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[Don Bosco; 18 - 9 - 98]
...
o da aiutante in una pasticcieria, pronto a fare tutto
qualunque lavoro
pur di andare a scuola - lavorava quasi tutto il giorno e studiava nei tempi di riposo
e la notte.
Con una fortezza e costanza superiore all’età si assoggettò a grandi sacrifici
pur di andare a scuola.
Non poteva stare un momento ozioso: imparò a fare il caffettiere il liquorista,
il
panettiere; il suonava
il violino, la chitarra, il pianoforte.
Il
Signore Aveva incominciato fin dai
nove anni a radunare giovanetti attorno a sé;
appena
ava fin d’allora aveva un parlare magico che
ipnotizzava e allettava fino alla follia,
specialmente
con racconti amenissimi che agli
spettatori ai piccoli uditori
sapevano d’incantesimo.
Alla domenica entrava in chiesa con lungo strascico di fanciulli raccolti in piazza
e
per le strade: fondò tra i suoi compagni la società
dell’allegria pel benessere
buon
[per]
l’indirizzo cristiano della gioventù. Nel
suo chiericato
Quando sentì che il Signore lo voleva prete, D. Bosco ne parlò a sua madre,
e la buona madre gli disse: - «cerca la tua salvezza eterna, Dio è prima di tutto.
Non prenderti fastidio di me, io da te voglio niente. niente aspetto. Sono nata in povertà,
sono vissuta in povertà, voglio morire in povertà. Anzi ti dico che se tu ti fai prete
e per sventura diventassi ricco io non verrò mai da te, e non vedrai piû tua madre.»
Confidate nella Divina Provvidenza!
Quando
penso che nulla si fa e nulla
o accade nel mondo che tu, o mio Dio
non
l’abbia preveduto preveduto
voluto o permesso, e che nulla puoi volere o permettere
se non per la gloria tua, allora sento nascere e accrescere un gigante, la confidenza filiale
verso
di te, che tutto o
Signore: - sento che nella tua
glorificazione tua riposa
pure
la felicità di noi tuoi servitori
poveri figliuoli!