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Ma, se pur non è macchina di inganno, è macchina, a parer mio,
di fantasia che va in isfacelo.
Egli non ha voluto volgere a Dio, alla Chiesa e alle anime, a cui da più che sette anni
si è consacrato, il primo bisogno e dovere del suo cuore di sacerdote, e ha dato invece
il suo affetto e la sua vita a sentimentalità umane e a umane creature, e la sua vita,
da tempo, si è fatta vuota di Dio, che si è ritirato da lui, lasciandolo nelle tenebre del senso,
pure misericordiosamente e con più voci chiamandolo, sed non percepit ea quae Dei sunt.
Ma, anche dato che il don Venturini avesse intrapreso il sacerdozio con leggerezza,
o per accondiscendere alle zie - com’egli dice, - e senza mai avere avuto in animo di volere
essere prete nell’atto della ordinazione