V057T023 V057P030



[Massime salutari e avvisi ai giovani]


 I Ama, o fanciullo, ciò che è giusto e onesto e cerca Dio con semplicità

di cuore.

 II Anche i pensieri malvagi allontanano da Dio.

 III I vizî degradano e avviliscono l’uomo, e lo riducono quasi alla condizione

de’ bruti e, talora, lo fanno trascinano ad essere peggio ancora dei bruti.

 IV In un’anima malevola non entrerà la sapienza, e non abiterà in una persona

venduta al peccato.

 V Iddio detesta gli ipocriti, e tutti quelli che non hanno semplicità di cuore.

 VI Lo spirito di Dio è benigno e amante degli uomini, ma non lascerà impunite

le labbra del maldicente e le azioni cattive.

 VI Non lusingarti di tener nascosto a Dio il male, perché Dio è testimone

sempre presente: a lui giunge sempre il suono delle tue parole e il sospiro

anche del tuo cuore.

 VII Lo spirito del Signore riempi il mondo tutto: tutto abbraccia e conserva.

 Egli ci parla anche nella voce delle acque e dei venti: nel sorgere dell’alba

e nel tramontare del sole: le altitudini dei monti, e il candore delle navi, i tepori

della primavera, le messi che biondeggiavano e le uve dorate e la frutta bellissima tutto

tutto ci parla di Dio della grandezza, e bontà di Dio: la voce di Dio è nella luce delle stelle

come nello splendore del cielo e nella fragranza del fiore.

 VIII Dio è misericordioso, ma è anche giusto; - e anche nella sua giustizia

Dio è misericordioso: quasi la misericordia sovrabbonda sulla giustizia.

Bada bene, o fanciullo, Dio è giusto ma non è crudele. Tutto ciô che è crudele non è Dio.

E guardati da quegli uomini che fanno Dio crudele: essi sono la negazione di Dio

e si cop macchiano d’un ben grave peccato, perché allontanano i cuori da quel Dio

che è Padre.

 IX Dio non ha fatta la morte, né gode della perdizione de’ viventi, che Egli vuole

salvi, pur rispettando la nostra libertà.

  V057P031


 Dio ci ha creati per la vita e per l’immortalità, non per la morte.

 La morte è un castigo, una giusta punizione.

L’uomo peccando, si tirò addosso la morte, la quale per il peccato entrò nel mondo.

 X Non si danna in eterno se non chi, sciente e volente, vuole dannarsi, e muore

nell’impenitenza finale.

¨