V057T107 V057P161
Riservata
+ Tortona, il 2 Genn.[ajo] [1]918
Anime e Anime !
Caro Bianchi,
Non ti devo lasciare in pena, per quanto è in me, neanche un momento,
su ciò che un’anima cristiana deve avere di più delicato e di più santo.
Io non ho mai pensato che tu abbia peccato gravemente con altri.
Nella mia lettera non è detto quello: solo voleva dirti che Nostro Si[gno]re
mi fa legger[e] nella tua anima come leggerei su un libro aperto.
Non sempre questo, ma questo mi capita di frequente.
Non lo so neanch’io come avvenga, ma sento che è il Signore.
Non ti dico altro, per oggi; ma non devo nasconderti che Nostro Signore uscì
parecchie volte desolato dall’anima tua.
Egli sì, purtroppo, ho visto che va come ritirando la sua mano dalla tua testa,
ma non l’ha ancora tolta, - per questo ho scritto che non sei ancora morto; e poiché,
sin da quando ti ho manifestato ciò che era nel desiderio di Dio di te, ti ho consacrato
alla Madonna, e ti ho posto nelle Sue Mani, spero che la Madonna SS. ti salverà,
se tu La pregherai umilmente, da figlio.
Ora dirò il resto.
Non è vero che i tuo[i] Genitori ti odiano: e ragionano e ti ama[no] secondo il secolo,
ma non ti odiano.
Il loro affetto per altro, come il lavoro materiale e ogni altra soddisfazione umana
non ti riempirà il cuore mai: «fecisti nos ad Te, et inquietum est cor nostrum donec
requiescat in Te, Domine».
Tu non senti più Dio nel tuo cuore?
Dì piuttosto che tu sei in urto con Dio, perché egli ti vuole [c]on una illibatezza
di cuore, con un fervore di vita spirituale con un grado di perfezione, di santità degno
della vocazione che ti ha dato, e delle grazie che ha sparse sui tuoi passi; - e anche tu
vorresti essere, senti di dover essere come Egli ti vuole, ma poi sei trascurato, sei pigro,
sei incostante, non sai darti tutto.
E, sopra tutto, non ordini la tua vita religiosamente, non coltivi la pietà, non preghi
come e quando dovresti.
Non senti più Dio nel tuo cuore!
Ah caro mio Bianchi, sai che cosa è che ti agita tanto?
È Nostro Signore che tu hai sepolto in te, e che vuole risuscitare.
V057P162
Tu l’hai sepolto sotto le tue ingratitudini e nella tomba della tua anima,
ed Egli fa sentire entro l’anima tua i suoi gemiti.
Ajutalo ad uscire: fa della tua anima e del tuo corpo un tabernacolo
dello Spirito Santo, un altare di Dio, e sarai felice per sempre!
Il Signore non mancherà di darti gli ajuti e le grazie necessarie per essere non dirò no
un prete, ma un apostolo di fede e di carità, e sarai la salute eterna dei tuoi, e la salute
e la luce di molti!
Quanto poi all’affetto dei tuoi Superiori, come ne puoi dubitare?
Pensaci un po’: tu sai che, nella Carità di Gesù Crocifisso io vivo coll’anima tua
e tu sei il padrone del cuore di Don Orione.
Ti benedico con quell’amore purissimo e santissimo che trascende ogni umano
affetto e davanti a cui impallidisce l’affetto anche buono dei parenti e di questa misera
terra. -
Tuo
D. Orione
¨