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 Godere sempre


 Chi ama Dio, gode sempre.

 La vita è tutta seminata di spine e di rose, di gaudio e di dolore. -

Il dolore, senza Dio, confonde, irrita, dispera l’uomo; ma, dove vi è un po’ di amore di Dio

il dolore cangia natura, - addiviene, ad un tempo, dolore ed amore, diviene consolazione

e piacere, e, senza cessare di essere dolore, è fatto amore dolcissimo di Dio.

 Chi ama Dio si piglia in pace le pene e le afflizioni di questa breve vita,

e guarda, in su e trova il Signore, e guarda in giù e trova il Signore,

e da per tutto trova il Signore, che lo consola, perché egli lo porta dentro di sé,

e fin nella punta delle sue spine trova il Signore,

e là anzi trova che il Signore c’è proprio tutto, e che è proprio lui,

con tutto un sapore dolcissimo, che non vi so dire; ma che sanno bene le anime

che lo amano perché Gesù, diceva il buon padre Ludovico da Casoria,

Gesù si ama si gusta in croce, e chi non lo ama in croce non lo ama affatto,

e non sa che sia Dio, perché non ha mai gustato il suo Signore.

 Gesù in croce è ben più che la dolcezza del monte Tabor, ben più, ben più!

o dolci spine, o dolori dolci di chi ama Dio, siete ben dolci, se, parlando di voi,

ogni più eloquente parola è sempre insufficiente!

 Chi ama Dio, gode sempre. - Nell’amore di Dio consiste la nostra perfezione,

e quelli che vivono di questo celestiale amore celestiale

hanno il dono di mutare in rose le spine e in soavissime dolcezze le pene più amare

della vita. In essi è un’armonia di terra e di cielo, una luce e un fuoco,

in cui ciò che è terreno s’irraggia e s’infiamma di ciò che è celeste

e tutto diventa celeste.

 Molti vi sono che patiscono e si lamentano: perché non amano; -

non vedono le croci e le spine nella luce dell’amore di Dio, e quindi sentono tutti i dolori

e li sentono più gravi ancora di quel che siano. Ma quello che a tanti nostri fratelli

par amaro diventa, a chi ama il Signore, molto dolce e saporito,

onde Sant’Agostino diceva: amaritudo nostra dulcissima!

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 Non vi è cosa più facile né che renda più soave qualsiasi dispiacere

che l’amore di Dio.

Fasciculus myrrhae dilectus meus mihi! - è un fascetto di mirra il mio Dio per me, -

così parlavano i santi, perché amavano davvero e tanto il Signore.

E non dicevano mica fascio, ma fascettino, perché ogni gran pena parea loro molto piccola

e leggera pel grande amore di Dio che era in essi; fasciculus myrrhae -

un fascettino di mirra, e aggiungevano mihi - a me! - cioè a chi ama Dio,

tutte le tribolazioni si fanno fascetti piccoli, cose da nulla, pagliuzze dolcissime.

 Se a te i dispiaceri e le tribolazioni sembrano fascio grande e pesante,

è perché non ami ancora bene il tuo Signore; vedi, tutto viene da mancamento di amore,

e perciò piglia questo per segno se hai poco o grande amore di Dio:

pajono sempre più grandi i dolori quanto più poco è l'amore. e vive or

 Ama tu molto e focosamente nostro Signore, e non solamente non sentirai pena

né fatica, ma sapore e gusto: ove è amore di Dio, non vi è afflizione:

sua dolcezza di paradiso chi ama Dio, gode sempre!

 Chi ama Dio, gode sempre: il dolore non si differenzia più dalla gioja,

e diventa tutta una gioja la vita, ed è un paradiso. Fin la passione di Cristo nella sua morte

diventa una gran gioja, e la gioja, e la vita del mondo.

 Oh quanto è bella la vita di chi ama Dio! quanto è bella la vita di chi ama Dio!

Il gaudio sereno dell'anima è l'unione col suo Dio; quanto più il cuore si stacca da sè

e dalle vane cose, tanto più l'anima gode e si letifica nel suo Signore.

 Il cuore dell'uomo, se non è soddisfatto, non è contento.

Può il cuore mondo riempire il cuore dell'uomo? Ci vuol altro che il mondo

per accontentare l'uomo! Ci vuole un'altra cosa dunque, un bene che non sia terreno:

ci vuole Dio! - Solo Dio!

 Dio solo basta - Chi ama Dio, vive di Dio, e gode sempre!


         Il povero prete peccatore

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