Papa! Quanta divina luce lo guida

nel governo della chiesa!

 Se, prima di andare a lui, in certe cose cam-

minavo quasi nel buio, come già dissi, dopo essermi

posto ai suoi piedi, quasi bambino, mi parve in un

subito che la dolce luce di Dio piovesse sopra di me

così da vincere e fugare ogni tenebra, e che essa

andasse crescendomi soavemente sull’anima, e splen-

desse all’interno tanto da trovarmi a camminare nella

luce bella e alta del sole. E non faticavo più a

discernere, ma era quasi condotto, e l’andare m’è ve-

nuta agevole e leggero, e non mi resta che a cam-

minare veloce in quella soave e santa grazia di amore

di Dio e delle anime, umilissimamente, nella esulta-

zione dello spirito, e benedicendo in cuor mio al Signore,

sempre buono e misericordioso.

 Cosicché vi confesso, o cari figlioli e benefattori

miei, che questa udienza papale non fu solo dolcissima

gioia per me; ma sento che essa mi ha tutto rinno-

vato in Cristo, e confortato a servire la chiesa, poiché

ha lasciato in me più vivo e possente desiderio di

consacrarmi interamente ad amare Dio e a spargere

nei cuori, specialmente dei piccoli e del popolo, il dolce

amore di Dio e del Papa. Oh le consolazioni ineffabili

che si provano a stare umili e fedeli ai piedi della

chiesa e della sede apostolica!

            V052P020h


     - 8 -


     *


 E qui, o carissimi miei fratelli nel Signore, e

a voi, antichi allievi, e anche a voi, ottimi benefattori

dei nostri orfanelli, che sempre mi avete aiutato con

sì larga carità di cuore e di opere, anche nei momenti

di maggiori angustie e tribolazioni, non debbo tacere

un fatto di capitale importanza, memorabile assai per

la vita e l’avvenire della piccola Congregazione, e

della quale anzi può dirsi il solenne natale.

 Come già a me, così a voi tutti, i quali amate la

Divina Provvidenza: siete cresciuti tra le sue braccia

materne, o la servite e soccorrete nei suoi fanciulli

poveri e abbandonati, esso riuscirà di immenso e insu-

perabile gaudio

 Benché, nell’atto ch’io sto per parlavene, ho quasi

vergogna, poiché so bene quanto sono miserabile

e, di favore sì insigne, sento dovermi ancora umiliare

avanti a nostro Signore e alla sua e nostra santis-

sima madre: e, mentre ne ringrazierò sempre la bontà di

Dio e del Santo Padre, sono portato ad esclamare:

a Domino factum est istud, et est mirabile in

oculis nostris!

 In quei santi momenti adunque, vedendo tanta

confidenza, tanta paterna e divina carità del S. Padre

verso la Piccola Opera, io ho osato domandargli una

grandissima grazia.

 E il S. Padre mi disse, sorridendo: sentiamo un

po’ cos’è questa grandissima grazia.

 Allora Gli esposi umilmente come, essendo fine

precipuo e fondamentale del nostro Istituto quello di

rivolgere tutti i nostro pensieri e le nostre azioni

            V052P020i


     - 9 -


all’incremento e alla gloria della chiesa: a diffondere

e radicare nei nostri cuori in prima, indi nei cuori dei

piccoli l’amore al Vicario di Gesù Cristo, - Lo pre-

gava, dovendo fare i voti religiosi perpetui, di degnarsi,

nella sua carità, di riceverli nelle sue mani, essendo

e volendo essere questo Istituto tutto amore e tutta

cosa del Papa.

 E il S. Padre, con quanta consolazione della mia

anima non potrò esprimerlo mai, mi disse subito e

assai volentieri di si. Lo ringraziai, e l’udienza con-

tinuò. Ma, quand’essa era sul finire, domandai a sua

Santità quando credeva dovessi io ripassare per i

santi voti. E allora il nostro Santo Padre mi rispose:

Ma anche subito.


     *


 Dio mio! che momento fu mai quello!

 Mi gettai in ginocchio davanti al Santo Padre:

Gli strinsi e baciai i piedi benedetti: trassi di tasca

un librettino che i piccoli Figli della Divina Provvidenza

conosceranno, e che io già aveva portato meco, pre-

sentendo la grazia: apersi là ov’è la formula dei

santi voti, e dove, avanti, aveva messo già il segno.

 Ma, in quel momento sì solenne e santo, ri-

cordai che sarebbero occorsi due testimoni, secondo

le norme canoniche, e i testimoni mancavano poiché

l’udienza era privata.

 Allora levai al S. Padre gli occhi, e osai dirgli:

padre santo, come vostra santità sa, ci vorrebbero due

testimoni, a meno che la santità vostra si degnasse

dispensare.

            V052P020l


     - 10 -


 E il Papa, guardandomi dolcissimamente e con

un sorriso celeste sulle labbra, mi disse:

 Da testimoni faranno il mio e il tuo angelo

custode!

 Oh felicità di Paradiso! Caro Signore Gesù

come mi avete confuso per quel po’ di amore che,

per grazia vostra, ho avuto a voi e al vostro dolce

Vicario in terra! Siatene benedetto in eterno, o mio

Signore, siatene benedetto in eterno!

 Prostrato dunque ai piedi del S. Padre Pio X

come ai piedi stessi di nostro Signore Gesù Cristo:

alla presenza di Dio Padre, Figliolo e Spirito Santo:

invocata la mia dolce Madonna e beatissima madre

nostra, la SS. Vergine Maria, Immacolata madre di

Dio: il glorioso San Michele Arcangelo: il carissimo

mio San Giuseppe e i beati Apostoli Pietro e Paolo,

e tutti i santi e tutti gli angeli del cielo, - ho

emesso i miei voti religiosi perpetui, e una speciale

e solenne promessa: un esplicito e vero giuramento di

amore sino alla consumazione di me e di fedeltà

eterna ai piedi e nelle mani del Vicario di Gesù Cristo.

 E due angeli facevano da testimoni, e l’angelo

stesso del nostro S. Padre!

 Mi chinai profondamente sino a terra, mentre

il Papa stendeva la sua mano benedicente sulla povera

mia testa, e io la sentiva la benedizione apostolica

scendere e avvolgermi tutto e dentro e fuori, come se

Dio scendesse su di me, mentre la voce soavissima

e santa del Papa continuava ancora in una ben grande

e consolatissima e amplissima benedizione!

 O Signore, quanto siete mai buono, caro Signore!

Sia tutto a onore e gloria vostra!

 Benedetto sia il Signore per tutti i giorni!

            V052P020m


    - 11 -


Confirma hoc Deus, quod operatus es in nobis:

Alleluja!

Miei figlioli, lodiamo il Signore: Alleluja!...

Alleluja!

E la sua misericordia, che dalle nubi discende

sino alle minime creature, confermi quello che egli ha

operato.

 Alleluja! - Confitemini Domino, quoniam bonus:

quoniam in saeculum misericordia eius.

 Diamo lode al Signore perché è buono, perché la

misericordia di lui è in eterno!

 Laudate, pueri, Dominum: laudate Nomen Domini!

- lodate, o fanciulli, il Signore: benedite al nome

Santo del Signore!

 Quoniam confirmata est super nos misericordia

eius: et veritas Domini manet in aeternum! - Impe-

rocché la sua misericordia si è stabilita sopra di noi:

e la verità del Signore sta in eterno!


     *


 E qui mi è dolce ricordare che i primi voti cano-

nici furono emessi nella gioconda solennità di Pasqua,

anniversario della mia prima Messa, nella cappella del

palazzo Vescovile di Tortona, e nelle mani del nostro

Veneratissimo Mons. Vescovo, Igino Bandi. Furono poi

essi rinnovati in Roma, un anno dopo, nella Basilica

di S. Pietro, e all’altare della confessione, giù, alla

cripta e sopra la tomba del beato Apostolo Pietro,

sempre nelle mani del nostro Eccell.mo Vescovo di

Tortona, e in occasione d’una sua visita ad limina

Apostolorum. E furono rimessi là, pel fine suo proprio

che ha l’Istituto.

            V052P020n


     - 12 -


La terza volta li ho fatti ancora in Tortona, sempre

nelle mani del nostro ven.mo Vescovo, in luogo un

po’ differente, se volete, dalla Basilica di

S. Pietro, cioè nella nuda e ben squallida cappella

delle carceri, e presenti i poveri prigionieri; nella circo-

stanza che s. Ecc. rev.ma Mons. Vescovo si era pie-

tosamente recato a distribuire la Pasqua ai carcerati.

 Domandai di emetterli in quel recinto di dolore e

di infelicità, e perché luogo a me carissimo, ove da

chierico andava, coll’aiuto di Dio, insieme col rev.mo

canonico Ratti, e dove la bontà del Signore mi aveva

largite singolari misericordie.

 La Piccola Opera è nata ai piedi di Gesù sacra-

mentato, della Madonna SS. e del Vescovo, e, in

qualche modo, tra quella casa di pena e di miserie

morali e l’ospedale di Tortona. E il Signore da più

anni mi da la dolce consolazione che un nostro caro

Sacerdote abbia la cura spirituale dell’una e dell’altra

Casa di dolore.

 Ma più ancora ho desiderato rinnovarli là i santi

voti, perché intendeva così liberissimamente darmi

tutto, e come legato mani e piedi: mente e cuore e

volontà, da vero e dolce prigioniero d’amore, nelle

mani della s. chiesa: intendeva starmene, vivo e

morto, legato ai piedi della chiesa, ai voleri e de-

siderî della chiesa: e, come di me, per divina grazia,

così ho inteso sia di tutti voi, o miei cari figli

nel Signore, e dell’Istituto della Divina Provvidenza:

o che esso non sia!


     *


 Prima di uscire dall’udienza, ringraziai sua Santità

dal profondo dell’anima, e gli ho protestato che, con

            V052P020o


     - 13 -


l’aiuto del Signore, avremmo sempre e sempre pre-

gato per lui e per la s. chiesa: che saremo sempre

con lui! E implorai una benedizione grande com’è

grande il suo cuore, come è il cuore di Dio, non

solo su di me, ma pure su di voi, o cari miei

figlioli della Divina Provvidenza: sacerdoti, eremiti

chierici e coadiutori tutti: su voi, carissimi miei

orfani: su voi, giovani studenti e artigiani: su voi,

cari e piccoli lavoratori delle nostre Colonie agricole:

su voi, miei sempre indimenticabili e carissimi antichi

Allievi di ogni Casa. E il Papa benedisse a tutti, tene-

rissimamente.

 E debbo confessarvi che allora il S. Padre mi

prevenne e tolse quasi le parole di bocca, ricordan-

dosi egli di voi, o miei benefattori, o pie e generose

nostre benefattrici. Mi disse di portarvi la sua bene-

dizione, e vi posso assicurare che anch’egli si degnò

fermarsi su di soi e su tutti i nostri con benevolenza

particolarissima. Benedisse con soave effusione a

tutte le opere da noi intraprese, e a tutte le nostre

e alle vostre famiglie.

 Comunico pertanto a tutti la più ampia e conso-

lante benedizione apostolica, esortandovi tutti a pregare

fervorosamente pre il Vicario di G. C., e per la sua

preziosa conservazione.

 Il S. Padre Pio X sarà sempre il nostro sommo

Benefattore.

 Ho voluto baciargli il sacro piede e la mano per me,

e pio anche per voi; e in quell’atto ho rinnovato in cuor

mio per me e per tutti della Provvidenza il nostro giura-

mento grande di fedeltà al Papa, di attaccamento al

Papa: di stare, con l’aiuto del Signore, sempre piccoli

e umili ai piedi del Papa: di ascoltarlo come ci par-

            V052P020p


     - 14 -


lasse Dio: e di seguirlo sempre, come dobbiamo

seguire ogni giorno Iddio: di difendere, anche sino

alla morte, la libertà, la indipendenza piena ed effet-

tiva della s. chiesa di Dio: tutti i suoi diritti: i suoi

Vescovi e il suo capo visibile, il padre della nostra

fede e delle nostre anime, il Papa!

 E quando ho levato il capo dalla mano del

S. Padre, essa forse gli rimase bagnata di qualche

lagrima soave e dolcissima. E così, coll’anima traboc-

cante di gaudio spirituale, e recitando più di un Te

Deum, sono disceso; e, uscito dal Vaticano, andai in

S. Pietro a sciogliere inni e azioni di grazie alla infi-

nita misericordia del Signore.

 Haec dies quam fecit Dominus: exultemus et lae-

temur in ea!

 E parevami che anche i nostri carissimi e indi-

menticabili fratelli, i quali tutti si consumarono d’amore

dolcissimo al Papa e alla madre Chiesa e alle anime

in quest’Opera della Divina Provvidenza, e che già ci

hanno preceduti, piccoli agnelli di Dio, nella celeste

Patria, ove speriamo siano, fossero là attorno a me

attorno alla tomba di S. Pietro ad esultare col loro

povero padre! E che vi fossero i loro angeli e i loro

santi coi vostri angeli e i vostri santi, o cari miei

figli! E i due testi angelici fossero là con gli angeli

di tutti i nostri orfanelli e alunni! E che tutti i santi

e beati protettori nostri e delle Case e della Con-

gregazione, e della stessa beatissima madre della Di-

vina Provvidenza si fosse degnata discendere col coro

delle sante vergini e martiri a magnificare insieme il

Signore!

E cosa sarà dunque il Paradiso?

            V052P020q


      - 15 -


 Ah! che la memoria del nostro S. Padre Pio X

passi benedetta da tutti i piccoli figli della Divina

Provvidenza! Passi benedetta la sua memoria di gene-

razione in generazione! Che tutti si specchino in lui,

mirabile per virtù e per prudenza e per sapienza di

governo! La sua fortezza apostolica sarà singolar-

mente grande, a terrore e confusione dei nemici della

chiesa di Roma, nemici esterni ed interni: e la sua

fede divina e incrollabile, perché fede di Pietro, starà,

a confronto dei veri figli fedeli della chiesa e a salva-

guardia della civile società.

 La semplicità e la carità di questo umilissimo e

grande Papa: la sua generosità verso ogni sventura: la

pietà profonda e la divozione sua alla SS. Eucaristia:

la vita pastorale e la perfezione a cui egli vuole edu-

cata l’anima del clero secolare e regolare: l’opera sua

a pro della disciplina ecclesiastica: è sollecitudine illu-

minata, è foco ardente di divino amore.

 La Provvidenza ha suscitato in lui, - Papa del

Clero, - a restaurare ogni cosa in Cristo. Da questo

amore, da questa cura quotidiana pel clero, egli

avrà nome grande in terra, e corona più grande in

cielo! E quella sua azione, - che va diritta a Dio e

alle anime - azione ferma e pacifica, modesta e po-

tente, - diffonde già un maggior spirito di fede, e dà

ai popoli una vita cristiana più intensa e pratica.

 Deh non sia mai che noi uomini dalla fede

languida! Abbiamo il Papa, e col Papa è la Provvidenza

Divina che sempre sa trarre da ogni male grandis-

simi beni religiosi e sociali. E oggi stesso, mentre

            V052P020r


     - 16 -


tutti siamo afflitti per le dolorosissime condizioni fatte

alla chiesa e al suo Vicario, - il celeste agricoltore

già diffonde i semi di una messe di trionfi, destinati a

fruttificare nelle ore delle divine misericordie.

 O miei figli, mi pare in questa circostanza di

dovervi aprire il cuore, e dirvi che vedo la chiesa en-

trare negli estremi cimenti. La setta non andrà indietro

e non si fermerà, no: non illudiamoci!

 Umiliamoci invece sotto la mano di Dio: bacia-

mola e benediciamola, poiché essa mortifica e vivifica,

deducit ad inferos et reducit!


     *


 Ma qualunque esse siano le estreme prove che

la podestà delle tenebre, dominante ora nel mondo, si

appresta a tentare specialmente contro del Vicario di

Gesù Cristo, e per fare il deserto attorno a lui, ab-

biamo fede nel Signore che le porte dell’inferno non

praevalebunt!

 «Est Deus in Israel: niente ci turbi!» esclamava

il ven.le Don Bosco, in altri terribili momenti per la

chiesa.

 Sì, cari figlioli, Gesù Signore è con la sua chiesa,

anima la sua chiesa, e non abbandonerà il suo santo

Vicario nelle mani dei suoi nemici: Gesù nulla ama

più che la libertà della sua chiesa e del suo Vicario.

 È venuta però l’ora che tutti prendano posizione

netta: o col Papa in tutto, o contro del Papa! Noi ser-

riamoci umilmente e fortemente attorno a lui, a saldo

propugnacolo del regno di Cristo!

 Dobbiamo essere risoluti a dare il cuore, la

            V052P020s


     - 17 -


mente, l’anima, il sangue, la vita e tutto pur di fran-

care la chiesa e il suo capo e difenderne la libertà.

 La verità e l’infallibilità, racchiuse in un solo

uomo, nel Vicario di Gesù Cristo, non possono essere

in ischiavitù, né in balìa, foss’anche solo apparente-

mente, di alcuna umana potestà. Guai il giorno che

ciò accadesse! Sarebbe giorno di profondissima pertur-

bazione per la cristianità, e di minaccia per l’unità

stessa della chiesa.

 Ed è a questo che mirò sempre la setta!

 Ma la giornata di Dio, la potenza di Dio non è mai

così vicina, come allora che i nemici della chiesa

ridono di essa perché non la vedono, ridono di essa

perché non la credono, o la pensano così lontana

come se essa non fosse! Allora Dominus prope est!

 Del resto chi ha Fede, non abbia fretta, dice il

profeta Isaia: Qui crediderit, non festinet. Il nostro

sentimento, che è cieco e uso a operare colla cele-

rità propria degli istinti, è impaziente di veder la

fine cui vanno a parare gli avvenimenti, e si attedia

per ogni indugio, e i più deboli ondeggiano nel dub-

bio, o cedono.

 Niente ansietà, o miei figli, e non dubitiamo mai,

checché avvenga, della fedeltà delle divine promesse.

 La Provvidenza di Dio, che alimenta gli uccelli

dell’aria e veste i gigli del campo, provvederà alla

Chiesa: la Provvidenza di Dio, che dal centro della

eternità padroneggia i secoli, non può temere che le

manchi il tempo a compiere i disegni dell’altissimo,

e il trionfo della chiesa.

 Riposiamo il cuore abbandonatamente nelle sue

braccia, e lavoriamo e preghiamo - e preghiamo e

lavoriamo: aspettando questo tempo, che sarà quando

            V052P020t


     - 18 -


che sia, ma che certamente verrà, poiché l’ultimo a

vincere è sempre Iddio.


     *


 Ma è necessario, o miei cari, di fondarci bene

negli insegnamenti del Signore, che ci vengono in

securo modo dal Sommo Pontefice, dalle dacre Con-

gregazioni di Roma e dai Vescovi; - e guardarci,

specialmente oggi, dai nemici interni, seminatori di

zizzania e avvocati della morte più che della verità.

Figli della Provvidenza, lasciamoci reggere dalla Prov-

videnza, ma a mezzo della chiesa, che Dio ci ha dato,

e stiamo perinde ac cadaver nelle sue mani. Lasciamoci

guidare, portare, maneggiare ovunque si sia e co-

munque si voglia dalla sede apostolica: questo è lo

spirito e la mente della piccola Congregazione.

 Supplichiamo ogni giorno Iddio che non permetta

mai che essa risenta delle massime che sconvolgono

tante teste: di quello spirito funesto di novità, di in-

subordinazione, di superbia nel pensare, parlare ed

operare per cui si pretende dare una smentita ai

Dottori maggiormente stimati e venerati dai cattolici, -

si tenta di screditarli, e quasi si compatiscono, e si tra-

scorre sino ad attentare alla divina costituzione della

Chiesa e a scalzare, se fosse dato, le radici stesse

della nostra santa fede.

 Siamo sordi, quando alcuno ci parli senza Papa,

o non esplicitamente in favore del Papa e della sana

ed esatta dottrina della chiesa; costoro non sono

piantagione del padre celeste, ma maligni germogli di

eresia che producono frutto mortifero.

            V052P020u


     - 19 -


 Quelli che non sono concordi in un solo cuore coi

Vescovi e col successore di S. Pietro, per me sono

colonne sepolcrali e tombe di morti, su le quali sono

scolpiti soltanto i nomi degli uomini vani che por-

tano con ipocrisia il titolo di cattolici. Poiché, come

in realtà essi non partecipano al calice della madre

chiesa e del Vicario di Cristo, così, affetti da malattia

difficilmente curabile, c’è a temersi assai che muoiano

nella impenitenza, e non partecipino alla resurrezione

della vita eterna dell’anima e del corpo nella incor-

ruttibilità dello Spirito Santo, essi che sono i corrut-

tori della pura fede per la quale Gesù Cristo fu cro-

cifisso, - e che vanno macchiando con le molte astuzie

contro la s. chiesa di Roma, madre e maestra di

tutte le chiese, nella quale risiede la pienezza del-

l’autorità fondata sulla terra da n. Signore Gesù Cristo.


     *


Miei figlioli nel Signore e amici: amiamo

la s. chiesa, amiamo il Papa e i Vescovi passiona-

tamente. Nati in questi ultimi tempi, tempi di nuovi

pericoli, non cessiamo mai, mai, mai di porgere al

mondo esempi luminosi di affetto sviscerato, di umiltà,

di obbedienza intera, di carità verso la chiesa e il

Papa. Teniamo presente l’angusta povertà a cui è

stata ridotta la sede apostolica: le catacombe morali

che si vanno preparando alla chiesa madre di Roma e

al Papa, - e teniamoci grandemente onorati se ci fosse

dato di fare o patire qualcosa per la santa causa

della shiesa e del Papa, che è la causa di Dio.

 Amiamo la s. chiesa con tutta la nostra mente,

            V052P020v


     - 20 -


avendo sempre come nostre tutte quante le dottrine

di lei e del suo capo visibile, il romano Pontefice:

i desiderî di lei e del romano Pontefice! Amiamola

con tutto il nostro cuore, come da un buon figlio si

ama una madre, e tal madre, qual’è la chiesa! -

come da un buon figlio si ama un padre, e tal padre

qual’è il S. Padre!

 Partecipiamo vivamente alle allegrezze della chiesa

e del Papa: ai dolori, ai timori, alle speranze della

chiesa e del Papa: sentendo in tutto colla chiesa e

col Papa.


     *


 Il Papa! ecco il nostro credo, e l’unico credo della

nostra vita e del nostro Istituto!

 L’Apostolo Paolo, nella 1a ai Corinti, ha detto

anatema chi non ama Gesù Cristo; ma anatema, o

miei figlioli, sarà pure chi non ama il Vicario di Gesù

Cristo, il Papa!

 Oh noi beati, se potessimo fare qualche cosa o

patire persecuzione in difesa del Papa! Oh noi più

beati, se Dio ci rendesse degni di dare pel Suo Vicario

anche la vita! Sarebbe un sacro pegno della vita

eterna che il Signore ha promessa e preparata in

Cielo ai suoi servi fedeli.

 Noi siamo pochi, piccoli e deboli, ma nostra gloria

o cari figli della Provvidenza, ha da essere che niuno

ci vinca nell’amare con tutte le nostre forze il Papa

e la chiesa, che è la sposa diletta di Gesù Cristo:

la santa e immacolata sposa del verbo umanato. La

chiesa è cosa sua, è l’opera sua, come dice l’apostolo

            V052P020x


     - 21 -


S. Giovanni alcap. XVII. Ed essa è anche la madre

nostra dolcissima, e, sino alla fine dei secoli, l’oggetto

delle compiacenze di colui che è la compiacenza del

celeste padre: La Colonna di verità, com’è il termine

ultimo di ogni eterno consiglio.

 Niuno dunque ci vinca nella sincerità dell’amore,

nella devozione, nella generosità verso la madre chiesa

e il Papa: niuno ci vinca nel lavorare, perché si com-

piano i desiderî della chiesa e del Papa, perché si

conosca, si ami la chiesa e il Papa. Niuno ci vinca nel

seguire le direttive del Pontefice tutte: senza reticenze e

senza piagnistei, senza freddezze e senza titubanze.

Adesione piena e filiale e perfetta: di mente, di cuore

e di opere - non solo in tutto quanto i Papa, come

Papa, decide solennemente in materia di dogma e

di morale, ma in ogni cosa, qualunque siasi, ch’egli

insegna, comanda o desidera. Niuno ci vinca nelle

attenzioni più affettuose al Papa e nel sacrificarci

e anelare ad ogni giorno e ad ogni ora a renderci

quasi olocausti viventi di riverenza e di amore tene-

rissimo alla chiesa e al nostro dolce Cristo visibile

in terra, il Papa!

 «Ci preservi il Signore, vi dirò, o miei figli, con

Ausono Franchi, - il celebre e troppo presto dimen-

ticato autore dell’Ultima Critica, - ci preservi il

Signore dall’arroganza e temerità stoltissima di farci

noi giudici degli ammonimenti e dei precetti del Papa.

Ci salvi dalla diabolica superbia di voler noi regolare,

limitare i sui diritti, i suoi poteri».

 «Non spetta a noi di giudicare Chi tiene sulla terra

il luogo di Dio: Chi è il rappresentante sommo della

Sua autorità e l’interprete infallibile della sua parola.

            V052P020y


     - 22 -


A noi tocca solamente di credere tutto quanto egli

dice, e di fare tutto quello ch’egli vuole».

 « Che il giudizio del Papa sia il criterio dei nostri

giudizî: la sua volontà sia la legge del nostro volere,

e la norma del nostro operare».

 E non solo i suoi ordini formali, ma anche i suoi

consigli, i suoi semplici desiderî siano ritenuti sempre

e sempre secondati come la espressione di quello che

piace a Dio, che Dio vuole da noi, e che noi, con

la grazia di Dio, abbiamo da osservare senza discutere.

 Il Papa si deve riguardare come il Signore me-

desimo; «quando parla il Papa, parla Gesù Cristo»,

diceva sempre Don Bosco.

 Stare in tutto col Papa, vuol dire stare in tutto

con Dio: amare il Papa, vuol dire amare Dio: né Dio

si ama davvero e il sempiterno Pontefice Gesù Cristo,

Figlio di Dio, se davvero non si ama il Papa. Amare

Dio, amare Gesù Cristo, Dio e Salvatore nostro, e

amare il Papa è lo stesso amore.

 Il nostro amore, Gesù Cristo, è stato Crocifisso.

 Deh! che noi siamo tutti e siamo sempre un cuore,

una mente e un’anima sola nel cuore adorabile di

Gesù Cristo crocifisso, e crocifissi insieme con Lui!

 Il nostro amore, il Papa, è moralmente crocifisso.

 Deh! che noi siamo tutti e sempre un cuore, una

mente e un’anima sola nel cuore della Chiesa, che

è il Papa: sul calvario con lui: crocifissi insieme

con lui!

 Gesù si ama in croce, o non si ama affatto,

diceva il ven.le padre Ludovico da Casoria; e del Papa

è la stessa, identica cosa: il Papa si ama in croce:

e chi si scandalizza della umiliazione cui è ridotto,

chi non lo ama in croce, non lo ama affatto.

            V052P020z


     - 23 -


 E più che mai in questi tempi malaugurati nei

quali la chiesa è lacerata con istrazio crudele delle

sue viscere, adoperiamoci, o miei figlioli e amici, a

lenirne, come meglio ci è dato, i dolori, studiandoci

di essere a tutti esempio e modello di virtù, affinché la

nostra vita e tutte le nostre operazioni attestino di

qual madre siamo noi generati, - e la chiesa e il

Vicario di Gesù Cristo di noi, benché sì poveretti,

abbiano sempre a compiacersi e si onorino.

 E così, e solo così, sarà con noi la benedizione

di Dio!

 Il Signore ci guardi e abbia misericordia di noi:

e la benedizione del Signore sia sopra di noi, pegno

della futura nostra resurrezione e dell’eterna beati-

tudine.


    *


 O Santissima Vergine, Madre di Dio, o dolce

Madonna mia, aiutateci voi che siete anche la madre

nostra!

 Siamo i più piccoli servi del vostro divin figlio

Gesù: siamo i figli più piccoli della sua chiesa:

siamo i vostri più piccoli, o dolcissima madre di mise-

ricordia!

 Confidiamo in voi: siamo tutti vostri: siamo tutti

nelle vostre mani: aiutateci, Santissima Vergine! -

custoditeci, benediteci, cresceteci nell’amore del vostro

Divin Figliolo e del suo santo Vicario in terra, il

Papa.

 Guardate a Gesù vostro e alla chiesa, che è

l’Opera sua, ma che è pure vostra: guardate alle nostre

anime, per le quali avete confuse le vostre lagrime

            V052P020b-a


     - 24 -


col sangue di nostro Signore crocifisso, o cara Ma-

donna nostra, speranza nostra, o madre nostra!

....................................................................................

 Quando mi alzai dai piedi benedetti del Papa, ed

ho levato lo sguardo su lui, ho veduto che la fede nel

trionfo e nella pace della chiesa, cui sopra ho accen-

nato, illuminava, direi visibilmente, la sua fronte

serena e bianca, e tuta la bianca e Augusta Persona.


 Pentecoste del 1912. [26 maggio]


         Vostro affez.mo nel Signore

      Sac. Luigi Orione

      della Divina Provvidenza


    


     V.: Nulla osta.

    Tortona, 25 Giugno 1912.

     Can. SECONDO CAMPIGLIO

           Revisore Ecclesiastico.


    


     Imprimatur.

    Derthonae, die V junî 1912.

     + HIGINUS Episcopus.

    

¨