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[+] [Tortona,] 2 maggio [191]7
Eccellenza Rev.ma,
Solo oggi ricevo l’invito del 23 aprile di recarmi da vostra Eccellenza.
benché
esso abbia la data del 23 aprile.
Come
vede, non sono ero a
Roma dove mi fu indirizzato.
Forse tardarono a mandarlo credendo vi potessi venire. Desideravo bene di venirvi
per la beatificazione del Cottolengo, ma sia fatta la volontà di Dio.
Ho mandato un sacerdote mio confratello, certo don Sterpi, che è tuttora a Roma.
Egli è religioso di molto buono spirito e meritevole di ogni fiducia.
Se vostra Eccellenza credesse di parlare a lui, io lo manderò da lei, oppure,
se crederà, gli può dare per lettera quanto crede.
Che se fosse cosa per cui desiderasse che venga in persona, io lo farò
appena che possa, poiché mi trovo con poco personale, e, in questi giorni,
solamente di questa Casa, me ne andranno dieci sotto le armi.
È poi da jeri che qui a Tortona abbiamo la dimostrazione socialista
di buona parte del popolo, anche dei paesi vicini, e dirò che sembra un principio
di rivoluzione.
Hanno saccheggiato negozî e rotti i vetri di molte case.
I vetri delle finestre dell’Episcopio sono tutti infranti: le cucine economiche
furono invase e rotte pentole, tavole, piatti; il nostro oratorio festivo, che è in Vescovado,
fu come distrutto: infrante porte, sbarre, giuochi, e l’Episcopio al pian terreno invaso.
Jeri ci ruppero due porte di questo Istituto e infransero dei vetri.
Mentre scrivo, la dimostrazione continua con bandiere rosse,
e pare vogliano continuare anche domani.
Noi siamo chiusi in casa con un picchetto di soldati; e così in Vescovado.
Sono contento quasi di non essere venuto a Roma per questi orfani
che sono molto spaventati.
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