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Caro Monsignore,
Mi spiace di non poter venire in persona,
perché tra qualche ora devo partire per Avezzano.
Dopo
che io venni a casa
loro, partî, quella notte stessa per
Tortona,
dove
arrivai alle 15 del venerdì successivo per riposare
ripartire il dì seguente,
cioè sabato mattino per Roma.
Ma
intanto trovai a Casa Tortona
una lettera di suo fratello,
che
non mi parve serena. poiché Io
parlai ad Americo come dovevo
e
gli dissi comandai come
avevo promesso a lei. di partire con me
Don
Sterpi era assente, e solo lo vidi
vedemmo pochi minuti alla stazione
perché
mentre io ripartivo per Roma ed egli giungeva da
Sanremo.
Trovai Americo molto freddo con me; e forse sospettoso,
e
si chiuse in una specie di mutismo.
Credetti di non doverlo prendere alle cattive, come eravamo rimasti d’accordo
con sua mamma e con lei.
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è i
Quindi non lo castigai. Dissi però a don Sterpi di persuaderlo alle buone.
Poi
N Ma dopo che venne suo fratello e Attilio, ed ho
riferito tutto
ma non dissi che la lettera mi fece dispiacere.
Ma poiché ho capito che la famiglia vuole addossarmi delle responsabilità
e che è impressionata dello stato di salute del figlio, io ho dato ordine a don Sterpi
di
farlo portarlo a far
visitare da una celebrità dal
celebre medico prof.
Cantù,
che è professore alla R. Università di Pavia, e le mando la qui unita dichiarazione
per loro tranquillità.
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