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[circa Orvieto]


... che non poté trattenerlo.

So anche che, uscendo la Voce, ne vuole spedire a voi e a varî chierici

del Seminario e in diocesi per disporvi a riceverlo bene, - e potrebbe anche darsi

che vi venga avanti con lo stesso giornale.

Vi scrivo questo, perché non vi meravigliate della cosa.

Si è anche comprata una pipa da L. 3.50, (mentre ne ha già una molto grossa).

Ora so da altri che vuole comprarsi un orologio da L. 30, - mentre ne ha già uno.

Badate che è figlio di famiglia poverissima di Molino de’ Torti,

con tanti piccoli fratelli dietro, - ed è molto molto inverosimile che i suoi

gli abbiano mandato tanto danaro.

Quando doveva partire da Orvieto, gli dissi: hai i soldi del viaggio per Roma?

E lui rispose: aveva dieci soldi, otto li ho spesi nella barba, me ne restano due.

Io gli ho dato allora L. 10 (ce ne volevano 6½), poiché doveva rimanere ancora là.

Ora jeri ha pranzato all’albergo a Roma e voleva far cambiare un biglietto da 50.

Egli disse più volte che don Albera non gli ha dato un centesimo: -

ora dove ha preso questi soldi?

Io dubito che siano come i ladri di Pisa; - vista la mala parata simulino

d’essere in rotta, ma realmente sono assai legati.

Vi dico questo per ora perché, se egli viene su prima di me, vi sappiate regolare.

Guardate che egli sa nulla che io so tutto questo: e che vi informo di questo: e

specialmente, quanto ai danari, non converrà parlargliene prima che io sappia di sicuro

dalla famiglia che non gliene hanno mandato.