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+ Anime e Anime!
[1899 - 900]
Veneratissimo mio fratello in Gesù, [a un sacerdote di Siracusa]
Ricevo la vostra lettera del 16/10, e voi scusatemi un po’
se non v’ho risposto subito: questa mia zucca, vedete, in questi giorni è
come un gran cestone, e bisogna anche compatirla un poco.
Vi ringrazio della fiducia che dimostrate verso questa povera casa, -
sì, è proprio la grande e Divina Provvidenza di Nostro Signore
che in modo mirabile fa camminare questa Opera che è tutta sua, e dà vitto e vita spirituale
e istruzione a tutte queste centinaia di ragazzi.
Caro
Signore, qui non ce ne sta più, proprio più, - jeri
quasi tutti i
molti dei nostri chierici hanno dovuto emigrare dalle già povere camere ove dormivano
e hanno portato il loro letto nelle soffitte sotto i tetti, - e fra pochi giorni anche gli altri,
che
dormono ancora in un nostr
dormitorio, dovranno salir sopra anche loro, sotto le tegole, in
quella povera soffitta ove già
che essi chiamano lietamente la sala gloria in excelsis
e
dove già sono gli altri miei
cari figli
che vestono loro
compagni di religione.
Il
Signore ci ha proprio fatta così piena la casa, che oramai
forse per menar qui farci capire che
farci emigrare anche dalle stanze, e farci meglio comprendere quale
deve essere
lo spirito dell’Opera e di noi suoi poveri figli.
E oltreché qui sarebbe assolutamente impossibile per mancanza di posto,
anche
la stessa lontananza dalla famiglia, in caso di malattia, renderebbe
creerebbe
circostanze critiche.
Senta,
faccia così mi pare
che si potrebbe fare così: a Noto vi ha padre Albera,
mio confratello, ella rivolga a lui la sua domanda, gli dichiari se detti giovani vengono
per studiare unicamente e se pure per farsi membri dell’Opera della Divina Provvidenza,
nel
qual caso e sarebbe
necessaria una dichiarazione anche da parte dei parenti;
vedrà che il Signore non le verrà meno.
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Oh!
io ricordo con pio
soave conforto il pellegrinaggio fatto
l’anno a Siracusa
nel
settembre dell’anno passato, a
Siracusa a cotesti ricordo cotesti monumenti
diella
pietà fede la piû viva
e la piû antica d’Italia!
Fui
anche nel loro
Seminario ove mi potei
anche confessarmi,
e dove vidi tanti buoni chierici.
Sarei venuto anche a far visita a cotesto suo Eccellentissimo Arcivescovo,
Monsig. Fiorenza, del quale conosco alcuni scritti come pure gli scritti del discepolo suo,
il latinista di Monreale, ma poi mi parve che sarebbe stata un po’ troppa presunzione
tanto piû che mi trovava così in mal arnese da far spavento.