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[per Balangero]
+ G. P. A. M.
[17 - 5 -1902]
Mio caro fratello in N. Signore,
Giungo ora da Sanremo e trovo la vostra cartolina.
Vostra madre ora è un po’ più tranquilla e cercherò che diventi pienamente contenta.
Sono assai addolorato della indisposizione del buon Colletta e ditegli che pregherò
e farò pregare per lui.
Sono invitato a fare un discorsino al Congresso degli oratorî festivi che si terrà in
Torino nei giorni 21 e 22 maggio e il 23 spero venire a Balangero.
Desidero di trovarvi la carità soavissima di Nostro Signore e proprio quello spirito
di virtù e di santità per cui ci siamo posti a lavorare in questa Opera della Divina
Provvidenza.
So che Bertinetti non deve essere troppo soddisfatto di voi, o mio buon fratello,
e questo mi dispiace tanto.
Epperò per la carità che sento grande verso di voi vi dico di riparare
dove aveste mancato o dove sapete o dubitate di non avere agito bene.
Egli si lamenta che siete poco mortificato e del vino sprecato e del miele,
e di oggetti rotti e sparsi e di trascuratezza grande per ciò che riguarda gli attrezzi
e il bene della campagna. Che, riguardo alle galline, avete negato e poi confessato.
Che anche a Colletta non avete fatto scuola che qualche volta e che trascorrete per di più
alla maldicenza.
Anche da quando eravate qui, o mio buon fratello, io avevo osservato di fatto che
qualche volta vi lasciavate portare un po’ dalla gola ed eravate un po’ troppo poco
mortificato, ciò che mi ha sempre fatto assai pena.
L’essere ghiotto è un gran male: S. Filippo Neri diceva: - datemi un giovane
mortificato ed io ve ne dò un santo; la mortificazione della gola è l’a, b. c. d
della vita spirituale. E voi incominciate di lì, se volete cominciare bene.
Rota,
ha fa venuto a Tortona,
ha portato la roba per voi, vedrete che la manderà.