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[1926]
Ma ho malati gravi da piû parti: un sacerdote don Piccardo di 27 (anni) a Venezia,
al quale fu tolto un rene: l’ho assistito piû giorni e piû notti, finché ho potuto.
È grave, e chi lo sa che stanotte non debba correr là?
Un altro a Roma, di 34 anni, sfinito di lavoro, a Monte Mario;
tornò qui suo fratello stamattina, e mi dà brutte notizie.
Il bacillo della tubercolosi s’è reso manifesto da analisi fatta; bisognerà trasferirlo
e metterlo a cura speciale. -
Don Sterpi pure che non sta bene.
E altri dolori non pochi!
Sia fatta la santa volontà di Dio!
Preghi un po’ per me, che sono quasi istupidito, e vedo che non ce la faccio più.
Che almeno dove finisce la mia corta mano, cominci la mano di Dio.
Ho ricevuto le L. 600.
Il Signore la ricompensi di questa e di ogni sua carità. -
Pregherò nella Santa Messa e farò pregare per lei e suoi cari
secondo le loro intenzioni, sempre.
Finirò. Spero passare presto da Torino.
A voce potremo combinare qualche cosa di piû positivo anche per Cafarnao;
lei stia tranquilla, ché farò tutto quello che potrò.
Mi voglia ajutare con i suoi consigli e col raccomandarmi alla Consolata.
Ne ho proprio tanto bisogno: sono come un assetato dell’ajuto del Signore. -
Stiamo forti in Gesù Cristo.
Addio nel Signore!
Suo dev.mo
Sac. Orione