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+ Tortona, il dì 9 / V [1]913
Carissimo don Lighenza,
Sono lieto di poter rispondere subito alla vostra lettera.
Non ho alcuna difficoltà che vi rechiate subito in famiglia,
ove
certo l’aria nativa
vi sarà certo di giovamento alla salute.
Per tutto il resto che si riferisce al mio pensiero a vostro riguardo
voi
a quest’ora saprete ciò che ne ho scritto a don
Martino.
Che
se egli non ve ne avesse parlato, ditegli pure
che vi faccia pure vedere la lettera mia
per la parte che a voi si riferisce.
Mi sono rivolto a lui perché, malgrado la sua scorza rude,
so
quanto che vi ama
ami, come un fratello,
e e l’ho stimato il più sereno
e capace,
di
dirmi farmi
per la lunga con conoscere la
verità conoscenza che è tra voi
di
dirmi la verità il
vostro stato fisico e morale nella carità del Signore.
Mi
sono rivolto a quello che ho creduto più
a voi più favorevole
e
e mi è parsa la quella
la via migliore per conoscere il vero
vostro stato fisico
e
morale ed ho inteso compiere atto di paterna carità
per le norm
le decidere decisioni
che
avrei dovuto prendere nel Signore per a
bene vostro, con carità di padre
e della Congregazione.
Ciò
che finora io penso di voi è detto in quella lettera: in
complesso
non la ricordo più bene, ma l’ho scritta come davanti al Signore là vi è tutta
e sinceramente la mia anima per voi, per la vostra anima.
Mi
rincrescerebbe che don Martino si fosse, nel comunicarvi le mie pene
per voi,
lasciato
trasportare da qualcuno di quei suoi moti impulsivi.
Ho
Avevo pensato coram Deo a chi doveva rivolgermi,
del
dove avessi dovuto se a voi direttamente o ad altri -
Non
a Ma poi oltre voi nemo perché mi sono mi poteva restare il dubbio
trovato
nel dubbio che foste stato troppo inclinato a scusarvi,
e
portato ad eccessiva larghezza troppo
¨