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[l’azzurro corsivo è grafia di altri]


Copia conforme che favorisci restituirmi

per l’Archivio della Congregazione


 +         [Tortona,] 24 / II 1916


 Eccellenza Rev.ma,


 Chiedo scusa del ritardo a rispondere al suo telegramma.

Mi son presa la libertà di telegrafare a v. Eccellenza rev.ma, perché dovevo partire,

ma quando giunse la risposta ero già lontano.

 Come dissi, aveva destinato quel padiglione a ricovero di orfani,

e così sperava anche di salvare un sacerdote, [dal militare] che avrei mandato

a far loro da Direttore, come feci per don Mario e per altri, perché,

trattandosi di orfani dello stato, avrebbe ottenuto l’esonero.

Ma il 24 corrente (ho ripresa questa lettera oggi 27, perché dovetti interromperla)

ho telegrafato a Reggio Calabria che facessero iscrivere a Reggio stesso,

alcuni già destinati a Messina; e, nei passati giorni, ad altri

ho potuto dare diverse destinazioni.

 Quanto a salvare il sacerdote, il Signore spero che mi aiuterà altrimenti.

E così quel padiglione resta libero. Ora, quanto a cederlo definitivamente,

lo avrei fatto spontaneamente anche prima d’ora, se non vi avessi speso colà,

nella casetta in muratura, nei bagni ecc., alcune migliaia di lire,

che non erano della s. sede. Ho fin vergogna a dire quanto ci ho speso,

perché sento che mi hanno veramente tirato su per l’osso del collo.

Io credeva di rifare poi la Piccola Congregazione con una somma

che mi è stata promessa allora, ma che non ebbi più. A voce, in caso, dirò di più.

 Stando così le cose, e risultandomi che dove ora abbiamo la chiesa

si dovrà forse aprire una strada, mi pare che da parte mia non potrei cedere

quel padiglione definitivamente, perché, a guerra finita,

se la Congregazione ne avrà maggior personale (ora sotto le armi sono circa 50,

tra sacerdoti e chierici), o se fosse sloggiata dalla chiesa, esso possa servirsi

del padiglione dove ha fatto delle spese con danaro proprio. Che se però

v. Eccellenza rev.ma credesse, pel maggior bene delle anime a lei affidate, che io debba,

ciò nonostante fare subito la cessione definitiva, non ho nessunissima difficoltà di farlo,

dopo che ho ora candidamente esposto quanto sopra: sentendo di essere,

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benché assai indegnamente, figlio della Divina Provvidenza, o almeno

desiderando umilmente di divenirlo, e lo farei anche con gioia nel cuore

per atto di filiale ossequio alla Autorità della chiesa.

 Diversamente farei una cessione puramente provvisoria, non solo del Padiglione,

ma di quanto vi è d’infisso (bagni, cucina, etc.) fatte da me

con verbale di consegna di tutto - ben lieto che quel locale e quanto ancora vi è,

possa servire a fare del bene, anche vi siano altri a farlo, purché il bene si faccia.

Mi scrisse p. Aliffi, che un padre Gesuita parlò di passarci un affitto:

non se ne parli neanche. Vorrei poter avere denaro, che ne manderei volentieri

a quelli che vi lavoreranno a tirar anime a Dio. Quello che si lasciasse anche di mobili

(quello che c’è io non so) sarà un modesto contributo, che si è felici di portare al bene

che da altri vi si farà.

 In attesa dei suoi riveriti ordini, bacio a v. Eccellenza rev.ma

con affetto riverente il sacro anello, e la prego della santa benedizione.

 Di vostra Eccellenza rev.ma dev.mo servo in Gesù Cristo e Maria SS.ma


           Sac. Orione Luigi

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