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         Anime e Anime !

         Tortona, il 18 ottobre 1926


[Anniversario della morte di mia madre

e della madre di don Curetti]


 Cari miei figlioli,


 La grazia, e la pace e i conforti di n. Signore Gesù Cristo

siano sempre con voi noi!

 Ho il profondo dolore di comunicavi che oggi jeri alle 11.15, moriva santamente,

come santamente egli sempre visse, il nostro amatissimo fratello sac. lui Giulio Pelizza.

dei Figli della Div. Provvidenza, coi voti. egli apparteneva era entrato da alcuni anni

tra i fFigli della Divina Provvidenza, ed aveva i voti religiosi.

 Era un angelo di sacerdote, di coscienza delicatissima, e a nessuno secondo

nell’attaccamento alla Congregazione. Venne a noi, che era dopo la guerra,

già sacerdote e xxxxx malato malandato in salute; ma tutto quello che poté fare,

lo fece con uno spirito un amore alla Congr Piccola Opera della Div. Provvidenza,

a nessuno secondo.

 Don Pelizza ci di che edificava tutti. Fu a Sanremo,

poi a dirigerla Colonia agricola di Roma, dopo che quando don Bruno passò a Rodi.

A Roma si ammalò, e fu gravissimo. Ebbe ogni più fraterna cura

per mesi e mesi, da alla Casa di Ognissanti, vegliato per più mesi dai nostri sacerdoti.

Non ho parole per E qui voglio pubblicamente ringraziare specialmente Don Risi,

Don Candido Garbarino, don Vincenzo Errani: essi non potevano fare di più

pel - caro nostro don Pelizza, - e il nostro santo fratello pregherà, certo,

dal Paradiso in modo modo particolare modo per Essi loro.

 Quanto è dolce soave l’unione e la dolce fraterna! carità!

Po fu, ma non a San Migliorò. a Invocò S. Teresa del bambin Gesù e M migliorò.

 Quest’inverno e buona parte della primavera fu l’ho fu tenuto a Sanremo,

e poi a Villa Moffa, sino di Bra sino a quindici giorni fa fa. Anche i fratelli I confratelli

del di Sanremo e, quelli di Bra gli usarono anch’essi tutti i possibili riguardi.

con un affetto quel dolce amore pieno di tutte le delicatezze delicati riguardi.

Ora pareva Pareva a tutti che ora stesse proprio meglio molto meglio,

ed e andò in famiglia per un po’ di vacanze autunnali an di alcuni giorni un po’ di giorni

di vendemmia.

Tutti I suoi cari e anche un valente Professore di Messina e quanti lo rividero

si congratularono con lui, perché lo trovarono tanto migliorato

egli si e tutti si auguravano speravano di vederlo com presto pienamente ristabilito guarito.

Stava così sì bene, che non pareva più lui.

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 Anche il prof.r Ferrari di Voghera, che l’aveva visitato l’anno l’altr’anno,

scorso, si meravigliò di vederlo così bene rimesso, e se ne rallegrò con lui

e con la famiglia. che glie l’aveva condotto.

 Però, visitatolo, gli ordinò un’operazione chirurgica che non doveva, per altro,

essere esser grave, né aveva portare gravi conseguenze. Anche la famiglia

desiderò che don Giulio fosse operato, sperando così di che si ristabilisse più presto.

 E fu condotto alla clinica Chirurgica di Tortona, dove i parenti e noi

avremmo potuto meglio assisterlo.

 E, invero, E fu sempre assistito dai suoi e da noi, anche di la notte.

Pareva che migliorasse, anzi, il dì innanzi che morisse, i medici curanti,

lo davano avevano dichiarato quasi fuori pericolo. Tre ora dopo, invece, era già gravissimo

Era, invece, stato evidentemente, il miglioramento della morte.

 La notte scorsa fu assistito da don Perduca e da me. Egli capiva di dover comprese

chiaramente che era prossimo a morire, ma era tranquillo; sereno, preparatissimo.

Chi l’avrebbe mai detto? mentre prima inclinava tanto agli scrupoli! Ha trovarlo

ci fu anche Mg.r Vescovo si degnò visitarlo e portargli il conforto della sua benedizione

 Ricevette gli ultimi Sacramenti con edificazione commoventissima,

rispondendo seguendo il Sacerdote, e rispondendo lui stesso, - e così fece

anche durante il Proficiscere anima christiana de hoc mundo

e nelle altre preghiere dei moribondi. Non perdette mai la conoscenza né la parola,

sino all’ultimo. Dieci minuti Dopo le preghiere dei moribondi,

e pochi istanti prima di spirare, recitò il Te Deum per ringraziare il in ringraziamento

al Signore dei tanti benefizî e di morire religioso della Divina Provvidenza, offerse.

Offerse a Dio la sua vita per il bene della Congregazione,

e promise che avrebbe sempre pregato per essa, per me e per voi tutti.

E mi morì fra tra le braccia invocando Gesù e Maria SS., e la S. Madonna: morì tranquillo,

come muojono i santi Santi! E anche morto, gli si vedeva sul volto molta pace.

Che bel morire!

Praetiosa in conspectu Domini mors Sanctorum eius!

 Don Perduca, che gli aveva dato le commissioni da fare in Paradiso, mi diceva:

«come mi piacerebbe morire così

E lo Lo abbiamo vestito noi, pregando. Gli ho messa su la cotta,

che ho usata quest’anno alla Madonna della Guardia, ed una stola violacea,

che mi era tanto cara aveva tanti cari ricordi nella mia vita sacerdotale.

 Poi don Marabotto ed io ce lo siamo preso sulla barella e ce lo siamo portato,

pregando, alla camera mortuaria. E jeri sera siamo andati stati in molti

a dirgli il rosario coi suoi parenti.

 Oggi ajutato da don Ferretti e da parenti dai suoi

l’ho deposto composto nella Cassa cassa, in povero don Giulio! -

e E stasera ve lo chiuderemo, e poi andremo ancora a fargli compagnia,

finché presto andrò anch’io per restar star sempre insieme.

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Abbiamo Gli Qui gli abbiamo già detto parecchie Messe per lui: qui si fecero

si offrirono anche le Comunioni e tutte le preghiere e le preghiere di stamattina.

Tutti pregate Pregate ora tutti per l’anima sua, secondo la Regola.

Domani lo accompagneremo a Volpeglino, dove sarà suo paese dove dov’è nato,

e dove stanno i suoi, e verrà sepolto là!

 E adesso, o figli miei, che vi dirò?

 Preghiamo! p Preghiamo! e

 E viviamo umili, puri, pieni di amore di Dio e della Madonna,

e affez attaccatissimi alla Congregazione, come ce ne ha dato mirabile esempio

il nostro don Pelizza, il quale ci fu tolto a 35 anni, perché fu sti già maturo per il cielo.

 Oggi abbiamo in Paradiso un fratello di più: è entrato in Paradiso un angelo di più:

pregherà per noi, pregherà per la Congregazione.

 Coraggio, figlioli miei, domani andremo anche noi,

se sapremo imitare le sue virtù, la sua santa vita: se sapremo prepararci del bene.

La vita è breve e presto, presto non ci saremo più! Amiamo Dio, amiamo il prossimo,

preghiamo e lavoriamo a salvarci l’anima e a salvare anime, vivendo in semplicità, umiltà,

carità e totale sacrificio di noi ai piedi del Papa, dei Vescovi, da piccoli servitori

della santa chiesa di Dio.

 Prepariamoci del bene per l’eternità, non ci fidiamo del bene che potranno

farci gli altri dopo la nostra morte, prepariamocene noi e prepariamocene molto.

 «In fine di vita si raccoglie il frutto delle opere buone» diceva il Ven. Don Bosco.

E quanto aveva ragione!

 Come si è contenti quando si è dato tutta la vita per il Signore!

 E finirò.

 In quest’ora, anche per altri motivi, tanto dolorosa per me,

cerchiamo di trar profitto da queste prove. Sentiamo il nostro nulla, ogni nostra indegnità.

Baciamo la mano di Dio, ringraziamolo di poter patire qualche cosa

per mostrargli il nostro amore e alzando gli occhi a lui,

manteniamoci sempre nella fiducia e bontà infinita del Signore.

 Se ci buttiamo in Dio, per quanto miseri siamo,

è certo che egli non ci lascerà nell’afflizione, ma ci raccoglierà nel suo seno.

 Ogni pena, ogni dolore, ogni distacco dai fratelli più cari,

ci deve essere scala per salire a Dio.

 Confortiamoci dunque a vicenda nelle parole del Signore, il quale ha detto:

«Beati coloro che fanno cordoglio, perché saranno consolati». (Matt. V/4). -

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 La nostra dimora in terra non è che una tenda, o miei figli, come ha detto San Paolo:

ma abbiamo nei cieli una casa non fatta da mano di uomini,

ed è là che dobbiamo tendere incessantemente.

 I nostri corpi sono membra di Cristo; se noi veramente vivremo di Cristo

e in Cristo morremo, risorgeremo i primi, incamminati alla celeste nostra abitazione:

e tutti andremo ad incontrare il Signore et sic semper cum Domino erimus!

 Consoliamoci in questa divina fede, in questa speranza piena di immortalità,

e, mentre abbiamo luce, offriamoci ostia viva al Signore per la sua santa chiesa.

 Vi abbraccio, o miei figlioli, in ispirito di ineffabile e fraterna carità,

e vogliate tutti pregare per me!

 Vostro aff.mo in Gesù Cristo e nella santa Madonna.


           Sac. Luigi Orione

           della Div. Provv.za

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