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G. P. A. M. dall’Oceano, viaggiando
dal Brasile all’Argentina,
sabato 4 di Febbraio del 1922
Ai cari e venerati miei fratelli sacerdoti della Divina Provvidenza
e ai carissimi miei figli in Gesù Cristo gli eremiti e i chierici
della nostra Piccola Congregazione,
Siamo
Vi scrivo dall’alto mare
oceano di dove non si vede che cielo e acqua
mare,
e mare e cielo; e insieme con me viaggiano verso l’Argentina i nostri carissimi confratelli don Giuseppe Zanocchi, don Enrico Contardi, don Giuseppe Montagna,
il chierico José Dondero, fratello del sac. Carlo Dondero che, primo,
aperse le nostre missioni in Brasile otto anni fa, a Mar de Hespanha nel Minas,
dove tuttora si trova, e il chierico Francesco Castagnetti,
venutoci
dal Noviziato di Bra Villa
Moffa presso Bra.
Don Carlo Alferano, partito dall’Italia con questo gruppo di spedizione
si fermò a Rio de Janeiro, perché è destinato alla nuova Casa di S. Paolo.
Io, invece, sono salito a Rio, ed ho così preso il suo posto.
Il «Valdivia», che è il piroscafo francese su cui facciamo la traversata,
non potè prendere terra a Rio, perché non ne ottenne il permesso dall’Autorità sanitaria,
essendoci stati a bordo dei casi di tifo, e anche un morto.
Cos
Sicché siamo venuti prima con una lancia a prendere
don Alferano e poi,
non
essendo stato concesso agli altri di sbarcare, con
nostro vivo dispiacere
e
loro non poterono né
di poter visitare il nostro Istituto di Rio de Janeiro,
li raggiunsi a bordo, dopo qualche ora. Era mercoledì, 2 febbrajo, festa della Madonna,
e si
partì nel quel
pomeriggio stesso per
Santos. Ero giunto da S. Paolo quel mattino stesso,
insieme con don Casa. Dovevamo trovarci a Rio don Carlo Dondero, don Mario,
Don Gabriele, don Casa per rivedere e riabbracciare i nuovi missionarî
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