V059T175 V059P208
[A Sua Eminenza Reverendissima
Il Sig. Card. Ildefonso Schuster
Arcivescovo di Milano]
[Tortona,] Pasqua di Risurrezione del 1939
[9 Aprile 1939]
Eminenza rev.ma,
fin da quando mi sono dato conto che dall’alto si sarebbe desiderata
la scomparsa del nome di «Piccolo Cottolengo Milanese», subito, con la divina grazia,
ho accettato ad occhi chiusi, e con piena adesione di mente e di cuore
abbandonandomi in Dio in silentio et in spe.
Fu anche per questo motivo che nella Conferenza annuale,
tenuta
lo scorso gennaio all’Università Cattolica, non solo
non ho parlato
del Piccolo Cottolengo Milanese, ma sono andato a cercare
la Divina Provvidenza nel Manzoni e, se infine ho fatto una raccomandazione,
questa
è stata proprio per raccomandare alla carità dei milanesi altri i
Istituti di beneficenza
e
nominatamente gl
l’ospizio della Sacra
Famiglia di Cesano Boscone.
Così, dall’annunzio apparso sull’Italia di una S. Messa di suffragio
per l’anima del S. Padre Pio XI alla circolaretta inviata per la Pasqua ai benefattori,
sempre ho evitato tale denominazione, ed ho fatto anche coprire la dicitura
del Piccolo Cottolengo Milanese che sta sulla Casa del Restocco.
È rimasto un certo quantitativo di carta intestata
che ho ritenuto di poter ancora usare, tanto per non sciupare roba.
E
in questo frattempo ho fatto pregare ed ho mediata
iniziato, fra quei
nostri poveri,
la «laus perennis», come al Cottolengo di Torino, e come già si usa
negli altri nostri Piccoli Cottolengo d’Italia e anche d’America.
Fatta questa premessa, che sentivo tanto doverosa per quella devozione indicibile
che mi tiene oggi e sempre in ginocchio e pronto a vedere e a benedire
nella volontà di vostra Em.za rev.ma la volontà del Signore, le chiedo venia
se mi permetto di esporre, serenamente, per un puro senso di verità, la situazione,
così
come mi pare in Domino, che si presenti
di diritto e di
fatto. E ciò faccio
dopo mesi che ho posto la cosa ai piedi e nel cuore di nostro Signore Gesù crocifisso.
V059P209
Quando, nell’autunno del 1931, sono venuto da vostra Em.za rev.ma
a chiedere il suo venerato assenso e la benedizione per iniziare, col divino aiuto,
un’umile casa di carità in Milano, e propriamente a Villa Restocco,
Le
parlai subito di un Piccolo Cottolengo. ai
mar
Avevo
prima esaminata minutamente
nel Signore la
posizione,
anche preoccupato di non fare un doppione in Milano. Tengo ancora
la guida ufficiale del clero della diocesi di Milano del 1931, di cui mi sono servito.
Avevo
Ho passato in rassegna
tutti gli Istituti di beneficenza di Milano e dei dintorni.
Ne ho trovati alcuni con nomi similari a quello della mia umile Congregazione,
così i Figli della Provvidenza, così l’Istituto del mio indimenticabile amico
don Luigi Guanella, ma non ne trovai alcuno che portasse il nome di
Piccolo
Cottolengo Milanese, come io desideravo
vagheggiavo,
onde venni ad esporre a vostra Eminenza quel mio desiderio,
sicuro di non togliere il nome ad alcun altro Istituto, né creare confusione.
Vostra Eminenza fu tanto paternamente benevola e volle subito concedere
quanto desideravo; tanto che io credetti opportuno far notare
che non si sarebbe poi trattato di piccola cosa... Siccome non sono io che faccio,
ma
sento che è
la mano della Divina Provvidenza, e ciò che di buono c’è,
è sola e tutta cosa sua, le accennai che non una sola casa, ma altre case
sarebbero poi sorte: come tanti Piccoli Cottolengo, destinati col tempo
a stringere tutta Milano in una cerchia di carità, come si sta facendo a Genova,
a
raccogliervi ques molti
nostri fratelli più reietti, guardati,
dagli
occhi della di
certa gente, come i rifiuti della Società,
per
quelli che sono ritenuti
come rottami umani.
Ma vostra Eminenza, con mia grande gioia, non si spaventò, non pose restrizioni:
gradì lo scopo, lo spirito, il nome e diede, con la sua benedizione,
la
sua approvazione paterna.
Vos
Passarono
due anni vostra Em.za venne informato delle trattative in corso
Le trattative in corso per l’acquisto di Villa Restocco,
delle
quali avevo pure
informato vostra
Eminenza, durarono ben due anni,
a causa del «piano regolatore», e solo il 7 aprile del 1933,
venerdì dei dolori di Maria Santissima, io inoltrava la debita domanda per iscritto
a vostra Em.za, dove pure parlavo del Piccolo Cottolengo; solo promettevo
a
dato tale
nome una parola per la vergogna che sentivo, io, così vile
peccatore,
di
avvicinarmi, in qualche modo, alla fede, e alla carità tanto
grande che ha infiammato
quel
grande Santo alla fede,
alla carità Padre dei
poveri più abbandonati.
Esperite
tutte le pratiche, canoniche
e legali, il 4 novembre
1933,
festa di S. Carlo, il Piccolo Cottolengo Milanese iniziava la sua umile vita
nella povera Casa di Restocco, già aperta a tutti i venti, e diventata, nel frattempo,
covo di mala gente.
E
fu, sin dal suo primo istante, Piccolo Cottolengo Milanese,
S sotto
gli auspici
di San Giuseppe Benedetto Cottolengo.
V059P210
A tale indirizzo, il 21 novembre dello stesso anno,
accompagnavo con lettera la prima ricoverata che la Divina Provvidenza ci mandava.
Sotto tale denominazione la Casa apparve subito nell’elenco telefonico;
con tale diciture ebbe intestata subito la sua carta.
Sotto
tale Col nome di Piccolo
Cottolengo, l’umile Casa cominciò ad essere conosciuta
dai primi benefattori e si andò affermando nella voce del popolo.
Nessuno sollevò mai obiezioni.
Nel settembre del [19]34 io partivo per l’America. Durante la mia assenza
il Piccolo Cottolengo Milanese, visibilmente confortato dalla benedizione
di vostra Em.za e dalla benevolenza di tante anime buone, s Si andò di mano in mano
sviluppando,
e si riempì di povere
infelici. Col crescere
dei poveretti,
la
Divina Provvidenza cresceva anche gli aiuti. La
Il primo acquisto della
Casa
fu
tosto pagato
per intero in L. 50.000, denaro proveniente e donato
da persona non di Milano.
Il Signore vegliava su questi nostri fratelli sofferenti
e non lasciava mai mancare loro né il pane quotidiano né medicinali,
né quanto fosse di necessità alla vita. Furono offerte di povera gente, di lavoratori,
nel primi mesi; poi vennero piccoli sussidi da parte di ditte commerciali e industriali,
come da parte di Istituti bancari.
Io dall’America non mandai nulla: avevo tanti poveri là:
per
qui sentivo che ci pensava il
Signore la Div.
Provvidenza, e, gloria di Dio
confesso
con la testa nella
polvere per terra, che
più d’una volta ho avuto la sensazione
che
i Piccoli Cottolengo, nei quali la misericordia di
Dio del Signore
mi
ha messo portato
a Servirlo nei poveri
Servire Gesù Cristo nei
suoi poveri,
siano confortati e assistiti, in mirabile modo,
dalle visite dello stesso S. Giuseppe Cottolengo, nostro celeste Patrono.
Eminenza
Rev.ma,
L la
carità, e da principio e poi, venne sempre indirizzata qui
ad un’unica denominazione: Piccolo Cottolengo Milanese.
Basterebbe dare una scorsa alla corrispondenza che si è andata accumulando
nei
passati anni. Lo stesso Podestà
comune di Milano,
-
per
iniziativa dello stesso
dell’allora Podestà
Gr. C. Pesenti -
si compiacque di iscrivere a bilancio un piccolo annuo sussidio
a favore del «Piccolo Cottolengo Milanese». E così la Cassa di Risparmio
delle Province Lombarde, la quale mentre ha assegnato nel reparto
della sua beneficenza l’Istituto di Cesano Boscone col suo proprio nome di
«Ospizio Sacra Famiglia», ha pure iscritto il Piccolo Cottolengo Milanese
con stanziamento annuo. Ora, soprattutto il comune di Milano,
come risulta certo anche a vostra Eminenza, ha sottoposto le sue deliberazioni
all’autorità tutoria, autorità la quale, se ne avesse avuto anche solo
il
più comune il
minimo dubbio, non avrebbe assolutamente tollerato
incertezza o duplicati di nomi negli Istituti beneficati.
V059P211
Ed invero incertezze sul nome non ne potevano sussistere.
Difatto l’ospizio Sacra Famiglia di Cesano Boscone, è sempre stato chiamato così,
e mai diversamente. Buoni amici di Milano hanno raccolto un’ampia documentazione
costituita da bollettini, calendari, assegni di c/c postale, inviti per conferenze,
indirizzo telefonico e sulle varie guide, relazioni di giornali, ecc.
Ora da tutta questa documentazione emerge che l’ospizio Sacra Famiglia
di Cesano Boscone mai ebbe a mutare tale nome.
Mi limito ad unire la guida ufficiale del clero della diocesi di Milano del 1931,
quella
stessa che mi servì a principio per le mie indagini,
ricerche,
e
alcune pubblicazioni più recenti: sia
del copia del periodico
trimestrale,
ed altre stampe che illustrano l’opera, veramente benefica e grande,
di detto ospizio per incurabili.
Stando
così le cose, è
necess verrebbe
dolorosa, ma inevitabile,
una
conclusione: il problema del
che si vuole suscitare
del nome,
e
che non ha reale fondamento né dal punto del diritto, né qu
dallo stato di fatto,
(L’ospizio
di Cesano Boscone è per incurabili: il Piccolo Cottolengo è
per
i rifiuti della quelli
che, considerati «roba
da Cottolengo[»],
rottami della Società,
che
non trovano altrove
tetto né pane):
vorrebbe forse esprimere il pensiero
di vedere quest’opera di bene allontanata da Milano? - Accenno solo, a tale riguardo,
al colloquio che il presidente dell’ospizio Sacra Famiglia, Conte Radice Fossati
ebbe con me [nel] dicembre del 1937 al Piccolo Cottolengo Milanese,
presente il rev.mo prevosto di S. Pietro in Sala, don Magnaghi,
e S. E. il Senatore Cavazzoni. Ed è solo per omaggio alla verità,
ma certo con grande pena dell’animo mio, che non posso nascondere la minaccia esplicita
di un alto personaggio della veneranda Curia ad un sacerdote del Piccolo Cottolengo.
Il detto prelato, verso del quale sento altissima stima e venerazione,
certo
ignorando i precedenti scriveva
anche a me nel dicembre del 1937, -
certo ignorando i precedenti, tale lettera, secondo cui avrei dovuto eliminare
e nome e finalità.
La
lettera Questo avveniva nel dicembre del 1937. Prima di tale epoca
Che cosa dovrei pensare, Eminenza rev.ma, se non avessi con me la certezza che,
con la benedizione di vostra Em.za, nonché morire potrà invece, questo chicco evangelico
seminato dalla Divina Provvidenza, svilupparsi sempre più a gloria di Dio
e a salvezza delle anime di tanta povera gente reietta?
E in una forma di assistenza tutta evangelica, di completo abbandono
alla
Div. Provv.za
verso tanti poveri nostri
fratelli, che Sono
guardati
come rifiuti dalla Società?
V059P212
L’esperienza
di questi ultimi anni
e il momento che la Società attraversa,
fanno
sentire tutt’altro che inutile, ma
bensì urgentemente
necessario,
questo
andare della chiesa verso i più umili e i
più sofferenti figli
del popolo.
Ritenevo, peraltro che, dopo le spiegazioni date al Conte Radice Fossati,
tutto fosse stato chiarito; la stessa impressione ricevette S. E. il Senatore Cavazzoni,
nostro buon amico, in una conversazione avuta con Mons. Cavezzali, lo scorso ottobre,
e quindi in un successivo incontro, nel gennaio, con il Conte Radice Fossati.
A mezzo dello stesso Senatore Cavazzoni, cercai pure di vedere Mons. Cavezzali.
Non fu possibile: una volta lo trovai indisposto, altra volta partito per la riviera,
sempre per ragioni di salute.
In questo frattempo mi sono raccolto nel silenzio e nella preghiera.
La
Divina Prov. dovevo, Come
vostra Em.za
ricorderà, nel giugno dell’anno
scorso,
con l’approvazione di vostra Em.za rev.ma, si fece il compromesso
di altri 12.000 mq. di terreno per allargare le tende della carità.
All’
La somma totale del
secondo acquisto è stata in definitiva di L. 953.000.
Lire 300.000 furono versate subito, all’atto del compromesso,
con
l’obbligo di pagare la intera somma entro il decorso marzo. E
i Il 30 marzo dunque,
si
fece l’istrumento
e il pagamento totale e
si pagarono le altre 653.000 lire.
La Divina Provvidenza mandò tutto, senza bisogno di fare nessun prestito,
né con banche ne con privati, perché chi fa tutto è la Divina Provv.za
e San Giuseppe Cottolengo
Come dopo più di quarant’anni che sono a Tortona, non sono mai andato
a casa di nessuno a domandare un soldo, così non sono mai andato in casa di nessuno
a
Milano, né nell’archidiocesi, a domandare un
soldo denaro, perché -
mi è tanto dolce il ripeterlo e cantarlo alla terra e al cielo -
chi fa tutto è la Divina Provvidenza!
Come
ho detto al Sig. Al sig.
Conte Radice Fossati ho detto che non abbiano timore,
che
io Don
Orione non toglierà denaro
a nessuno denaro né a
loro né ad altri,
perché
esso in genere, mi viene da gente che
la molto molto lontana
da noi
e chi non darebbe per le chiese o istituti. Gli ho detto che io faccio pregare i nostri poveri
per loro e che la Divina Provvidenza non mancherà loro mai, ma che ne avranno più che nel passato.
Mi
Ora mi rivolgo, come
figlio a vostra Eminenza,
non tanto per far presenti le ragioni che a mio avviso giustificano e legalizzano
la denominazione di Piccolo Cottolengo Milanese: non tanto per rendere evidente
che
non ho tolto il nome a
quell all’Istituto di
Cesano Boscone,
ma unicamente per implorare dalla sua carità, se così crede nel Signore,
che la Piccola Opera di Restocco riprenda silenziosamente il suo nome:
Questa cosa farà piacere a nostro Signore.
V059P213
Nel dicembre dello scorso anno mi avevano riferito che era uscita
dal venerato labbro di vostra Eminenza una espressione
che
accomodava mi
pareva accomodasse tutto:
Cesano Boscone sia «il Cottolengo di Milano», e Restocco «il Piccolo Cottolengo»
Ed
io ne restai tanto felice! Proprio
E ci credetti tanto più
che in quell’epoca
uscirono sulla Domenica dell’Italia, successivamente due pubblicazioni,
che
mi lasciarono mi
portarono a pensare così.
Quali
potrebbero poi essere L
le conseguenze di un
cambiamento di nome,
dopo
un periodo di anni, e presso l’autorità e presso i benefattori?
non sarebbero
poche
In
un momento che abbiamo bisogno di costruire, certo N
ne verrebbe
certo
un rallentamento nello
slancio col quale i buoni
milanesi circondano, con
cres
per
la loro innata bontà, questo Piccolo Cottolengo
Milanese,
fratello minore degli altri Piccoli Cottolengo che la Divina Provvidenza,
prima
che a Milano, ha aperto
andò aprendo in altre
città e d’Italia e d
all’estero.
Il
nome di «Villaggio della carità» è un bel nome, nome fin troppo
poetico,
ma
certo dice molto meno, meno cristianamente, poco meno
esprime
ciò
la singolar
particolare finalità e
lo spirito della istituzione.
e
come Non saprei poi come
onestamente chiamare oggi «Villaggio della carità»,
quando,
anche per il numero ancora
tanto limitato dei
ricoverati,
questo
Villaggio ancora non esiste?.
E
perché dare un nome più poetico, ma
forse anche un po’
liberalino,
certo meno proprio, almeno per ora, a questa opera di bene,
che
già e così
luminosamente riassunta nel nome e nello spirito
del grande padre dei poveri, che la Divina Provvidenza ha dato alla chiesa e al mondo
in questi ultimi tempi?
Ed
ora E infine chiedo a
vostra Em.za
rev.ma
un’altra precipua carità.
Molti poveri, casi veramente pietosi, bussano insistenti, chiedendo il miracolo
di rapide e vaste costruzioni, che li possano accogliere nel nome Santo del Signore.
Si
degni la Eminenza vostra di raccomandare al
Signore a nostro
Signore,
per la intercessione della SS. Vergine, di S. Giuseppe, dei Santi Ambrogio e Carlo,
nonché di S. Giuseppe Benedetto Cottolengo, che presto si possa cominciare ad edificare,
e
che la Divina Provvidenza, come per il passato, così mi
assista voglia
assistermi
sino
alla fine. Io n Non
andrò a chiedere nulla, ma farò pregare tanto i poveri,
e ho fede che verrà stando in ginocchio ai piedi della santa chiesa,
verrà tutto quello che Dio vorrà.
V059P214
Se, in questa mia fossi trasceso in qualche espressione
non secondo la carità del Signore, Gesù mi perdoni, e anche vostra Eminenza.
E
tutto sia abbruciato dal cuore divinamente affuscato
affocato di Gesù
Cristo,
Signor nostro!
Bacio
con grande venerazione, e, direi, con amore dolcissimo come
di figliolo,
la
sacra porpora, e La prego
di volermi dare una larga benedizione.
E mi abbia sempre per il suo umile e devotissimo in Gesù Cristo
[Sac Luigi Orione
dei Figli della Divina Provvidenza]
¨