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            [dopo il 1905]


 Un gruppo di oltre 60 giovani monzesi, cattolici franchi, dalle spalle tarchiate

e dai validi toraci, preanunziati da Monsig. Rossi, Arciprete di Monza, già discepolo

del Monsig. nostro Vescovo, lunedì, 25 corr., di ritorno da una gita a Genova, si fermarono

a Tortona per ossequiare Sua Eccell. Rev.ma e visitare la nostra gloriosa città.

 Li accompagnavano il P. Felice Lenarduzzi, Direttore dell’oratorio estivo

San Filippo di di Monza, fiorente di ben cinquecento giovani, e alcuni parecchi professori e

Maestri.

 Alla stazione erano ad attenderli il nostro Direttore, il Sig. don Artana del Seminario

e Don Orione con alcuni giovani; anche la ormai celebre fanfara rossa dell’oratorio

tortonese era là a dare il benevenuto.

 Fatti i primi complimenti, i giovani lombardi issarono bandiera, e formarono

un ordinato corteo con la fanfara rossa alla testa, att e sfilando per via S. Marziano

e quasi tutta via Emilia sino all’Istituto di Don Orione, alternandosi, la nostra fanfara

e la banda dei giovani monzesi, con suonate e marce, una più viva dell’altra.

 Tutta Tortona era fuori, meravigliata e lieta di tanta balda gioventù.

 Il pranzo venne fu rallegrato da suoni, da brindisi di cordialità fraterna.

 Si sparsero poscia per la città Tortona, visitarono furono al museo civico guidati

dall’egregio artista Giuseppe Sala, visitarono il Duomo, il Castello e le cose più notevoli.

 E, verso sera, soddisfacentissimi dell’accoglienza gentile, dei tortonesi tra gli evviva

a Tortona partirono, salutati dalla fanfara rossa e dall’entusiasmo di molta cittadinanza.

 Fu una viva e pubblica dimo manifestazione di fede giovanile che lasciò

il più grato ricordo, e che, diaciamolo sia detto francamente, ci fece del bene, poiché

suscitò in parecchi dei nostri giovani il desiderio di unirsi per un alto ideale di vita

e di virtù salde e cristiane a pro della Chiesa e della Patria.

 Sappiamo infatti che già si sta costituendo un gruppo democratico cristiano

giovanile, col proposito preciso di lavorare con ardimento nella più intensa

e schietta riverenza alla Chiesa e al suo Capo.

 Sono umili lavoratori, democratici di nome e democratici di fatto, ma risoluti che

essi di tempra forti di tempra e fieri come i macigni del nostro castello: - essi, lo speriamo,

segneranno tra noi l’ascensione dalle officine e dai campi delle giovani energie cristiane.

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