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Eminenza Rev.ma,
In ossequio al desiderio di v. Eminenza di volerle significare
quale sarebbe anche oggi il mio pensiero sul can.co Francesco Petitto di Mileto,
devo
promet far presente che
sono passati forse sei anni
da quando venni interpellato la prima volta da codesta sacra Congregazione
su detto ecclesiastico, né credo di averlo più veduto almeno da quattro o cinque anni.
E
in diocesi di Mileto
Non
ricordo più non ci fui più che e in occasioni fugaci
Non
posso sto ora più
esattamente a ricordare ciò
che ne ho scritto quanto ho riferito.
Ricordo però che, quantunque sua Eminenza il sig.r Card. De Lai
mi avesse scritto che il can.co Petitto non era proposto che per la più ristretta diocesi
della Calabria, cioè per Bova, che conta solo una dozzina di piccole parrocchie,
pure, dopo qualche mese di indagini, avvicinandosi il Concistoro,
e
avuto sentore che si premeva per quella
nomina, ho dato un telegramma
pregando di sospendere quella nomina.
Le
indagini furono molto laboriose e
diffici dati i e piene di difficoltà,
per
circostanze particolarissime di e la
particolari date le passionalità tra
di quei paesi,
anche tra il clero. Ebbi poi altre insistenze, e solo potei rispondere
a circa un anno di distanza, perché non ero mai tranquillo.
Le informazioni date, senza nulla detrarre al rev.mo can.co Petitto, -
del
quale anzi non ho lasciato dal mi
sono fatto scrupolo di porre in sereno
e
giusto rilievo le buone qualità e i meriti, - mi pare che
fossero tali che egli si potesse
in mancanza di soggetti migliori per quelle terre
pur
prendere in qualche qualche
considerazione, tenuto conto di riflessioni diverse,
ma senza troppo entusiasmo.
A
me pareva e fare pare
che a lui, arciprete della Cattedrale
e
rettore del Seminario e allora
investito di altre mansioni,
poteva
potesse poteva anche
bastare il vasto campo di lavoro
che
Dio già gli aveva ho aveva
assegnato, senza menare lamenti né fare
farsi sentire
come
un’anima non quieta, non in
pena, poiché si dovrebbe né che
per
posti di tale responsabilità far p né
interessare e quasi né
far pressione
su
altri Vescovi per posti
di tale responsabilità, poiché la dignità episcopale
è pur sempre un peso formidabile agli angeli stessi.
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