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 Eminenza Rev.ma,


 Chiedo scusa di rispondere solo ora alla venerata lettera

di vostra Eccellenza rev.ma, che porta il n. 143/21 e che riguarda il sac. Camillo Gorani.

 Questi è stato mio alunno e poi chierico di questo Istituto.

 Lo dovetti poi, con dolore allontanare per gravi motivi e delicati motivi,

e dopo averlo esperimentato di una doppiezza e scaltrezza a tutta prova.

So che eser f Fatto sacerdote in diocesi di Ba so che era molto dedito ai negozî secolari,

e che dovette pri ultimamente fuggire di dove era parroco,

ma i veri motivi veri di questa fuga li ignoro non so.

 Il sac. Francesco Milanese, arciprete di Molino dei Torti, in diocesi di Tortona,

parroco del ori paese di origine del don Gorani e suo benefattore, da fanci mando

me lo condusse fanciullo mi scriveva di lui il 25 febbrajo la lettera che unisco,

e che, per più facile intelligenza mando anche trascritta per dattilografata

nella parte che si riferisce al don Gorani.

 Avverto che la sorella del don Gorani, di cui si parla nella lettera,

ora è quella che abitava con lui, e che egli faceva andare vestita da gran signora,

sino al punto da a suscitare gravi e disonorevoli dicerie al riguardo.

Di automobile Per andare al paese suo poi non occorreva prendere

che si prendesse un’automobile, perché già vi è la corriera,

ed essendo egli figlio di povera famiglia la cosa si comprende come

non doveva dovesse la cosa fare buona la migliore impressione.

I Quando poi seppi che Mg.r Albera aveva accolto incardinato in diocesi di Mileto

il Gorani, io lo lo avvertî Mg.r Albera e lo pregai di non fidarsene;

ma Mg.r Albera è un po’ cieco sul Gorani.

 Questo dico con ogni riservatezza, e col dolore timore

che gli prepari dolorose sorprese.

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