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+ Anime e Anime !
Villa Soranzo, Mirano il XIV luglio 1920
Miei cari figlioli in Gesù Cristo,
Ho avuto la spiacevole e, dirò anzi, la dolorosa notizia
che i vostri esami andarono male. Ebbene, cari miei figlioli nel Signore,
umiliamoci insieme di questa gioja che insieme non abbiamo goduta, e chi di voi sentisse,
nella sua coscienza, di non avere fatto, durante l’anno, quanto doveva,
ne chieda di cuore perdono a Dio, e cominci ora e subito a studiare,
e a studiare fortemente e con assiduità per poter riparare ad ottobre.
Quelli poi che, durante l’anno, avessero fatto quanto potevano, continuino senza avvilirsi,
perché il Signore li premierà di aver fatto il loro dovere,
e ad essi avverrà quanto è detto nella santa Scrittura: gloriam praecedit humilitas,
ora sono rimasti un po’ umiliati, ma Iddio li pagherà con una gloria non terrena
e con migliore risultato.
A tutti raccomando, ma specialissimamente a chi ha perduto del tempo,
a chi non ha studiato come doveva, di impiegare bene il tempo,
che
ci fu dato dal da Dio
per farne buon uso e per santificarci, secondo lo stato
e la vocazione in cui la Divina Provvidenza ci ha posti.
Tutti dovremo rendere conto a Dio, e ben grave conto, dell’uso che ne avremo fatto, -
come noi ne dobbiamo pure dare conto alla chiesa, di cui siamo figli:
alla Società di cui siamo membri, a’ nostri Superiori e anche agli inferiori.
Il Signore ha detto: «Fili, conserva tempus, et devita a malo» (Eccles., 4)
E, più avanti, al capo XIV dello stesso libro della S. Scrittura dice il Signore:
«particula bona diei non te praetereat». E nessun giorno è più buono
che quelli della gioventù.
Niente vi porterebbe più facilmente alla ruina e perdizione che l’ozio,
che è il padre dei vizî. Sulle mura dell’oratorio di Valdocco, dove fui educato,
Don Bosco fece scrivere queste sante parole, che ancora ricordo
e che ho sempre ricordate: Multam malitiam docuit otiositas!
Ah! cari figlioli della Moffa, io vi amo tanto nel Signore,
e per questo stavo per venire a voi per dire in mezzo di voi la Messa del 25° anno
del mio sacerdozio, e solo non venni perché il povero Viano vidi che andava morendo.
Però che rimorso dovreste sentire, se amate il Signore, se amate la Congregazione
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e i
vostri Superiori, nel saperli addolorati perché sanno
che parecchi di voi
potevano certo riuscire meglio se davvero avessero studiato!
I chierici di Sanremo ritornano alla Moffa contenti: sono promossi!
I chierici di 5ª ginnasiale di Tortona anch’essi ritorneranno alla Moffa contenti,
sono tutti promossi! e che dovranno pensare di voi, che neanche uno - su 12
che avete dati gli esami, - fu promosso? E quando sapranno i voti,
che veramente fanno arrossire? Ah! io vorrei che questa umiliazione
ci
giovasse per l’anima, e che
servisse a non farci più presumere,
e che non ci portasse a ricercare in altri, nella severità dei professori etc.,
la causa di tanto disastro, ma in noi, in noi stessi. Ci togliesse di dosso quell’orgoglio,
quella presunzione, quell’opinione troppo alta che noi abbiamo di noi stessi:
quella troppa confidenza nel nostro ingegno, nel nostro sapere, nel nostro studio e valore, -
e
quell’arroganza di sapere e di
avere quello studio che non si ha.
S. Isidoro definisce appunto l’arroganza così:
Arrogantia est animi motus, quo quis movetur ad jactandum se habere quod non habet.
Dunque, cari miei, vedete di umiliarvi ben bene, e davanti a Dio
e davanti ai Superiori e di riparare, di riparare per quanto è in voi,
così che ad ottobre abbia da essere contento non di alcuni solo, ma di tutti -
Vi benedico.
Aff.mo in G. Cr. e Maria SS.
Sac. Orione d. D. Pr.
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