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[frammento di minuta sulla convenzione Chiesa di S. Rocco ad Alessandria]


          [Tortona febbraio 1929]


Le mando Eccole, dunque, un breve esposto:

 La chiesa di S. Rocco in Alessandria non era proprietà della Congr. di Carità,

ma ma Oratorio d’una confraternita denominata dei Santi Barnaba e Rocco.

 I confratelli, vedendosi ridotti ai a ben pochi, e e più sentendo udendo dire

che la loro bella chiesa sarebbe stata presa, - come ne correva voce - dai socialisti, che

i quali, in Alessandria erano molto rossi, e allora imperavano tanto che laicizzavano

finirono di laicizzare tutto, tolsero così che dalle scuole e istituzioni dipendenti

dal Comune, ogni ta avevano tolti i crocifissi e ogni usanza cosa che sapesse di religione,

allontanavano avevano allontanate pure le suore dall’ospedale, etc.,vennero ripetute

volte da me a far pressione perché prendessi io la loro chiesa. assicurandomi -

Una delle ma Difficoltà, in un primo tempo, ad accettare S. Rocco era stata che non

si che io, non inclino ad accettare assumere arrocchie, se non costretto da necessità forti

motivi, come fu qui per S. Michele, - e anche perché presso S. Rocco d’Alessandria,

non av così com’era, non senza l’acquisto d’uno stabile attiguo, non avrei potuto

sviluppare un’istituzione a beneficio dei figli del popolo, com’è nostro fine. ond’è che

sempre

 È prassi presso di noi di unire sempre all’opera di culto un’opera di carità.

 Questo poi era pure vivo desiderio del Vescovo di Alessandria di allora,

il quale mi diceva disse che, in una città rossa com’era Alessandria, il prete solo

con la stola al collo non era più capito dal ceto operaio che quale uno sfruttatore,

ci voleva quindi che assumessi anche un’opera pei i figli del popolo.

 Onde pensai all’acquisto della casa annessa attigua a S. Rocco, e perché non fosse

poi facilmente alienata, ho desiderato che quella casa servisse come dote

per la nuova parrocchia.

 A tale scopo fu redatta la perizia che unisco in copia (alleg. A)

 Si cercò di dare vita alla Ch chiesa, e per alcuni anni il sac.te don Giuseppe

Zanocchi, (attualmente Superiore in Argentina) fu addetto a S. Rocco,

con grande profitto delle anime.

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Elim Superate non poche poche difficoltà, non dipendenti dalla Curia Vescovile,

nell’ottobre etc del 1923 nell’Ottobre del 1923 ho mandato il sac.te don Gemelli,

(ora in Albania), ad iniziare il lavoro vero e proprio parrocchiale,

come risulta da copia di lettera di Mg.r Capra (All.2).

 Le 28.000 lire e in titoli, date da Mg.r Villa, non furono date per la dote della

Parrocchia, ma furono date a Don Orione, a fondo perduto, come suol dirsi, con l’obbligo

a Don Orione, di pagare non alla parrocchia, di pagare a Mg.r Villa,

sua vita natural durante, gli interessi annuali in ragione del 5%.

 Che io poi le abbia adoprate per le opere di Alessandria questo mi pare altra cosa.

Dalla Dalla Sig.ra Rosa Borsalino si è chiesto, e si è ottenuto e si è po potuto ottenere

il prestito di L. 200.000 in titoli, dopo pratiche labor alquanto laboriose e assicurazioni

da me date, unicamente perché, senza quella somma, i M Rev.mi Mg.ri Villa e Capra,

ottimi ecclesiastici, ottimi sacerdotalmente per avere bruciato un testamento, ad assoluta

mia insaputa [interruzione]

 Che se la sig.ra Dott. Montanari ha accennato, nella sua lettera,

all’Istituto Artigianelli, fu perché nel concetto di tutti Istituto Artigianelli e parrocchia

di S. Rocco furono sempre, nel concetto di tutti, un quid unum, - e volli che anche l’Istituto

prendesse nome dalla Chi parrocchia.

 Allego copia della scrittura dell’obbligazione colla Sig.ra Borsalino,

che fu da me soddisfatta. Del resto anche solo da quanto si legge anche in ciò che viene

brevemente premesso a detto atto, si comprendono molte cose.

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