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+ Roma, il 16 Aprile [1]913
Eccellenza rev.ma, [Bandi]
Nella udienza n che vostra Eccell. rev.ma si degnava concedermi prima di partire,
ho detto a v. Eccellenza che le avrei fatto conoscere ciò che qui avessi saputo
di quanto si riferiva al discorso che vostra Eccellenza mi teneva.
Ora poiché non ritorno subito, amando trovarmi a Roma,
se il pellegrinaggio diocesano si effettuata, mi fo’ dovere tenerla informata
che ho poi parlato con il p. Lugano, ed egli mi confermò essere vero
che in questo frattempo fu dall’Emin. Card. Rampolla con un signore della nostra diocesi,
e che infatti si era parlato pure di v. Eccellenza rev.ma, e specialmente
dello stato di sua salute.
Ma ho potuto rilevare che la conversazione, avuta da essi col Cardinale
era alquanto diversa di quanto era stata raccontata costà.
E quanto alla situazione di v. Eccellenza rev.ma, il pensiero del padre Lugano
sarebbe sempre lo stesso, che già ebbi a manifestare a vostra Eccellenza.
Questo padre mostra un singolare affetto per la diocesi e per vostra Eccellenza.
La salute del S. Padre va un po’ meglio. Per le preghiere che si levano da tanti cuori
si confida che Iddio lo vorrà presto guarire perfettamente.
Sarà tuttavia difficile che gli concedano di ricevere tanta gente e così presto.
Alcuni giorni prima che io giungessi, ho saputo che è venuti in Roma
quel don Castelli, che è parroco di Pizzocorno, e che andò da Mg.r Perosi
a raccomandarsi per riuscire arciprete, o prevosto che sia, ad Arquata,
ma che non gli diede nessuna speranza di appoggio,
e che gli disse di presentarsi ai concorsi.
Ritorno
a supplicare vostra Eccellenza di guardarsi attorno e di scusarmi
se
Le scrivo questo.
Vengo
a conoscenza che a Tortona c’è chi va sussurrando e spiando,
e
poi mette su questo e quello, dicendo parole che non possono essere
secondo
lo spirito di Dio.
Non
così educava il giovane clero il Venerabile Cafasso.
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