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 +         Tortona, il 6 / 6/ [19]13


 Carissimo don Contardi


 Sono giunto stanotte da Torino, e don Sterpi, mi diede notizia

di un vostro telegramma, giunto jeri, con non so che minaccia -

pel rilascio di un attestato di ottima condotta al figlio del sig.r Dottor Tortorano

da parte di Dondero.

 Stamattina mi giunge il vostro espresso del 4 corr.,

che sempre si riferisce alla stessa cosa.

 Ecco dunque, caro Contardi: ho visto la lettera che l’egregio sig.r dottore

ha inviato a don Dondero in proposito, e anche la minuta che egli dà

della dichiarazione da rilasciarsi.

 Ora una dichiarazione come quella voluta dal dottore non è possibile,

almeno a parere mio e di altri meglio di me assai.

 La forma di essa, e la assoluta esclusione di ogni e qualunque mancanza del figlio,

la fa tale che lo stesso intelligente dottore, ripensandola, dovrà convenirne.

 Badate poi che nella stessa lettera riconosce che il figlio non si diportò come doveva,

ma poi, per pietosi motivi, esige che lo si escluda «affatto»

 Postillo questa parola, poiché so di sicuro che essa è nella dichiarazione,

benché non abbia qui la lettera sott’occhi.

 Quanto poi al telegramma di jeri, che ho detto a don Sterpi di non farmi vedere,

perché amo non credervi, se esso fosse tale, ciò mi dispiacerebbe, non per noi.

Stiamo attenti ai mali passi. Vadano con calma.

Dondero non è tale da lasciarsi imporre, quando si tratta di simili faccende.

Se non rilascia l’attestato, che si vuole ad ogni costo, segno deve essere

che ha tanto in mano da fare restare ben male chi credesse intimidirlo.

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 Gli amici parlano chiaro, ed io, comprendo fino ad un dato punto

lo stato d’animo del sig.r dottore e famiglia, ma, perché mi reputi amico verace

(ed egli avrà saputo i riguardi usati da me al figlio, come lo consigliai e trattai)

dico la verità, benché possa, come stavolta, spiacere e parere assai dura!

 Tanti rispetti al dottore e famiglia - E voi abbiatemi per aff.mo


            Sac. Orione

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