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Chiesa & Sacerdozio


Apologia


 Per le Nozze d’Argento del Rev. Arciprete di Potencurone Teol. Don Giov. Batt.

Fornori 1866 - 1891 - 24 Febbraio.


  Padre

 Con riverenza di discepoli

  e

 Amore di figli

 Questo povero scritto

 Nelle Sacerdotali Tue Nozze

  offrono

 Le più nelle speranze

 della tua Chiesa

  che formi

 al sapere ed alla virtù

 per la Sposa di Cristo

 I giovani studenti

 A. Anselmi - E. Ottaggi

 G. Montagna - L. Bassi

 Sem. L. Orione

  e

 coi voti più ardenti

  e

 con affetto sincero e viva riconoscenza

 porgonti una Corona di SS. Comunioni

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 Amat.mo Padre


 L’anima mia si solleva, oggi, al Signore, e una soave consolazione mi rapisce

che non so spiegare. Il mio cuore non trova altri vocaboli che Padre - Preghiere - voti:

in essi solo è satisfatto il gran bene che Le voglio.

 Il mio amore andò in cerca di altri cuori che l’amassero per meglio

tributarle gratitudine ed affetto.

 I giovani suoi scolari e della lontana Torino oh! come, oggi, avrebbonLe esternata

l’esultanza e la gioia de’ loro cuori, se a questi m’avesse il tempo permesso

di farne giunger loro la lieta notizia; ed a quelli di costì il sapere eguagliasse l’amore!

 Stava al primogenito fare le parti de’ minorenni: essendo tale fra i chiericandi

di codesta parrocchia per loro e per me scrissi...

 Umilmente offro, non alla sua mente, ma alla bontà del suo cuore,

questo comechessia lavoro.

 - Benché non adorno di rettoriche eleganze, di pompose frasi, di intrinsici pregi;

va, o povero scritto mio, che sarai benignamente accolto, perché tu segni la letizia

e l’esultanza, sei pegno di gratitudine eterna: sei simbolo del vivo affetto e del santo amore

del nostro cuore di figli verso il più caro dei Padri.

 Sempre preghiamo per Lei, ed oggi Le offriamo una mistica Corona

di settanta due Comunioni Sacramentali.

 Ella è nostro Padre!... e noi l’amiamo tanto!... non so come esprimer meglio il bene

che Le vogliamo.

 Ci benedica tutti e Gesù stesso ci benedirà ; Le prometto, con l’aiuto di Dio,

di vivere, di sacrificarmi di morire per Gesù e pel Papa, così corrisponderò

e a’ suoi desideri e alle alte mire del Cielo.

 Suo aff. figlio in Corde Jesu


          Sem. Orione Luigi di G.


 Tortona - Di Sem. il 22 Febbr. 1891

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La Chiesa Cattolica e Romana

incoronata

dalle glorie del suo Sacerdozio


 Quando il pensiero della mente mia, volando sull’ali della ragione e della fede,

risale alle origini della Sposa di Cristo, il mio sguardo si volge all’oriente, ove,

su un lembo di terra, si vagheggia, nell’Eden, la nascente Chiesa di Dio.

 Questa religione primitiva, che già vanta formali costituzioni nelle eterne leggi

di natura, è nel protouomo; che, uscito appena dalle mani dell’Onnipotenza Divina,

veggendosi ad immagine del Creatore superno, apprende, per naturale inclinazione,

come a Lui debba tendere e vivere per Lui solo.

 Parmi vederlo il Padre primo, prostrato, adorare nella candidezza del suo cuore

il Signore delle meraviglie a cantarne l’inno di gloria con l’armonie de’ cieli.

 Ma l’uomo pecca ed il fulmineo brando della divina giustizia segna all’uomo

severi precetti nella scritta legge.

 La Chiesa, neonata con l’umanità, veste la violacea stola. Essa accoglie il mortale,

e non più stringe a’ suoi amplessi il perfetto; ma il perfettibile.

 La religione non cambia no; è sempre pura ed inalterabile per tutto

il volger de’ secoli; ma la moralità dell’umano genere è che varia, e cangiandosi questa,

si mutano di necessità i rapporti col Dio della grazia, variano le relazioni colla sua Chiesa.

 La religione di giustizia ha il suo decalogo, ha tempio e sacerdozio, vanta riti divini

ed olocausti sacri.

 Ha una rappresentanza genealogica del Dio vivente dal Grande Mosé all’ultimo

dei Re di Jesse. Né questo è tutto: al Mosaismo la storia più veridica e più sublime,

la Teocratica legislazione, le costituzioni ieratiche non solo; ma

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i suoi grandi, i suoi giudici, i suoi poeti, i suoi dotti e sapienti, i fatidici veggenti di Giuda

coi loro portenti.

 Le sue sacre carte, i monumenti suoi ti pingono aspre lotte,

numerano non pochi martiri del vero, invitti propugnatori del giusto; cantano le gesta

di prodi eroi, di anime generose e grandi; e sull’arpa e sulle cetre dorate

inneggiano a cento battaglie ed a mille trionfi: - elevano alle stelle le glorie loro infinite.

 Ma non della Chiesa considerata nella legge di giustizia, non del decalogo,

né delle aspettazioni del Messia della Ebraica gente; ma della credente Chiesa

io parlar voglio.

 Voglio dire della Cattolica Romana Chiesa considerandola di volo nella religione

d’Amore.

 Benefattore e Padre, non de’ Mosaici Leviti, né d’Aronne io parlerò; ma accennerò

alcune glorie del Sacerdozio Apostolico e Divino de’ quali la vita Tua, o Padre,

è luminoso riflesso.

 Benedici a tutti i figli tuoi ed a me meschino che solo a gloria di Dio ed a confusione

dell’orgogliosa scienza ed a testimonianza di sincero affetto, canto le glorie

della Sposa di Christo e del sacerdozio di Lei.


 L’Uomo-Dio, sceso dall’alto a condividere le umane miserie, distrugge la morte

e ripare alla perduta umanità. - Egli riforma l’antica Chiesa e, posandola sovra salde

ed inconcusse basi, la fa Santa col suo sangue. -

 Società ammiranda! Fondamento di questa Religione è la perfezione umana,

che nell’Amore di Dio ha vita e tramonto. -

 All’ultimo banchetto d’amore, il Prototipo dell’umanità costituisce

il Sacerdozio Divino.

 A Pietro, ed ai Romani Pontefici, legittimi successori suoi, dà il deposito della fede,

la suprema Apostolica Autorità, l’infallibilità di dottrina, l’assistenza divina.

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 Gesù, primo sacerdote della Religione Cattolica e suo fondamento,

spira in atroce supplizio, maledetto da un intero popolo; Egli spira e perdona: la vita

e la morte di Gesù sono quelle di un Dio! - L’apostolica Chiesa,

confermata dallo Spirito rinnovatore, opera portenti nel Nome Santo di Christo.

 Bello di luce divina brilla l’augusto vessillo della Croce, già abbi[o]minio

delle genti, e la nuova Religione, annunciata dagli oracoli, scuote la terra al suo apparire

e consolida il suo Trono nel sangue dei martiri. Né la gloria del Sacerdozio Divino

si fanno aspettare: principiano dal suo fondatore. Ed invero noi scorgiamo in Gesù

l’uomo forte in sommo grado, il più grande nemico dell’oppressione, e, come ben dice

il Prigioniero illustre dello Spielberg, Egli è l’unico filosofo senza macchia,

Egli la piena manifestazione di Dio in un ente della nostra specie: - Egli è l’Uomo-Dio!

Non è gloria dell’Apostolico sacerdozio, quell’aquila che fissando le pupille nel Sole di

giustizia meravigliosamente parla dell’Eterno Verbo?

 Non sei Tu, o Paolo ammirando, lustro del Sacerdozio, Tu, banditore dell’umana

e divina Sapienza, alla cui voce trema la Grecia del suo Areopago e l’Impero Romano? -

È gloria il primitivo Apostolico Collegio che gode dei patimenti ed incrollabile nella fede

muore e perdona.

 Eccelsa corona di gloria intrecciano quei cento e più Romani Pontefici che,

strappati alla pace delle sotterranee catacombe, ove confinati aveali

la persecuzione satanica di mostri, sedenti sul Romano soglio, cinsero le venerande chiome

di immortale corona.

 Che, se nell’eroismo e nella giurata fede sta la gloria del Sacerdozio, non perciò

la Religione, abbattuta quasi e dispersa da barbariche lotte, lascia di estendersi; che anzi

spiega le sue ali e, nella pugna e nei tormenti, vieppiù si estende:

 «Il campo di quei che sperano - La Chiesa del Dio vivente».

 Il sangue dei fedeli martiri è nuovo germe fecondo di novelli eroi.

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Milioni di Martiri attestano la verità e, dissetando col sangue loro un popolo corrotto

e depravato, suggellano col sangue la Cattolica fede e quale glorie si innalzano

dal Sacerdozio divino.

 Uno stuolo d’eroi, muniti di Croce, fortificati dall’egida della virtù e della fede viva

e costante; salpano dalla Metropoli dei Cesari, e solcano l’onde e varcano gli oceani.

 «A egregie cose il forte anime ascendono L’Urne de’ forti...»

 Dalla tomba di Pietro, dall’urna di Paolo, vanno quei zelatori della divina legge,

ed annunziano al mondo la parola di Dio.

 Sorridono nei tormenti, muoiono da forti, e fanno risonare la terra

del Nome Santo di Cristo. - Ma già sorride l’alba di pace: dopo tanti assalti,

sparvero dalla terra i superbi dominatori che insultarono alla Sposa di Dio.

 Nella fulgida maestà de’ suoi riti, sorge Essa immobile sulla immobilità

della fede di Pietro.

 La verità apparsa alle ottenebrate intelligenze in fosco velo che man mano dileguarsi,

splende raggiante in tutto il fulgore della sua gloria. La Cattolica Chiesa, fatta libera

innalza in sé stessa non una tribuna; ma un trono alla morale eloquenza.

 L’uomo che governa la Chiesa, è l’inviato dal Cielo; i Sacerdoti che predicano

la Religione, pare che portino scolpito in fronte il nome di Dio di cui sono ministri:

la causa che difendono è quella della virtù e della verità.

 Esulta la Chiesa, ed in tutta la maestà di sua possanza, fulmina i maestri d’errore

che studiansi scinderla né suoi dommi. -

 Tutto abbatte con la ragione e con la fede; che anche un implacabile Giuliano,

che morde la polve ed inviperito sen muore di bile per non aver vinto il Galileo.

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 La missione della Cattolica Chiesa si compie in questi secoli, con l’abolizione

della schiavitù, con l’innalzamento dell’edifizio sociale, con il benefico influsso

della civiltà cristiana e col far sentire a tutti i mortali la loro fratellanza in Dio.

 Il Cristianesimo è, ne’ SS. Padri, in perfetta armonia col senno, con quel senno che,

al dire di illustre scrittore, è molteplice nelle sue cognizioni e nelle sue ricerche.

 In questo secolo di ferro per la greca letteratura, eccovi il genio del Taumaturgo

Gregorio che, a confessione del Necher, fu il più grande del suo secolo e tale che,

forse la Chiesa non ebbe mai il somigliante: - in Lui l’amplesso della scienza

alla virtù più eccelsa, in Lui l’apoteosi dell’intelligenza, lo splendore della santità.

 Che sono i trecento libelli di Epicuro con i cento sessanta poemi del Nazianzeno?

 L’eloquenza di un Basilio, il fiore d’Atene l’armonica lira di S. Efrem che inneggia

alla stella fulgida ed al candido giglio, riverbero delle doti della Vergine Nazarena,

non sono del Sacerdozio gloria e decoro?

 Non è somma gloria del divino Sacerdozio il più illustre luminare

della Chiesa Orientale? L’Omero degli oratori, che accoppiò in sé tutto il bello

e l’eccellenza della greca lingua, non è gloria? Il sempre grande Grisostomo, che svolse

nelle sue opere tutto lo scibile del bizantino suolo, non è gloria? Giovanni Grisostomo, che, se esule, consola, se Pontefice, con ardore incredibile l’eresia combatte; se Padre

della Chiesa d’Oriente, affascina dalla Cattedra di Costantinopoli, benedice ed ai nemici

benedicendo perdona!

 Ecco un campione del Divino Sacerdozio ed il braccio forte di Dio.

 L’illustre Damasceno, che applica pel primo l’ariotosstolica disciplina,

fu il S. Tommaso dei Greci: ei fu che svolse la filosofia paripatetica applicandola

ai dommi cristiani.

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 Ma via [ora] passiamo alla gloria della Chiesa Occidentale: qui i poeti, gli oratori,

gli storici; chiari esempi di intrepida costanza, di morale coraggio, di invitta fortezza,

di alta santità.

 Illustre poeta è Damaso, Pontefice Romano; promotore del canto Ecclesiastico,

sì grave e venerabile che, spiegando la dolcezza di Dio, invaghisce ed attrae alla felicità.

 Le parole sue infondono nell’animo soavi consolazioni, adorabili pensieri: ancor oggi

i suoi versi compongono a preghiera ed a fervore l’anima inaridita qual fiore dal soffio

della moderna incredulità. Suscitano in cuore una cara speranza - speranza che poggia

oltre la tomba.

 Gloria esimia è del Cattolico Sacerdozio Ilario il Santo, il grande Ambrogio, che,

nei fasti gloriosi della Roma ed Apostolica Chiesa, glorioso risplende per fiore di lirica

cristiana, per costanza somma, per virtù esimie.

 Non è gloria quel terso Paolino da Nola e Prospero di Aquitania, ambi Vescovi,

che con la lira e con sacrifici e virtù ammirevoli illustrarono la Chiesa di Dio?

 L’oratoria di Cipriano, l’Angelo dell’Africana Metropoli, non ricorda Demostene?

E Stridone non vanta nel suo Girolamo l’oratore, lo storico il letterato insigne? -

Non sono queste del Ministero Sacerdotale onore e vanto? Agostino aquila africana, il più

universale de’ Padri latini, non fu Vescovo di Ippona? non gloria filosofica e storica,

eloquente e santificante della Romana Chiesa? - Non è Egli il sommo luminare

che vola ad altissima perfezione per virtù e sapienza e spicca per dolcissima carità?

 Ed un Salviano da Marsiglia, un Gregorio di Tours non ne sono decoro? -

 Il grammatico, lo storico, il retore, il filosofo l’astronomo, il musico e matematico,

il medico, l’avvocato, il cronologista Isidoro, Arcivescovo di Siviglia è della Chiesa

e del Sacerdozio un illustre campione.

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 È gloria del Romano Pontificato il sapere profondo, l’ammirabile costanza,

la fermezza invitta del Magno Leone il quale con l’imponenza dell’augusta tiara frena

l’audace guerriero, il feroce conquistatore sulle cui orme di sangue

non spuntava filo d’erba. Frena Attila: - Attila, dico, flagellum Dei!

 Quante glorie! Chi narrerà i meriti di tanti sublimi eroi, di un Paolo,

miracolo del deserto, di Antonio patriarca de’ Monaci? -

Chi le gesta di innumerevoli predicatori di celeste dottrina? Chi le astinenze

degli anacoreti, le meraviglie della Tebaide, l’utilità e la necessità dei religiosi?

 Svolgendo la storia, ben inteso la vera storia non quella che sembra ingiurare a danno

della verità e del Cattolicesimo, noi siamo stretti a conchiudere che se abbiamo

una letteratura, la dobbiamo ai monaci, al monachismo le più ardite fatiche,

ed in compenso le più ingiuriose vessazioni.

 Se quaggiù v’è e vi fu carità... si deve al cattolico clero! - Se fu mitigata

la ferocia de’ barbari tempi si deve alle anime grandi della Romana Chiesa.

Se l’età moderna ammira monumenti di certose e di abbazie medioevali,

istituti ragguardevoli, celebri Atenei, che non furono dalla barbaria de’ tempi distrutti,

fu perché la Religione li coperse col suo manto.

 È nella religione che il condannato trovava un asilo sicuro di penitenza

e di emendazione. Ma continui Voltaire l’empio e stoltissimo filosofo che propose

a sé medesimo di schiantare la Cattolica Fede coll’abbattere i chiostri templi sacri al sapere ed alla virtù.

 «Non avvi, forse, sacrifizio più grande umano, sovra del sacrifizio di sua bellezza,

di sua gioventù, spesso di alta condizione per alleviare negli spedali quel cumulo

di umane miserie la cui vista umiglia l’orgoglio dell’uomo e tanto offende

la nostra delicatezza.»

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 Bella è l’alba del millenio di sua esistenza!

 Anche fra i tormenti splende la gloria imperitura.

 Spogliata dal Longobardo di un elemento necessario alla sua sussistenza,

reintegra i pristini diritti; e nel temporale patrimonio di Pietro, offertole

e donatole da Costantino e più volte per espressa volontà dei popoli confermato

acquista libertà piena d’azione.

 Non osservate voi la Cattolica Romana Chiesa venerata da Carlomagno

l’imperatore grande, il quale consacra la sovranità temporale, conferma

dico la sovranità Pontificia ben comprendendo la assoluta necessità che la Chiesa Santa

del Dio del vero e del giusto liberamente insegnar potesse la verità

ed esercitare l’alto suo mandato indipendentemente da qualsiasi altro civile potere?

 Indipendentemente da qualunque altro governo tiranno il quale ne diminuisce

la sovranità e la potenza; indipendente da qualsiasi altro dominio ingiusto e violento

che con fina e massonica politica le impedisce l’espressione di parole e sotto finti veli

con vessazioni la perseguitasse cercando di tutto per annientarne la spiritual giurisdizione

dopo averle strappata la temporal indipendenza.

 Applaudite alla Chiesa, che nei suoi campioni tinge il Mussulmano Trono

di innocente sangue Cristiano. Sì, vedete questa Madre che apre la via del Cielo

all’Ungaro, al Polacco, allo Svedese, al Russo.

 Cercate voi glorie del Sacerdozio? Perché non vi pongo innanzi

quell’invitto propugnatore di Cristo? quell’Ildebrando, dico, pontefice grande,

in cui si infransero le dissolutezze di un potente superbo, in cui l’iniquità

trovò l’uomo ferreo che già oppresso e morente tremar facea la nequizia in trono?

Non è egli l’amator della giustizia, che per aver odiata l’iniquità muore in esiglio?

 Desiderate conoscere se anche di quei tempi la Chiesa fosse amica dei lumi?

 Anselmo, gloria del Sacerdo-

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zio Divino; è il grande Dottore il quale colla vasta e profonda dottrina sublima

la cristiana filosofica.

 Vi ha Tommaso, il venerando Arcivescovo di Cantorberis luminare di santità

e di sapere. Vi ha Bernardo di Chiaravalle che tracciando la via della penitenza

e della santità accoppia grande dottrina ad eccelsa virtù. Vi ha il Pontefice Alessandro III

il quale sostenne la più bella, la più nobile guerra onde si vanti la patria nostra,

contro il despota del Medioevo, Federico I il Barbarossa.

 È gloria del Sacerdozio Cattolico, del Romano Pontificato, Silvestro II

il quale in pieno Medioevo (al dir del Cerrutti) introdusse in Europa i numeri arabici,

gittò col sistema decimale la base della nostra aritmetica; indicò il modo di trovare

il meridiano e la circonferenza della terra compose orologi solari, costrusse celesti sfere,

conobbe ed applicò la forza del vapore. E se volessimo tener dietro al prelodato scrittore,

noi vedremmo e con ragione, come questo Pontefice nove secoli,... sì nove secoli innanzi

alla famigerata republica Francese ritrovasse il sistema metrico decimale.

 La rivoluzione Francese si attribuì questo sistema; ma in verità non fu

che un semplice plagio; vale a dire un furto commesso a danno delle glorie

del Cattolico Clero, a danno del Romano Pontificato, a danno del Papa Silvestro II

uomo di portentoso ingegno e celebre per sue straordinarie scoperte.

 In fine volete voi irrefragabili prove che anche nel Sacerdozio la Chiesa Cattolica

fu amante del Progresso, anzi fu il Clero che ne recò la civiltà e la scienza vera?

 Nel Sacerdozio tutto ci si offre; le più minute e le più alte invenzioni,

da quella del primo ombrello, di un venerabile Arcivescovo dell’ottocento: dall’invenzione

degli occhiali del Despina, sino alle più alte scoperte del Canonico Copernico

l’ecclesiastico illustre che a Paolo III dedicò l’immortale suo sistema planetario

sulla rivoluzione degli orbi celesti: dal Diacono Vint che la scienza

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del calcolo innalzava a tanta grandezza, al padre Cavalieri che riscuote gli applausi

di Newton. E l’agronomia stessa non ebbe negli abati Lupi-Lanù e Manzaretti,

nel diacono Albizzi, nel Monaco Soldani, nel Montelatici celebri cultori?

Eccoci al Cardinale Nicolò di Cusa, che spiega la apparente mobilità del sole

e il moto reale della terra, col principio del moto relativo.

 L’illustre fra Tommaso Campanella, il Gassendi canonico di Digne, il P. Castelli

uno dei più nobili genî, dice l’Albiri, che vantino le scienze matematiche;

il gesuita Torquato de Cuppis: il Castelli, il P. Renieri Olivetano collaboratore di Galileo,

il Mersenne, Alessio Piccolomini Arcivescovo di Siena, il Cardinal Conti,

il Cardinale Orsini, il Gralli il Bellarmino che difesero il Galileo, non sono queste glorie

del Sacerdozio?

 Che più? La maggior parte delle scoperte che cangiarono la faccia del mondo

non opera, non fu gloria del Sacerdozio Cattolico? Non era Diacono Flavio Gioia

che perfezionò la bussola? Non monaco un Bacone che inventò la polvere da cannone?

Non papa un Gregorio che determina l’anno comune? Si cessi dall’accusare la Chiesa

perché nemica dei lumi e delle scienze.

 Non vedete che dalla Romana Cattolica Chiesa appunto furono istituiti

ed in ogni tempo protetti quei vasti centri di sapere che se non sono di questi tempi,

furono almeno una volta, gli Italici Atenei? Quegli Atenei di Roma, Padova, Pisa, Perugia

e Pavia che debbono ai Papi non solo lo splendore e la gloria, ma la stessa origine?

E l’Università di Bologna, prima nel mondo per ordine di tempo, che tanta luce sparse

nel mondo e specialmente in Europa, non fu fondata dai Romani Pontefici? E non fu dessa

che non nera mostruosa ingratitudine vilipese i pontefici nell’ultimo centenario

che con tante cure l’avevano resa chiara e gloriosa? E tu, o storia,

la cui voce può essere sì soffocata; ma punto spenta, difendi

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quelle tiare auguste, insultate dalle tracotanti calunnie di pseudo-cronologisti lordati

dalla satanica malvagità dei tempi presenti. Ma già sorse la storia e rivendicò l’onore:

già autori imparziali trovarono degni di alto encomio quei Papi che l’invidia sfrenata

aveva per qualche tempo offuscati nell’onore e nella gloria. Ed invero, l’Italica storia

calunnia e la Francese difende quel Bonifazio VIII la cui salma un secolo e mezzo

dopo la morte, si trova intatta e senza verun segno, a confusione di Filippo il Bello il quale

aveva fatto inserire nei pubblici annuali la più tragica fine di questo Pontefice,

che al suo dire erasi sfracellate le cervella e rose le dita.

 Un Sergio III ricomparisce pure per ottimo Papa e Giovanni X viene giustificato

dal padre dell’ecclesiastica storia. E mentre che un Andino difende l’innocente e

sventurato Giovanni XI, Voltaire stesso conferma che Giovanni XII non già per licenziosità di vita venne deposto; ma per vol aver voluto, come volevano tutti i Romani distruggere

in Roma la Germanica potenza. E muove a sdegno, il vedere l’audacia di quel branco

di saputelli delle odierne università paganizzate, infarinati un poco di tutto non sapendo

niente di nulla, i quali osino inventare tanti libelli intorno ad un Pontefice che morì

per la salute dei suoi sudditi e per l’indipendenza dei suoi stati.

 I magnanimi che furono e sono, bastano a sventare le calunnie, le fallaci

e menzognere prove di scribacchiatori e spudorati romanzieri, i quali (al dire di Rosseau)

sono trionfanti se assalgono, senza vigore nella difesa. E l’effetto funesto

che tale ben più funesta libertà di stampa, produce nei cuori, si è (al dire del Duclos)

di far dei leggitori, cattivi cittadini, in gioventù scellerati, scandalosi e sciagurati

nell’età avanzata.

 Se vogliamo attenerci al vero qual si fosse di questi tempi la Chiesa Romana

e Cattolica quali le glorie dello zelante Clero, cel dice l’autor dei

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Doveri (il Pellico). «Là i martiri della verità, qua i benefattori degli afflitti: altrove i Padri

della Chiesa mirabili per colossale filosofia e per carità ardente:

dappertutto valorosi guerrieri, propugnatori di giustizia ristoratori di lumi:

sapienti artisti, sapienti poeti sapienti scienziati.»

 L’era del rinnovamento civile, sociale, Italico, prova come la Chiesa

fosse mai sempre la vera religione di Cristo, la propugnatrice della giustizia,

amante dellaCiviltà vera.

 L’audacia e la superbia sorgono in figli ingrati, e la cattolica Chiesa abbatte

i ribelli.

 Incessanti lotte perseguitano i suoi cari ed il corraggio dei primitivi martiri

si risveglia nei cuori cristiani: eresie tentano di spegnere la Chiesa

e la Religione Cattolica; ma essa sorge nei suoi campioni e combatte.

 Uno stuolo di grandi onora qui il Clero Cattolico.

 Sotto la bassa apparenza di scienza, il naturalismo, il materialismo

ed il razionalismo insorgono fancheggiati dalla più assurda filosofia

e dopo ferventi tenzoni il Cristianesimo ne esce invulnerabile.

 L’uomo superbo si propone di distruggere la religione del Dio vivente,

ed in un colla Chiesa lo stesso Cristo. Ma ben disse il Profeta: vidi impium exaltatum

super cedros Libani: transivi et non erat. e siccome le generazioni, le quali, quasi ombre,

l’una dopo l’altra scomparver, così di un scomparver gli audaci: la sposa di Cristo

abbattuta, si leva potente, e sulla loro tomba un trono innalza: è la Chiesa

che sopravvive gloriosa.

 Oh quante glorie non ci offre mai il Divino Sacerdozio! Volete voi vedere

Gesù vivente? Miratelo in Francesco d’Assisi.

 Eccovi in questo poverello il soave e candido poeta delle evangeliche massime.

 Eccovi il benemerito letterato, che al dirvi del celebre professor dell’università

di Pisa non è ad alcuno men caro né inferiore: eccovi non solo il poeta;

ma il più antico poeta in volgar lingua.

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 Non applaudite voi allo zelo di un Domenico che col Rosario salva la Francia?

 Un nuovo Lucifero inalbera in Germania il vessillo di ribellione e dai potenti

protetto distrugge col ferro e col fuoco la Chiesa di Dio, trascorrendo ai più brutali

eccessi. Ma Pontefici grandi per zelo e dottrina difendono la verità ed atterrano i nemici

della fede col più splendido dei concilî.

 Un nobile guerriero depone la spada, impugna la Croce: miratelo il Lojola:

egli è instancabile, è l’apostolo invincibile delle grandi conquiste e gloriose vittorie.

 O marosi di vasti oceani, fate largo allo Zaverio, al mandato da Dio che consolar

deve l’afflitta Chiesa ed aprire alle Indie la via del Cielo.

 Eccoci al rapido avvicendarsi della gloria, se pur fu gloria dei Britannici regi:

quanto al contrario non è essa duratura e gloria vera e desiderabile

quella di Tommaso Moro e delle vittima dell’Anglica persecuzione!!

E la gloria di Carlo de’ Borromei non è grande? Quella dei Camilli, dei Filippi, dei Sale,

dei Vincenzi de Paoli, dei Roberti della Trappa e dei moltissimi generosi che segnarono

de’ lor sudori e sparsero il loro sangue nel vastissimo emisfero del nuovo mondo,

non sono delle Apostoliche e sempre divine fatiche pegni di perenne spirito di Cristo?

 Taccio alla famigerata inquisizione. Ecche? dovrò io distinguervi le scellerate trame

di un mostro Spagnuolo, che, mentre tradisce la patria consegnandola

in balia dei Francesi, tradisce la Chiesa apostatando ed appicca il fuoco

all’Archivio dell’Inquisizione per avere più libero agio di mentire? E poi che entra

la Chiesa nell’Inquisizione; se Voltaire stesso ebbe a confessare non essere già

istituzione Pontificia; ma Regia?

Anzi, i Papi, come osserva lo stesso traditore nel Tom. IV di sue istorie, operarono di tutto

per impedire tale impianto, e, non riusciti, fecero di tutto per diminuire il rigore.

Cosicché quell’Inquisizione stessa, riportata più

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volte a danno della Cattolica Romana Chiesa, da taluno che non sa la storia,

è anzi una gloria per la fede Apostolica la quale giammai temette, né mai astiene

di opporsi anche ai potenti coronati e ai cinti di superbo bisso, quanto temerariamente

operano, ingiustamente giudicano, tirannamente governano. Ma venendo alle glorie

del Sacerdozio, per tacere che dal seme della Chiesa uscirono quei molti

che l’universale storia illustrarono: filosofi sommi, divini cantori profondi politici,

guerrieri di meravigliosa prodezza, scultori celebri, ammirabili architetti, pittori eccelsi,

astronomi grandi, letterati di molteplice dottrine forniti, storici non mai veduti,

sol di volo accennerò, accennerò alla coltura del Clero nelle sacedotali glorie.

 Osservate l’Angelico Tommaso quegli sche svolge la cristiana filosofia:

ammiratene la enciclopedica mente che tanto lo elevò da sorgere e giganteggiare

nel filosofico mondo. Né egli, né il Bonaventura condannarono tutto; ma corressero,

non dispersero; unirono non disgiunsero, recando così non la distinzione;

ma la perfezione ed il compimento della filosofia.

 La missione del Cristianesimo nel filosofico campo iniziata dal Filosofo

per eccellenza, sublimata dagli Anselmi dagli Agostini, si compie nell’Aquinate.

 Sicché il Cristianesimo (dice il Conti) nelle alte sue menti corresse, corregendo

rinnovò, rinnovando compì. E passando alle letterarie gemme quegli aurei libri,

fonti di nostra favella non sono glorie del Clero? e nel secolo dell’erudizione non fu

il Canonico Alberti, il quale col suo mirabile ingegno fece stupire per i suoi lavori?

Non fu egli il filosofo profondo, il latinista elegante, l’architetto meraviglioso, il fisico

insigne, il quale inventò la camera oscura a lente ed il megascopio diurno e notturno?

 Il Poliziano, il Benivieni, non furono degni ecclesiastici ed eccellenti poeti?

 Il gesuita Botero, il Benedettino Borghini l’Arcivescovo Antonino, non sono

dell’Italica favella gloria e decoro? Non è della nostra letteratura il Giambullari

l’Ecclesiastico insigne, lo storico versatissimo nelle lingue

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dotte sì italiane che latine, sì greche che siriache, sì ebraiche che caldee?

 Il Varchi fu storico ed annalista e Giustiniani principe di S. Chiesa.

 Il gesuita Maffei, il Cicala, il Soprani, l’insigne matematico P. Dante, il Servita

Francesco Doni, il Piccolomini, il Della Casa sono del Sacerdozio Cattolico elette gemme.

 Non fu gloria di questo il Tolomei, il Giudicioli, il Bembo? Di più non abbiamo

noi l’archeologo ed il latinista nel Vida e nel Baronio?

 Il Bentivoglio, il Pallavicino, non sono tanto benemeriti alla nazionale letteratura?

Non sono glorie del Sacerdozio Cattolico il Carmilitano Schiaffino, il Salvini, il

Crescimbeni, il Mascardi, il Muratori? I Gesuiti Bartoli e Segneri dite, dite, non sono

nostro decoro e gloria? Ma basta: che non più la finirei se parlar dovessi del Cesari,

dello Spotorno, del Lanzi, del Crespi, del Martini, del Secchi, e di tantissimi altri gloria

e decoro del Cattolico Sacerdozio. Ma osservate, che fra tante glorie, la Chiesa Cattolica

del Dio vivente è perseguitata dal secolo delle mentali aberrazioni. Sì, essa è assalita

nel suo Dio, nei suoi misteri, nei dogmi, in quanto il sacro e di divino raccoglie, da maestri

di empietà e di errore, i quali aal dire del Neker stesso si fanno giuoco del cielo

e della terra: questi infami maestri abbattono gli altari con sacrilega mano e discacciano

pieni di rabbia e di furore gli adoratori di Dio, Creatore del mondo, da quei luoghi in cui

si erano ritirati. Sì, la Chiesa è oppressa nella sua libertà, assalita nei suoi membri:

piange essa perché sono abbattute le guardie del regno di Israello: è imprigionata

nei suoi principi (Franzoni) schiaffeggiata nel Cristo vivente (Pio VII) da un audace

desposta (Napolion I) = ignobil figlio di non chiara fonte =

 Oh la Chiesa vive giorni di sangue e di desolazione! Ma nel cozzar con Dio

si infransero a piè del suo augusto trono, gli sforzi degli empi: la Chiesa duramente

provata; ma dal vindice Divino braccio sostenuta, non perì.

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 Vide ai suoi piedi umiliato il superbo, lo vide prigione in quel Castello,

lo vide piangere in quella camera (a Fontainebleu) ove con tanti oltraggi amareggiava

l’imprigionato Vicario di Cristo (Pio VII).

 Cadde Napoleone (transivi,... ac non erant) ed alla Chiesa nuova gloria,

vita perenne splendido trionfo.

 Spettava al presente secolo, l’incominciare quelle stuccanti nenie,

la Chiesa Cattolica aver degenerato da’ suoi principî, il Clero essere ignorante,

saper di oscurantismo, di bachettoneria.

 Signori, volete veder provata l’ignoranza del Clero? Venite meco.

Eccovi il Certosino Oriani che scioglie difficoltà astronomiche già dichiarate

insolubili. Eccovi il Gesuitismo il battaglione sacro della Cattolica Chiesa, e i guerrier

della morte nella strenua difesa del Papato.

 Questo stuolo di forti, tanto perseguitato quanto grande, fa stupire il mondo

nel De Vico. A questi le meraviglie scoperte e l’annunzio di quella grande cometa,

dinanzi giammai veduta.

 È il Gesuitismo che forò un Terzi-Lana, ed in Lui diede alla scienza

il celebre religioso, che cento anni prima del Montgolfier, inventava gli aerostati muniti

della famosa barca volante.

 È il Gesuitismo che, nell’immortale P. Secchi, trovava la legge dell’inclinazione

dell’ago magnetico, valendosi pel primo dell’elettricità.

 Gesuita è il P. Pons, francese, che diede tanto impulso al progresso delle lingue;

gesuita il Franco, il Cornoldi il Liberatore, il Palmieri, il Card. Pecci, il Card. Mazzella

e cento altri l’un più dotto dell’altro.

 Il Clero ignorante? - Ma non è il Benedettino Piazzi che accresce il catalogo

delle stelle fisse? Non il Barnabita Frisi che inventò il parafulmine? Non l’Abate Moigne

l’oracolo della Francese Accademia? Ma gli Alimonda, i Parocchi, gli Zigliera,

i Caperelatri, i Sanfelici, i Battaglini non risplendono per enciclopedica dottrina?

 Signori, non è il P. Beccaria che innalza il gabinetto della Torinese Università?

 Il P. Denza non è gloria?

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 L’ecclesiastico Prof. Candeo non frena i mali serpeggianti della viti cultura?

 Non è il Rettore del Sem. di Catania Mons. Cinque-Mani che inventò giorni or sono

il famoso orologio: senza ruote, senza molle, sempre in moto, che meravigliosamente

suona? Non è Carmelitano quel Paolino che pubblica la prima grammatica di sanscritto?

Non è il Gesuita Taparelli l’inventore del violicembalo? Non gesuita quegli che empì

il mondo di stupore col suo vocabolario turco? E chi non sa del genio di un Mezzofanti?

dell’Abate Cerebotani che inventò il metereometro - autotelegrafico?

 Non è un Valperga e Caluga che innalzano le latine e greche lingue? - Ma no,

Signori, siamo ignoranti ed ignorante la religione che filosofò con S. Tommaso

ed Agostino, cantò con Fenelon, con Dante, con Tasso, tuonò con Bossuete col Segnen,

pinse con Raffaello, scolpì con Michelangelo e beneficò con Vincenzo e con Don Bosco!

 Che se l’ignoranza nostra sta nei misteri della fede lasciate che rispondi col Moore:

«Salute, salute, e Chiesa una e verace; o Tu che sei l’unica via della vita e i cui tabernacoli

non conoscono la confusione delle lingue! L’anima mia riposi all’ombra

de’ tuoi santi misteri, lunge l’empietà e la fede imprudente che vorrebbe scandagliarne

i segreti. Tu ragiona: io ammiro; disputa: io crederò; veggo l’altezza

quantunque io non ne pervenga a tutta la profondità.» Ma la Chiesa degenerò

da’ suoi principî : così almeno vorrebbe il rabbioso filosofismo moderno. Stolidi! la Chiesa

e di istituzione Divina, e Dio non vien meno alle sue opere. Ella splendida sorge

ed immutabile, fulgida di maestosa santità e di glorie nei caratteri medesimi

della primitiva.

 Non numera uno stuolo di banditori della Fede, di sentinelle avanzate della civiltà?

Non vanta i suoi mariti?

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Non miracoli divini e portentose istituzioni? Non glorifica se stessa ne’ suoi santi

di ogni tempo e di ogni luogo?

 Eccovi gli apologisti del vero, eccovi mirabili conversioni!

 Non va essa adorna di alte menti che la reggono, di preclara carità di fortezza virile?

di sempre giovanile coraggio?

Ecché? Svolgete i suoi fasti: eccovi la prova più stupenda della sua divinità.

 Dopo XVIII secoli di lotte il suo vessillo, la Croce, spruzzata dal sangue di Gesù,

sorge gloriosa fra tante persecuzioni, faro e luce delle nazioni, consolazione dei popoli,

che trovano in Essa un balsamo per ogni ferita, per ogni pericolo un arma

e la pace dei cuori!

 Vedetela la Romana Chiesa, assalita nei dommi, dispersa nelle istituzioni,

calpestata ne’ suoi diritti, trafitta ne’ suoi figli più diletti, ludibrio delle genti vendute,

scherno di fanatiche turbe:

Soffre - Combatte - Prega.

 Languisce il Vicario di Cristo in balia, e fra gli insulti quotidiani, di empi

e sciagurati suoi figli. Prigioniero nell’inconcussa rocca Vaticana, ove sedea Sovrano

e Padre piange l’ingratitudine de’ figli e prega!

 Le minacce, le leggi, il carcere, l’esilio: tutto si usa per soffocare la voce della verità,

anche la congiura del silenzio, ancora la morte!

 Si vuole il totale annichilimento del Cattolicismo e della Cristiana idea.

Si vuole sotto una larva di indipendenza con gli epiteti lusinghieri di risorgimento,

progresso, libertà, fratellanza, abolire il culto cattolico. Mentre solo nel Vangelo

l’idea di fratellanza ritrovasi, mentre la sola carità cristiana spiana la via alla libertà,

al progresso, alla fratellanza, alla civiltà e alla gloria pura ed eterna.

 Si paganizza l’istruzione, si attossica la gioventù nell’ateismo e col materialismo,

strappando dal loro cuore ogni dolce speranza, dalla mente ogni nozione di vera morale,

di autorevole giustizia di virtù e di bene.

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 Si vuole ad ogni costo sterminare la Religione di Cristo e, come ben scrisse

il venerato Pontefice della virtù non meno che della sapienza, il grande Leone XIII,

si agogna strappare dal cuore la fede e riseppellirci nelle tenebre del gentilesimo.

 O Religione Santa! la voce della verità, la giustizia in te combattuta e le tue vittorie

sempre più splendide, altamente ti gridano religione vera, ti venerano quale Sposa

di Cristo!

In Te Cristus vivit Cristus regnat - Cristus imperat.

 Eccovi il miracolo più stupendo del secolo XIX.

 Apparirono le più alte menti, legislatori celebri, politici onnipotenti,

guerrieri valorosi, fiumi di eloquenza, cantori divini, filosofi e teologi dottissimi e profondi e nel corso d’un secolo nell’oceano del tempo scomparvero!...

 Sorgono le più gigantesche figure arbitre di secoli e dall’apice della gloria all’oblio

silenzioso trascinate nei vortici e nell’abisso del tempo scomparvero!

 La fulgida loro gloria s’annebbia e man mano dileguasi a guisa di vaga cometa

che compiè il suo corso negli spazî del firmamento.

 Dall’alba dell’adolescenza vede l’uomo comporsi nazioni sollevarsi troni, ed avanti

ch’ei giunga al tramonto della vita si giudica, si comanda, si impera... - e dall’impero

all’esiglio... e dai ceppi al patibolo!

 Verità sì reale e manifesta quanto lagrimevole: - È Storia!

 Alle frodi, alle nequizie, ai delitti della superbia e della tirannide sottentrano

le folgori del Sinai: alle glorie, ai trionfi.... un sepolcro!

 Fra tanti sconvolgimenti un uomo solo resta, un solo trono!

 È un vegliardo che, da XIX secoli, sfida l’idra infernale che degrada l’umanità,

sconvolge le nazioni e ne ribella i popoli. - È un trono che da XIX secoli sorge inconcusso

ed immobile sulla immobilità della fondamentale, colonna della Chiesa.

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 È il Pastore venerando che da diciannove secoli insegna al mondo la civiltà

e la scienza, che sollevando i doveri dell’uomo col balsamo della preghiera,

lo dotò di naturali e sovrannaturali diritti. Gli spiega il bisogno di una Religione d’amore,

gli addita nella Croce della Cattolica Chiesa lo splendore del bello e del vero

ed eleva la mente alla sublimità dei misteri di un Dio!

 Trema l’empietà al suo sguardo; forza è che scendano dai seggi loro i principi

e depongano i diademi superbi agli augusti suoi piedi.

 Personificazione di Dio, donde l’autorità ha sua vita; Egli solo può unire alla forza

il diritto, innalzare il mortale a giudice supremo di una nazione e renderlo

doppiamente sacro cingendolo in fronte a nome di Dio.

 L’instabilità dei popoli scuote i troni, l’empietà non di rado li atterra.

 Dove gli altri han fine sorge il trono di questo Vegliardo; - sovra una tomba gloriosa!

- Non vacilla, né crolla no; ma cattedra suprema di verità e di giustizia resiste

e quasi sovrana, attraversa i secoli.

 Dall’eccelso seggio sta l’Angelo ed il Maestro delle genti, il Padre,

il Giudice del Mondo!

 Sovrano e Pontefice sommo: - alla incostanza dell’uomo oppone

gli immutabili suoi atti, all’errore l’infallibilità della sua dottrina.

 Erra chi i suoi insegnamenti disprezza, s’infrange ogni trono che cozzi

temerariamente col suo.

 Abbattuto, quasi risorge; soffocato di vita novella rivive e canta le vittorie

del Signore.

 Strenuo nelle lotte, invincibile ovunque, siede sovra il trono di Dio e sul sepolcro

dei secoli stende il manto di sue glorie e de’ suoi trionfi!

 Pontefice e Sovrano: benedice l’umanità, e ad un tempo collo scettro governa.

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 Impera sul mondo, ed offre l’ostia di espiazione e di pace.

 Oppresso e prigioniero dall’Italico Governo: dalla rocca di Sion - ultimo baluardo

della civiltà - unico tribunale di giustizia - estremo rifugio e tempio della Religione

di Cristo: incivilisce le nazioni moderne precipitate nella deploranda ad errazione mentale

del Paganesimo. -

 Sovranamente giudica e la parola sua nobilita gli umani giudizi e,

divinizzandoli quasi, ne fa l’eco ai decreti del Cielo!

 Benedice: - e lega le anime dei viventi a Dio

 Benedice: - e solleva gli spiriti dalla espiazione alla gloria

 Benedice, dall’infiorato carcere, con la Croce della civiltà e della giustizia,

alla ingratitudine del mondo e benedicendo perdona!

 Questo Padre, questo Re, questo Dottore e Pontefice Infallibile che sorgerà domani

negli inviolabili e sacrosanti diritti della sua temporale Potenza, per eternamente vivere

sulla potestà delle tenebre: - è il mansueto e formidabile Leone di Giuda - e il Papa!

E la Chiesa?

 La Chiesa Cattolica Apostolica e Romana fiduciosa e tranquilla fra tante lotte

e fra le più furiose tempeste vive la Cattolica Romana Chiesa vive e trionfa!

 «Bella, immortal, benefica Chiesa ai trionfi avvezza

 Scrivi ancor questo!...»


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         Sem. Orione Luigi di G.

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