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[1913]
Caro Signore e fratello nel mio Dio,
Ho
ricevuto i vostri libri
volumi: io giâ li
conosceva giâ quasi tutti,
almeno
i più importanti e piû noti, ma vi
ringrazio dell’atto cortese. poichè
Sono
quasi ventidue anni tant’ un
anni quasi
È da anni che seguo il vostro lavoro
e i
passi di molti di voi.
seguo il vostro lavoro, e non mi pare
superficialmente,
forse
da quando ventun anni fa venni dal mio
Piemonte a Roma con cinque lire in tasca,
per
conoscerla, Roma, da
vicino Roma, e ricordo
che allora non potei vedere
avvicinare
il
Papa Leone XIII poiché
Mg.r
Cagiano de Azevedo, allora Maggiordomo
Maestro di Camera, Co mi domandò
dell’albergo oveio abitassi
ed io tacqui, poiché dormiva lungo in
i
fossi nella campagna, oltre
i prati di Castello. Conosco
Lo avvicinai dopo, però conosco voi
Roma.
Conosco
Caro
Signore, vi dico con profondo dolore
che noi siamo lontani in
ciò che, si idee
così
ve lo dico con dolore profondo e
nella concezione della
fede essere cult, fede, forse vi
è
un abisso, ma e ve
ve lo dico tremando, ma voi siete piû vicino
a me d’un fratello nella
carità del mio Dio Cricifisso e della Santa Chiesa di Roma, che mi ha generato.