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[maggio 1917]
Un
soffio rivoluzionario è passato su Tortona nei pri
due primi due giorni di
maggio,
e in alcune ore ha degenerato in un movimento insurrezionale con tristi episodi
di saccheggi e di devastazione.
Anche
ila nostrao
Casa Istituto di
Tortona fu, per qualche momento,
in
balia della teppa, che sfondò le
una porta e invadono
invadendo il giardino si mise
a
lanciar sassi; null
vetri rotti e nessun danno alle persone.
Ma, quello che è accaduto qui e altrove, altro non è che la logica conseguenza
di una lunga e intensa propaganda di odio contro ogni autorità: altro non è che il frutto
della scristianizzazione che va dissipando nelle nostre masse popolari tutto ciò che era
patrimonio ideale e morale del passato, e vi ha fomentato irrequiete aspirazioni,
basse cupidigie, e odio profondo.
E
domani potrebbe potrà
accadere di peggio, se tutte le persone oneste
non si uniscono per fronteggiare il pericolo che ci sovrasta. E fronteggiare un tale pericolo,
non è possibile se non si pensa seriamente a mantenere saldo il primo principio d’ordine
d’autorità,
la base stessa e della
conservazione sociale che è la religione.
Bisogna
rifare andare al popolo
e sacrificarsi e farsi ammazzare ma rifarlo cristiano.
Non
si facciano illusioni le autorità: con le bajonette
e con la galera faranno
a nulla approderanno. anzi sarà peggio!
Il
fuoco Siamo i
Tortonesi e conosciamo uomini e tradizioni: il fuoco arde
sotto la cenere, e domani, può divampare più furibondo di jeri.
Il
primo dovere lo devono
dobbiamo fare i noi
preti: ed è quello
di
mostrarsi essere veri
cristiani, se vogliono
vogliamo rifare cristiani gli altri.
Il moto rivoluzionario dei giorni trascorsi deve servirci a farci un buon esame
di
coscienza. Che abbiamo noi fatto pel
popolo? Siamo noi sempre la lu
il sale della terra
e la luce del mondo?
Onoriamo noi la Chiesa con opere di virtù e di sacrificio e di carità, e siamo noi
i servi di Gesù Cristo nei suoi poveri, nei derelitti, e nelle sue membra più inferme
e
più abbandonate?
O
non siamo noi che
corriamo noi invece dietro al sorriso dei ricchi, coprendo
di
mal celando il disprezzo per i poveri del Signore che furono sempre il più dolce amore,
e il tesoro della Chiesa di Gesù Cristo?
Ah domani verrà un’ondata, e con le anime spazzerà via anche i nostri santi altari,
e
noi ancora dormiamo?
Deh! sentiamo, o fratelli, la grave responsabilità che ci sta sulla testa.
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Con
la mitragliatrice all’imboccatura delle strade non
si trattiene un popolo
per qualche ora, ma non si ricostruisce la società
Non
coli ferri e col
fuoco si ammansa la fiera, e il popolo è belva,
quando non ha più fede.
¨