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            [1914]


 Qui don Giramondo fa due chiacchere in confidenza con gli amici [che cosa faremo

nel 1915]


 Direte che vi ho fatto sospirare il giornaletto colle relative notizie degli lxxx Istitu

delle sulle baracche della Divina Provvidenza, e,.

iIn verità, voi avete ragione, o miei cari Amici. Ma, d’or innanzi vedete che

sarò più puntuale, e voglio vorrò compensarvi ad usura di tanto aspettare e non venire

poiché ora mi son preso anche un segretario. Già proprio un segretario fedele e tale che

vale per due, per lui e per me.

 Immaginatevi ch’egli è proprio della famiglia dei segretarî, poiché

eErano due, cioè, voglio dire due fratelli Giulio Quadrotta e passarono tutt segretari

l’un l’altro giovincelli di due ancora a far da Segretari a due Sacerdoti: ma di fisionomia

un po’ diversi: uno se ne andò allora a Gualdo Tadino o giû di là presso verso

Montegiorgio, [il collegio elettorale di Romolo Murzi, del quale Giuseppe Quadrotta fu

segretario,] presso nella Marca d’Ancona.

... fa qui Don Giramondo due chiacchere con co in confidenza cogli Amici Che cosa

faremo nel 915?

 Abbiamo molti ragazzi che non sappiamo piû ove metterli e bravi figliuoli -

dei bei cameroni, ove i ragazzi ci stanno come principi: una bella tipografia

che lavora benino, una bella libreria che va avanti mica male: la edicola dei giornali

cattolici ed ora abbiamo anche fin anche abbiamo (ma vedete un po’!) una specie di studio

di pittura a cui possono già si sono rivolti parecchi Parroci per avere quadri ben fatti e a

buon prezzo di dipinti quadri da Chiesa fatti con un po’ xxxx d’arte, e che ispirino

con un po’ di divozione e senza doverli pagar un occhio tanto.

 La Casa dunque, ve l’ho detto, è al completo, e anzi è oramai troppo piccola.

 Immaginatevi, o cari miei antichi allievi, che sono proprio tornati quei [bei] tempi

quando a S. Chiara si andava a dormire in excelsis, tutte le sere si portava il letto

in testa come si porta la sua casa sua la lumaca, e poi, verso la mezzanotte, o si finiva

sul d’una morbido d’una panca o si andava a battere le brocchette lassù in excelsis.

Eppure si xxxxxx studiava, si coltivava la pietà, si stava bene e si era felici!

 Bisognerà dunque pensare ad aprire un altra Casa a Tortona un’altra Casa,

o a far emigrare una parte dei nostri cari fanciulli. Capisco bene che voi mi direte:

ma poi Lei, Don Orione caro Lei, e poi come farà? e poi chi pagherà? Lei

Ha giâ molti tanti debiti!

 Parecchi Vescovi mi hanno fatto delle offerte di Case, ma mi sembra che a Tortona

xxx o in Diocesi si debba fare qualche cosa ancora.

 Ma, veniamo a noi.

 E tanto per cominciare, cominciamo dai rocchi di Tortona.

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 Vi dirò subito, che se veniste a trovarmi qui (quando ci sono, s’intende: - e,

chi lo sa quando ci sono?/ vedreste capirete vedreste che durante tutto sto tempo

e sto silenzio tra voi e me, qui si è lavorato.

 Si è lavorato in senso spirituale e si è anche lavorato dal lato materiale.

 Questa Casa non è così trasformata e pxx migliorata che, a detta di tutti

non la si conosce piû da quella che era.

 Qualche cosa dunque anche a Tortona si è fatto, con l’ajuto di Dio, e non è vero

che Don Giramondo lavori solo fuori Diocesi: anzi vi dico che molto in brevi anni

ha fatto qui di nuovo e di bello la mirabile e dolce Provvidenza del Signore.

 Quando i conti saranno finiti (e, quello che piû importa, saranno pagati)

tra il comprato e il fabbricato passiamo le cento cinquanta mila, e tocca su.

 Eppure abbiamo molti ragazzi che ai quali non sappiamo ove come fare posto!

 Quanti bravi figliuoli che non possiamo accettare, perché malgrado che la Casa

sia diventata piû ampia, malgrado le nuovi e bei cameroni pieni di aria e di luce

ove i nostri fanciulli nostri vi stanno bene come principi, pure lo’Istituto diventa

ogni dì più sempre più angusto!

 Per carità non mei li nominate parlate di debiti: su questo

Su questo vi do subito avete ragione! Avete ragione! ma voi non conoscete ancora bene

il mio grande segreto.

 Se sapeste il mio segreto non mi parlereste mica così.

 Il mio segreto mio sta in cinque effe F f, vedete? e con questo segreto si finisce col

pagare poi tutto e tutto finisce a meraviglia. Evvia dunque! Non fate siate profeti

di sventure; non fate ancora cattivi pronostici, non è ancor tempo di fare fallimento,

e nei cinque f non c’è la parla fallire il verbo fallire non c’è.

 Non mi disturbate per ora: sono debiti sopra debiti e bocche da mantenere

e sopra bocche, ma andiamo un po’ avanti alla buona senza tanti umani calcoli: in sono

Don Giramondo è prete, capite? e i preti vanno con la fede, con la fede in Domino

et in Domino!

 Che calcoli d’egitto: via la carta e la penna e il calamajo, non siamo mica nell’osteria

della luna piena con Renzo del Manzoni?

 Quando è la Provvidenza che fa, quando si vede, perbacco, che è la Madonna stessa

che fa e che noi non siamo altro che guastamestieri che volete dire?

 Digitus Dei est hic! e lasciatelo un po’ libero questo benedetto dito di Dio; se mostra

di essere davvero il dito di Dio, finitela! non bisogna legarlo...

 Ora abbiamo una bella tipografia che lavora mica male benino, a detta di tutti,

e a prezzi ridottissimi: abbiamo una libreria che va avanti adagino mica male:

abbiamo la edicola dei giornali cattolici alla quale vorremmo dare maggiore vita

anche con uno strillone che per Tortona e paesi vicini: abbiamo fin anco (ma vedete

un po’) una specie di studio di pittura religiosa al quale giâ parecchi Parroci si sono rivolti,

e con generale soddisfazione ebbero fatti quadri sacri per le loro Chiesa, dipinti fatti

con un gusto artistico e ispiranti divozione

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