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Da conservarsi

per l’archivio della Congregazione


        [Roma - Sette Sale,] 3 Luglio 1928

 +       Anime e Anime !


Anniversario della inaugurazione in Tortona

del I Oratorio festivo nel giardino del Vescovo,

cui fu dato nome dal Vescovo Mg.r Bandi

di «Oratorio festivo San Luigi Gonzaga»


 Ai miei carissimi figlioli in Gesù Cristo i chierici di Villa Moffa di Bandito

presso Brà, Patria del Beato Cottolengo


 La grazia e pace di n. Signore siano sempre con voi, cari miei figli!

 Ho ricevuto, nei passati giorni, la distinta de’ vostri voti di esame,

che mi ripromettevo fosse assai più soddisfacente. Pazienza, e Dio sia benedetto!

 Anche voi converrete però, o cari miei, che due soli promossi, su 13,

sono troppo pochi, - e diventano anche più pochi se si consideri che Pannori

dovrebbe essere ben più innanzi nei corsi di studio, e Ponzano è promosso,

ma solo sul greco di 4ª ginn.le, - dovrà ancora fare il programma di 5ª

Di Silvano non fò conto, - è malato.

 Vi dico la mia impressione generale - al particolare discenderò

quando la Divina Provvidenza mi conceda di venirvi a trovare, come spero.

 Bisognerà dunque che vi mettiate a studiare di lena per riparare ai primi di ottobre.

Già sapete che tutti verso la metà di ottobre, dovrete lasciare la Moffa,

e trovarvi capaci di entrare in liceo; il locale della Moffa neanche basterà

per quelli che dovranno venire, e che già aspettano di fare la prova religiosa costà.

 Se tra voi vi sarà chi aspiri a vita missionaria,

ben volentieri lo trasferirei in questo Istituto apposito.

Ma qui si dovrebbe frequentare la filosofia dell’Università Gregoriana

o il liceo del Seminario Romano Maggiore, dove si è esigentissimi,

e gli studî sono seriamente condotti.

 E anche gli altri dovranno fare il liceo o al Seminario di Tortona

o a quelli di Venezia o di Padova, - che sono tra i più distinti Seminarî dell’Italia,

tenuti in grande concetto.

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 È dunque necessario e urgente che studiate, che studiate di più!

Per ottobre bisogna entrare tutti in liceo, e non andarvi a far brutta figura.

 S. Paolo Apost. dice che la scienza, che è luce di Dio,

è necessaria ai Ministri di Dio. - Non parla, certo, della scienza umana,

che invanisce e gonfia, non di quella cultura letteraria e scientifica

che f non vale nulla, perché non è accompagnata dalla virtù, e non eleva lo spirito a Dio,

ma di quel sapere che è diretto ad alto e santo fine, alla santificazione propria

e alla altrui salvezza, e che è per noi uno dei primi doveri e una vera necessità,

se vogliamo compiere la nostra missione.

 Io non vorrei, o carissimi miei figli in G. Cr., che alcuni di voi

dormissero il sonno dell’anima, - non vorrei che avessero in quel languore

e torpore di spirito che, al dire di Dante «poco non è più morte». Dio nol voglia!

 Quando si pensa, o miei cari, a quello che gli uomini fanno

per un po’ di quella gloria vana che il mondo promette, ai rischi che affrontano

per una ventata di umana vanità o, sia pure, per far progredire di qualche passo di più

qualche ramo della scienza, - non ci sentiamo noi umiliati di fare così poco per Iddio

e per le anime?

 Quando si pensa al Nobile e ai compagni suoi; e noi si è, pur troppo così inerti,

così ignavi nel bene! - ditemi, non c’è forse da vergognarci?

 Nessuna emulazione santa ci riscuote? L’amore che gli uomini del secolo

hanno per un po’ di gloria in questo mondo, - sarà dunque più forte che l’amore di Dio

in noi?

 Nessuna divina virtù, né la salvezza dei fratelli, né il sangue

e la morte stessa di Cristo, non la carità di Gesù ci riscuote?

 Deh! che nessuno di noi abbia da rimproverarsi le parole che sono in un salmo:

«Io dormî e mi assonnai» per quanto si riferisce all’adempimento de’ nostri doveri.

 Guai ai tiepidi! e a chi non sente spavento dal tedio dello spirito,

e si abbandona all’indifferenza, ed è da Dio trovato negativo, non positivo.

Guai alle acque ferme e stagnanti, - esse non esaleranno che miasmi e microbi di morte,

perché imputridiranno! - Se dunque alcuno di voi comprendesse di essersi

alquanto atrofizzato nei suoi doveri, di essere vissuto nella indolenza e ignavia,

veda ora di scuotersi e di darsi ad amare Dio e a servirlo con ardore,

e con ardore da santi religiosi.

 Diamoci tutti ad amare davvero n. Signore Gesù che tanto ci ha amato,

ad amare la santificazione nostra, la s. chiesa e la Congregazione nostra,

e a prepararle in noi dei figli non indegni, ma degnissimi, e di cui si possa onorare.

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 Preghiamo, vigiliamo su noi stessi, in Domino rinneghiamo il nostro amor proprio

e operiamo virilmente e santamente pro Christo et Ecclesia: - in umiltà e fervore,

nel sacrificio della volontà, della mente, del cuore e di tutta la vita.

 Sentiamo in Domino la carità di Gesù Cristo che ci incalza e ci preme:

Charitas Christi urget nos!

 Chi questa carità, che è l’amore di Gesù e spirito di apostolato, non sente,

meglio è che lasci la Congregazione, poiché non ne avrebbe lo spirito.

 Che i nostri occhi si aprano alla luce di Dio e si aprano insieme

i nostri cuori alla carità di Gesù crocifisso, sì che tutti abbiamo a sentire

e a vivere tutta la sublimità e la santità della nostra vocazione,

e ad apprezzare il valore, la grazia di dono sì grande e sì celeste.

Iddio «non vuole una moltitudine di figli fiacchi e inutili»(Cap. XV, 22 dell’Ecclesiastico)

né che compariranno davanti al Signore a mani vuote: «Non apparebis ante conspectum

Domini vacuus» (Cap. XXXV, 6 Ecclesiastico)

 Ond’è, o cari miei figlioli in Gesù benedetto che vi supplico e scongiuro

che vi scuotiate dall’intimo della coscienza, e che col più grande impegno,

redimiate il tempo perduto, sì che pel prossimo ottobre,

tutti possiate essere promossi al liceo per quanto riguarda gli studî

e tutto possiate essere trovati nello spirito e vita religiosa tali da soddisfare Iddio

e i vostri Superiori.

 Via da voi ogni eventuale leggerezza, ogni torpore, ogni ignavia!

 Sia la vostra una vita tutta ardente di divino amore,

e tutta consacrata a piacere a Dio!

 Non mi basta la vostra fede, ho bisogno di vedere e di constatare

anche le vostre opere: «la fede senza le opere, è morta!».

 Guardate, o miei figli, i campi sterminati che vi aspettano:

i campi dove il male dilaga e fa strage di anime!

 I figli delle tenebre saranno dunque più alacri e più attivi nel male,

che i figli della luce e della verità e del bene?

 Preparatevi all’apostolato della carità, con la umiltà, con la preghiera incessante

e fervorosa, con la divozione a Gesù sacramentato e a Gesù crocifisso, al cuore di Gesù:

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con una pietà tenera, filiale verso la Madonna SS., supplicandola che cresca in voi

lo spirito del Signore, e il sentimento dei vostri doveri e l’impegno nel loro adempimento,

adempimento per coscienza dei vostri doveri, di tutti i vostri doveri,

fatti compiti non per gli occhi della gente, ma per l’amore di Dio e per coscienza.

 Se crescerete in voi lo spirito vero di Gesù Cristo - che non è tiepidezza, -

ma foco, foco, foco di divina carità, - non dubito che anche tutte le buone energie

si desteranno in voi nell’amore di Dio: la vostra volontà sarà avvalorata

da una maggiore grazia del Signore, e il risultato non potrà essere che più soddisfacente. -

Ma vanamente parlerei se non sentiste Gesù, se non amaste Gesù, se non operaste

per Gesù! L’«Instaurare omnia in Christo» che fu il grido dell’apostolo San Paolo,

ed è il programma della nostra umile Congregazione, - dobbiamo cominciare da noi

ad applicarlo: - prima rinnovare noi in Cristo, per poi poter rinnovare gli altri:

non rinnoveremo in Cristo gli altri, se prima in Cristo non avremo rinnovato noi stessi

nel suo santo amore e con la sua santa grazia, che, certo, non mancherà.

 L’amore di Gesù Cristo accenda, consumi, rifaccia, rinnovi tutto in noi,

o cari miei figli: rinnovati in lui, tutto potremo, colla sua santa grazia, -

in lui che ci conforta!

 Che il buono spirito, la pietà, lo studio, l’esempio preclaro di voi,

che i quali siete a Villa Moffa, Casa della Vergine Immacolata,

Casa di formazione religiosa, sia di conforto, di incoraggiamento, di sprone al bene

a quelli che vengono dopo di voi, che sono più giovani di voi, che ancora sono aspiranti: -

che la vostra vita non sia loro mai e poi mai ad essi di male esempio!

 Accogliete, o carissimi miei figli, questa lettera con umile e docile animo.

Meditate, davanti a Dio e alla vostra coscienza, questi avvertimenti,

questa paterna esortazione in Domino.

 Che le vostre lampade non siano prive d’olio né spente nelle vostre mani,

ma ardano e risplendano, sempre!

Ardere, diceva S. Bernardo, è poco, bisogna ardere e risplendere splendere!

 Molto dunque mi aspetto ora da voi: fate che venendo a voi trovi di che consolarmi,

in un’ora come questa di profondo dolore per me come per la Congregazione.

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 Iddio ha chiamato a Sè un vostro fratello: ho celebrato ed ho pregato

per l’anima sua, addolorato di non aver potuto venire Anche questi fratelli vostri

hanno tanto pregato e fatte sante Comunioni pel caro defunto.

Iddio Lo abbia, nella sua gloria! Egli pregherà, certo, per me, pel vostro Direttore,

per voi e per la Congregazione, cui si era dato. Non dimenticatelo dimentichiamolo mai!

 Con grande amore in Gesù Cristo come padre, vi benedico tutti

e ciascuno particolarmente in particolare.

 Che n. Signore conforti il vostro, a me, carissimo Superiore, e lo benedica

e la benedizione di Dio sia sempre sopra di voi!

 Vostro aff.mo in Gesù Cr. crocifisso e nella SS. Vergine Immacolata


          Sac. Orione Luigi

          dei Figli della Div. Provv.za

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