V057T039 V057P052
+
[Tortona, li] 8 / I / 938
È a piè della Croce del Redentore agonizzante che ebbe principio il nostro diritto
di dire Mamma a Maria, - e che fu quasi a dire, legalizzato colle parole di Gesù :
«Ecco la Madre tua.»
V057P053
[Tortona] 9 / I / 938 - XVI
Morire d’in piedi
«Mihi vivere Christus est»
(S. Paulus)
V057P054
+
[Tortona, li] 10 Genn. 1938
Nei dolori e le croci di questa misera vita non si trova pensiero più consolante
di questo: - che la maternità di Maria SS. verso noi fu proclamata in mezzo alle pene
e sul Calvario.
V057P055
«in foco Amor mi mise in foco Amor mi mise»
S. Francesco d’Assisi?
o uno de’ suoi primi
15 / I - 938
V057P056
[Tortona] 18 / I / 938
«Festa della Cattedra di S. Pietro in Roma.»
Tu es Petrus, et super hanc petram aedificabo Ecclesiam meam»
S. Matteo, 16
V057P057
20 / I / 938 - XVI
«Amerai il Signore Dio tuo con tutto il tuo cuore»
Matth. 22
V057P058
Tortona, 21 / 1 - 938 - XVI
giorno dei funerali
Nella conformità alla volontà di Dio dimora tutta la virtù e anche la felicità delle
anime cristiane.
«Volontà di Dio, Paradiso mio», diceva la Beata Paola Frassinetti.
V057P059
Tortona, 22 / I - 938 - XVI
I segni principali a cui possiamo conoscere, nei casi particolari, quale sia per noi
la divina volontà, sono tre: - la legge di Dio, l’obbedienza ai Superiori, la voce della
Provvidenza.
Questi tre segni sono subordinati l’uno all’altro: il 3° al 2do, - il 2do al I°. -
V057P060
+ 26 / I - 938 - XVI
«Quando corpus morietur fac ut animae donetur Paradisi gloria!»
dal
Dies irae Iacobone
di Tommaso da Celano, il cui corpo è venerato a Tagliacozzo
Abruzzo
il Cronista di S. Francesco d’Assisi
V057P061
+ Tortona, 27 / I - 938 XVI
Al punto della morte non ci consolerà il pensiero di aver buttato giù dalle spalle
il giogo di Cristo e rinunziato alla sua croce: allora quae seminaverit homo, haec et metet.
V057P062
IV Dom. dopo l’Epifania
Tort., 30 / I - 938 - XVI
Quid times? Christum vehis!
V057P063
+
I febbr. 938 / XVI
dalla lettera di S. Ignazio Martire Vescovo di Antiochia, ai Romani.
IV - «Io scrivo a tutte le Chiese, e do notizia a tutti che io volentieri muoio per Dio,
purché voi non l’impediate.
Vi scongiuro a non essere per me di una benevolenza inopportuna.
Concedetemi di essere pasto delle belve, per mezzo delle quali è possibile conseguire
Dio. Sono frumento di Cristo, e sarò macinato con i denti delle fiere, per essere trovato
pane mondo di Cristo. Piuttosto lusingatele le fiere perché divengano mia tomba, e non
lascino avanzare nulla del mio corpo affinché addormentato, non sia di pesa ad alcuno.
Allora sarò veramente discepolo di Gesù Cristo, quando il mondo non vedrà
nemmeno il mio corpo.
Supplicate Cristo per me, perché per mezzo di questi strumenti sia riconosciuto
vittima di Dio. Non come Pietro e Paolo io vi comando: quelli Apostoli, io condannato
quelli liberi, io, invece, fin adesso schiavo. Ma, se patirò, diventerò liberto di Gesù Cr. e
risorgerò libero in Lui. Ora incatenato, imparo bramar nulla. -
Dalla Siria fino a Roma lotto con le belve, per terra e per mare, di notte e di giorno,
incatenato a dieci leopardi, che è un manipolo di soldati, i quali anche beneficati, diventano peggiori».
La lettera fu indirizzata ai Romani da Smirne, quando era in viaggio per Roma
scongiurandoli di non voler impedire il suo martirio.
V057P064
[Tortona] 6 Febbraio 1938
Anniversario della Elezione del S. Padre Pio XI -
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«Unum Ovile et unus Pastor»
Che tutto siano una cosa sola, «ut unum sint»
Si farà un solo Ovile e un solo Pastore: «Unum Ovile et unus Pastor»
V057P065
+ Tortona, 6 / 2 - 938 - XVI
V Domenica dopo l’Epifania
(Matth. XIII)
Fino a che la coscienza è desta ed è presente, il male è respinto; ma, appena la
coscienza sonnecchia sui pericoli e sulle occasioni, e lo spirito si abbandona al torpore e
non prega, la caduta non è lontana.
Non ci ammonì N. Signore: «Vigilate et orate?» (Matth. XXIV, 41)
Teniamo desta l’attenzione e continua la vigilanza con la Meditazione, la preghiera,
i Sacramenti, il ritiro, i santi propositi rinnovati efficacemente, e il richiamo dell’occhio e
dell’amore di Dio e dell’altra vita.
V057P066
Tortona, 8 /2 - 938 XVI
«Fede! Fede! Fede! - «ma di quella! (Cottolengo)
Senza la Fede, non saremo mai ricchi: - con la Fede, non saremo mai poveri.
[Tortona] 8/ 2 - 938 - XVI
«Fede, fede, ma di quella!» (Cottolengo)
Senza la Fede, non saremo mai ricchi: - con la Fede, non saremo mai poveri.
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V057P067
Tortona, li VIII/2/938
Il vero amore di Dio non istà ozioso, né vive giusta i dettami della sua libertà,
ma fatica per adempire la volontà di Dio.
Oh felici quelli che amano Gesù Cristo!
Ama ubbidendo, ed ubbidisci amando, e ti purificherai con questa ubbidienza
di carità.
V057P068
[Tortona] 8 / 2 - 938 - XVI
stralcio della lettera di un caro giovane studente ma non chierico ricevuta oggi:
«... sono convinto che sopra tutto, quello che mi abbisogna è la vera povertà di spirito,
per la quale ci si distacca da se stessi e si cammina stretti alla croce di Gesù, in perfetta
letizia.
Per questo preghi, in modo che presto sia fatto meno indegno di incamminarmi
verso la meta alla quale la mia anima ed anche il mio cuore anela come il cervo dei salmi
alla fonte».
V057P069
[Tortona,] 9 / 2 - 938 - XVI
Miei figli in Gesù Cr. e nella Santa Madonna, ciò che ci farà cari a Dio, alla Chiesa,
alla
Patria nonché a tutti gli uomini onesti
e dabbene sarà una vita umile e povera, piena
di fede, di rettitudine e di filiale abbandono alla Divina Provvidenza.
Sia la nostra una vita di orazione di temperanza, di lavoro, tutta consacrata ad amare
e servire Gesù Cr. nei poveri, siano piccoli o d’età, sani o malati, - preferendo sempre i più
infelici e abbandonati.
Facciamo, generosamente, della nostra vita tutta un gioioso olocausto di cristiana e
apostolica carità, un’ostia pura e monda di sacrificio ai piedi del Papa e della S. Chiesa.
Dobbiamo essere tutti apostoli e martiri di carità.
Dio sarà con noi!
V057P070
[Tortona] 11 febbraio 1938 XVI
Oggi è il nono Anniversario della Conciliazione tra la S. Sede e lo Stato Italiano.
Il funesto dissidio durava da quasi tre quarti di secolo.
Il nostro Santo Padre Pio XI ha detto che la Conciliazione dava «Dio all’Italia e
l’Italia a Dio».
Certo il grande avvenimento ha voluto dare alla nostra Patria l’unità degli spiriti e
delle coscienze.
Che il sole della concordia risplende ogni dì più su la nostra cara Italia!»
V057P071
+
Domenica di Settuagesima
Vangelo - Matteo XX
La parabola dei lavoratori nella vigna illustra la differenza che passa
tra un lavoro fatto con spirito mercenario e un lavoro fatto con spirito di fede e di fiducia
in Dio: fra un lavoro motivato dal calcolo e un lavoro che ha motivi nobili, alti,
disinteressati: è giusto che la ricompensa sia diversa. Questa è l’idea centrale.
V057P072
+
Tortona, 14 febbrajo 1938 XVI
Non siamo più solliciti di libri e di scienza che delle opere di virtù, -
poiché la scienza gonfia e leva in superbia, - la carità, che è amore dolcissimo di Dio
e del prossimo unifica ed edifica in Cristo.
V057P073
+
Tortona, 15 febbr. 1938 - XVI
Pregate bene, figliuoli, pregate bene.
Non saremo mai veramente buoni servi di Gesù Cristo, buoni Religiosi
se non pregheremo bene.
«Recte novit vivere, qui recte novit orare»
(St. Agostino)
V057P074
+ Anime! Anime!
Tortona, 16 / 2 - 938- XVI
Attendere a salvarci non solo temendo, ma anche tremando.
Lo dice l’Apostolo: «cum metu et tremore vestram salutem operamini.»
(Philipp. 2.13.)
V057P075
[Tortona, li] 17 febbrajo 1938 - XVI
Il costume immacolato
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«Ricordate, o figliuoli, che, specialmente riguardo alla purezza del costume,
dovete aprire tutta la vostra coscienza al confessore, e avete obbligo di rivelargli
non solamente le cadute, ma anche le tendenze anche le abitudini, anche le tentazioni,
anche le colpe del passato; ché non si tratta qui semplicemente di ricevere un’assoluzione,
ma di decidere d’una vocazione.
E non vi tenti lo spirito del male a tacere o a mutar confessore per illudere così
chi deve pronunciarsi sovra una scelta da cui dipende tutta la vostra vita,
anzi la stessa eternità.
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Ah! figliuoli, non si tocca impunemente con mano contaminata la santa arca di Dio!
Siate mondi voi che portate i vasi del Signore!
Card. Elia Dalla Costa
Arciv. di Firenze
dal libro «Videte covationem vestram»
(Iª Cor., 1,26)
V057P076
[Tortona] 19 / 2 - 938 - XVI
Nel mese di S.Giuseppe domandare a Dio, per la intercessione del caro Santo, la
grazia di un grande amore a Gesù Cr.: - chi ama N. Signore è umile, è casto, è ubbidiente,
è portato a sacrificarsi è mortificato: - cercherà di evitare ogni peccato, e farà di tutto
per piacere a Dio. E invocare di frequente S. Giuseppe.
V057P077
Tortona, li 20 febbr. 1938 - XVI
Non si può far del bene stando col muso, con la malinconia, con la tetraggine: non
con il collo torto né con la faccia da venerdì santo si attira ad amare il Signore e alle
pratiche della religione la gioventù.
Se vogliam fare del bene e trarre specialmente i giovani servizio del Signore,
dobbiamo procurar d’imitare la serena e santa ilarità e piacevolezza di San Filippo Neri,
di San Francesco di Sales del Cottolengo e di Don Bosco!
Servite Domino in laetitia!
V057P078
Tortona, 21 / 2 938 - XVI
Un pensiero sul Vangelo di jeri,
Domenica di Sessagesima
Altri avrebbero l’humus adatto; e il seme gettato, cioè la parola di Dio, «Semem est
verbum Dei», è ricevuto con rispetto e con gioia, e nasce, ma in mezzo alle spine: i loro
cuori non sono liberi, ma ingombri di erbacce, di rovi, di spine come la vigna di Renzo;
onde il grano finisce per essere soffocato da certi attacchi umani, da certe passioni, né
giunge a recare in vetta allo stelo la bella spiga matura e piena.»
V057P079
[Tortona] 25 / 2 938 - XVI
Spirito di letizia
Tra i frutti dello Spirito Santo, dopo la carità, San Paolo annovera subito l’allegrezza:
- «frutti dello Spirito Santo sono: - la carità, la gioia...», (Gal. V. 22).
per insegnarci che la vita spirituale deve essere animata da un senso di pia letizia.
V057P080
+ 2 Marzo 1938 XVI
È Quaresima: facciamola veramente e santamente.
Non guardiamo al nostro stomaco, dimentichiamolo, - tenendo fissi gli sguardi
nel petto squarciato di Gesù Crocifisso.
V057P081
[Tortona] 21 Marzo 1938
S. Benedetto Ab.
«Ora et labora»
«Haec est via, qua dilectus Domini Benedictus in coelum ascendit»
V057P082
Tortona, 31 Marzo 1938 XVI
Cari figliuoli,
oggi e poi sempre, preghiamo così: «Caro S.Giuseppe, possa io morire
della morte del giusto!»
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Muore della morte del giusto chi sa dare la vita per la carità.
V057P083
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[Tortona, li] XX Ottobre 1938 XVI
Le domande e i desiderî dei nostri parenti bisogna pesarli su le bilancette dell’orefice.
Il Figlio della Div.na Provvidenza deve fortificarli con un vero e grande spirito
religioso, per non lasciarsi muovere e commovere troppo facilmente dai parenti,
secondo il sangue.
Nostri parenti, sono i poveri di Gesù Cristo.
Ricordiamo sempre la risposta data da Gesù alla Sua Madre, pur Santissima,
dopo tre giorni di affannose ricerche e il ritrovamento di Lui nel tempio -
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