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                          LAVORO        E      TEMPERANZA.


                                -    Dio nel lavoro -



      E' dalla fede che il lavoro nostro ha luce e vita, - e noi

del lavoro non faremmo che un cadavere, quando intorno gli

spegnessimo la fede.

Manteniamo nel lavoro il Dio del lavoro, ed eleveremo il la=

voro ad alto bene morale, e la fatica ad opera vorace di

redenzione e di vita.

. . . . . . che per 30    anni lavorò in un officina ( Vedi

predica su S. Giuseppe, fabbro )

. . . . . . . . . Gaetano fu un Veneto,natura sensibile.

Egli andò a Roma quando Papa Giulio II cercava di allontanare i

barbari sia pure con dei procedimenti    barbarici, con

la sua grande spada, procurò la riconciliazione dei Veneziani

col Sommo Pontefice, tra la Repubblica veneta e il Papa,

onde a Papa Giulio II fu assai caro.

ci visse con quel Leone X che cercando di conquistare il cuore

del mondo mostrando che il cristianesimo è ad un tempo vero e

ragionevole e risponde a tutti i bisogni elevati della natu=

ra, rappresenta un fattore necessario per la felicità di una

società moderna - il secolo doveva portare il suo nome.

Fu un santo che volle avvicinare la fede cristiana alla vita

reale.


      Impariamo    dai birboni l'attività nel lavorare, ma lavo=

riamo come i santi, e non come i birboni/

E siccome i figli delle tenebre nei loro loschi fini, pur di

riuscire non lasciano intentata nessuna fatica, cos noi

che sin qui abbiamo fatto più    per il mondo e per le nostre pas=

sioni che per Iddio, umiliamoci in faccia a Dio, e avendo un fine

s sicuro e si nobile da conseguire, cioè il nostro morale

e cristiano perfezionamento e la vita eterna, non perdiamoci

in una vita accidiosa che poco è più morte: vita che non

ha valore nè per noi nè per la Chiesa, nè per la Patria; ma

preghiamo e lavoriamo, guardando fidenti il Cielo! Dove finirà

la nostra mano, la comincierà la mano di Dio.

    In quella originale e gustosissima parlata che il pover'uo=

mo fa con se stesso, quando il Cardinal Federigo lo manda con

l'Innominato a prendere la Lucia, là, su per quella valle famo=

sa, tra quei famosi uomini, e su quella benedetta mula, a quel

castellaccio più famoso ancora. Allora Don Abbondio, l'uomo

della quiete e della paura incomincia proprio cos: " E' un

gran dire che tanto i santi come i birboni abbiano a aver

sempre l'argento vivo addosso, e non si contentino d'esser


                                                                                                V055P238


sempre in moto loro, ma voglion tirare in ballo, se potessero

tutto il genere umano " I Santi e i birboni poi, non occorre

dirlo, sarebbero Federigo e l'Innominato.

Ma la verità è ben forte, detta da un Don Abbondio, prende

un sapore tutto particolare.

Qui il Manzoni sentiva molto bene della santa attività. . . .

qui si proponeva di dimostrare che chi vuol raggiungere un

fine, deve lavorare per conseguirlo: chi poltrisce resta colle

mani vuote e non concluderà mai nulla. E cos Orazio: qui studet

optatam cursum contingere metam sudavit et aisit. E siccome i figli

delle tenebre pei loro intenti malvagi non lasciano intentata nes=

suna fatica; cos Gesù rimprovera ai figli della luce che,

avendo un fine s nobile e sicuro da conseguire, cioè il loro

morale perfezionamento e la vita eterna, si perdano in una

vita accidiosa che non ha valore nè per se stessi, nè pei

loro fratelli.   


    Qui quescit, quiescat ( Ezechiele) - festa in terra = festa in

Paradiso - contadini - afflitti -    - Tempi apostolici: erant

perseverantes    in doctrina apostolorum, in communicatione

fractionis panis et orationibus " : in doctrina: necessit…,

errori, scuola sublime; in fractione panis: Emmaus, obiezioni,

stimoli, Gesù; in orationibus: Costantino , Domenica giorno

di orazione umile fervida costante figlio    Padre - Reddite

quae sunt Dei Deo. De rore coeli et de pinguidine    terrae.


    Staccare il cuore. . .    dai lavori più vili. . . . . .

Sento taluni che dicono: eh Signor predicatore, qusta sua

predica non fa per me, io non lavoro neppure nei giorni feria-

li; io sto bene di famiglia. . . . non ho bisogno - ma badate

un po' se non fate lavorare gli altri, i vostri bifolchi.

E se voi fate lavorare gli altri che valgono le vostre scuse?

Non facies opus omne in sabbato tu et iumentum - Vedete se ci

son tutti. . . .figlio figlia serva fanti giumento. E che

vale se    voi, o padre di famiglia, ve la passate tutto il gior-

no di domenica a passeggiare tutto il dì oziosamente la piazza

. . . . . . se ve ne state all'osteria tra le partite dei

tarocchi e le bische? se la vostra famiglia, se i    vostri

servi sono là - Ah voi direte che non lavorate ? E come lavora-

te ? Lavorate non solo con due mani, ma con molte mani e

molte braccia; lavorate tanto più quanto più sono le persone

della famiglia o i vostri dipendenti. Quindi eccovi il dovere

e la coscienza dei capi non solo di osservare . . . . . . .


Non è la Chiesa che ha fatto del lavoro quasi la legge costi=

tutiva del genere umano? Che ci mostra Gesù che lavora, Giusep-

pe che lavora, gli Apostoli che lavorano: S. Paolo che lavora

la notte per evagelizzare durante la giornata.; tutti i Santi

che lavorano in modi diversi, ma tutti vivono i dies

pleni della Scrittura, nell'amore di Dio e del prossimo.


                                                                                                V055P239


I Competenza del Cristianesimo: questione morale - ma lato e-

conomico - non unilaterali - uguaglianza socialista - uguaglianza

cristiana; influenza morale del cristianesimo. Incompetenza ?

felicità sulla terra ?: principi - storia - lealtà del cri=

stianesimo e prudenza - voi socialisti cosa fate ? visione

dell'ideale e la coscienza della realtà - militia est vita

hominis - 60 secoli - malato - provvidenziale.

2 Icaro-noi ...modo . .. ascensione delle plebi: parziali

tentativi di rimedio - energia che non si idsperde nell'appa=

rire, si concentra nel fare, lavorando segretamente, ma conti-

nuamente, senza stancarsi mai - opere del cristianesimo.

Roma - descrizione di Roma pagana - orfanotrofi - ospedali -

ospizi. ma non solo carità, bens giustizia sociale. Cosa ha

fatto: redenzione del lavoro - redenzione dell'uomo - voi

nati ieri e e voi non eravate ancora nati - ah venite a pian=

gere !!

Cosa fate voi ? Cosa fate voi ? diritti - assemblea nazionale

diritti - lusinghiero parlare dei diritti, vostro egoismo.

diritto al lavoro - Che è il lavoro ? - dovere al lavoro -

Dio, dovere    al lavoro perchè hai obbligo alla coservazione

di sè - fame - devere soddisfazione morale - diritto al lavo-

ro !!! - Cristo da Pilato! povero popolo - Vae ! - linguaggio

che noi teniamo ai ricchi - - Il timore dell'inferno non Š

il più nobile dei    motovi morali, Š tuttavia per molti il

più efficace - verrà giorno !! P. Cristoforo. E non abbiamo

aspettato oggi, medio evo : usura - voi siete dei tollerati

ci fa parere socialisti. - Il Cattolicesimo anche come

religione in fondo è la più socilae delle religioni - caratte-

re sociale. Cristo. Paolo.


Lavoro e temperanza ! ecco, diceva D. Bosco, l'eredità che la-

scio ai miei figli, e che allo stesso tempo deve condurli alla

gloria. E nel 1877, scriveva a Don Fagnano,    direttore del

Collegio di S. Nicolas: " Ricorda sempre ai Salesiani il pro=

gramma da noi adottato: labor et temperantia! Due armi con cui

vinceremo tutti e tutto ". E a Mgr. Costamagna disse più volte:

" Vorrei che queste due parole campeggiassero nello scudo

salesiano" E altra volta: " La Congregazione durerà finchè i

soci ameranno il lavoro e la temperanza. Se una di queste due

colonne venisse a mancare, il nostro edificio crollerebbe

inesorabilmente " e altrove:" nell'accettazione dei novizi

escluderete i pigri e i golosi "    Sentire il valore del tempo:

ecco il segno di vera grandezza. La pace non è nell'ozio.

Don Bosco fu un uomo sacro al lavoro e al pubblico bene.

Lavorando di semina moralità e la gioia intorno a noi. Egli

rigenerò il lavoro, e da pena, da castigo inflitto, ne fece

rigeneratore    morale che eleva lo spirito e lo ritempra e

lo rende più nobile e più lieto.

Egli anche col lavoro insegnò ad amare la Patria perchè nes=

suno    rende più grande servisio al proprio paese dell'uomo

che lavora e si sacrifica a prò della gioventù.povera ed

educa le nuove generazioni ad onesto vivere cristiano e civile

e a guadagnarsi onorevolmente la vita.


                                                                                                V055P240


Quanti giovani ha salvato ! Quante scuole ha aperte ! quante

officine ha fondato ! questo è amare di vero amore la patria !

Egli molto ha lavorato e molto ha amato il suo paese. Si

può dire che Don Bosco viveva un orgoglio: l'orgoglio della

fatica sua e dei suoi    ! Egli predicò sempre con la parola

e con l'ossequio che l'onestà non è una faccensa prettamente

negativa.

Un medico ha sostenuto che la più sana delle professioni Š

quella del giardiniere sobrio. Prima sorgente    della salute

e della forza: il lavoro.





                                                                          F i n e