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[l’azzurro è dattiloscritto]


         Genova, 22 Aprile 1939 - XVII

         Deo gratias!


 Gentil.ma Signora,


 alcuni mesi or sono la Divina Provvidenza dava al Piccolo Cottolengo Genovese

una villa secentesca, già dei Marchesi Durazzo - Grimaldi, in Pino di Molassana,

a 6 km. da Piazza De - Ferrari e a circa 100 metri di quota sulla strada

Genova - Piacenza, che è servita dai tram De - Ferrari - Staglieno - Molassana.

 Era nei voti del Piccolo Cottolengo che Genova avesse una casa ospitale,

decorosamente arredata, per accogliervi nobili signore bisognose di riposo,

di assistenza, di conforto.

 La villa, ombreggiata da pini, magnolie, ippocastani, platani di oltre 40 vani,

con vista splendida, aria saluberrima, acqua abbondante sorgiva, fornita di luce elettrica

e ora di impianto di termosifone, con bagni e tutto il confort moderno,

parve molto indicata allo scopo. Le camere sono ben soleggiate e spaziose:

le vaste sale del pian terreno sono pavimentate in maiolica di Savona, epoca Luigi XIV,

dipinte a mano a cinque colori, di vero pregio artistico: la cappella di mq 175

ha galleria periferica in alto e in basso con tribuna,

possiede un altare con balaustra in marmi finissimi e si apre sul giardino.

 Oltre il parco, vi è terreno coltivato a orto, frutta frutteto, vite.

I dintorni offrono passeggiate amenissime, e fanno di detta della villa

una Casa di pace, un soggiorno veramente incantevole. Vi si accede comodamente

con auto, prendendo la carrozzabile dalla chiesa dell’Olmo.

 L’Eminentissimo signor Cardinale Boetto, Arcivescovo di Genova,

benedisse ampiamente all’idea e ai benefattori, ed è con la sua paterna approvazione

che la villa viene posta sotto gli auspicî di S. Caterina dei Fieschi - Adorno,

e prende nome da questa nobilissima donna ed eroina genovese,

che passò oltre trent’anni tra le mura del Pammatone nell’angelico servizio della carità,

facendo olocausto di sè per l’amore di Cristo e dei più poveri e sofferenti fratelli,

anche quando più inesorabile il morbo maggiormente infieriva.

Ora la Villa l’edificio in questi mesi completamente rinnovato, sarebbe già pronto:

anche i lavori sono in parte pagati, ma esso manca ancora di mobilio di biancheria,

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di quadri, perché vorrei che riuscisse una casa bella, non indegna abitazione

delle nobili signore che andranno ad abitarla: le gradite ospiti devono trovarvi

non solo il comune benestare, ma un vero senso di agiatezza, di dignità, e una grande,

alta luce di conforto, sotto tutti i riguardi.

M’è venuta, direi forse, un’ispirazione: di rivolgermi cioè alle nobili signore

delle più cospicue famiglie genovesi perché vogliano benevolmente interessarsi

alla nuova Istituzione: e vorrei che essa fosse, fin da principio, quasi alta espressione

del Loro animo gentile e benefico, sempre pronto ad ogni iniziativa di bene.

 Penso: se ogni signora volesse, intanto offrirmi, a gara, un quadro,

un oggetto ornamentale, un mobile, un po’ di biancheria da tavola o per letto,

ecco che la Villa S. Caterina diventerebbe, senz’altro,

un quel soggiorno lieto e veramente gradito, come che fu ideato, e le nobili ospiti

vi troverebbero quanto giova a lenire i ricordi dolorosi del passato.

 La inaugurazione si farà tra qualche settimana, per Santa Caterina, prestissimo:

la villa verrà benedetta dalla bontà di sua Eminenza il Cardinale Arcivescovo,

e mi farò dovere d’invitare la signoria vostra e famiglia,

ben onorato di sua loro presenza.

Quello che si vuol donare lo si mandi indirizzi al Piccolo Cottolengo genovese,

via Bartolomeo Bosco 2B Telef. 55 - 253; oppure si telefoni a detto questo numero

e il Piccolo Cottolengo stesso manderà persona di fiducia a ritirare

quanto generosamente viene offerto.

 Sarò molto grato, e, fin da questo momento, ringrazio dal profondo dell’animo.

Io mentre Mentre prego Iddio di ricompensare largamente ogni carità,

imploro invoco su ciascuna benefattrice e, in particolare, su la signoria vostra

e i suoi cari un’amplissima benedizione.

 Di lei, gentilissima signora, l’umile servitore della Divina Provvidenza


            Don Orione

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