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[l’azzurro è dattiloscritto]
Alla giovane che ha fatto domanda di venire da noi
indirizzataci dalle Madri Clarisse [di] Venezia
Roma, li 14 Luglio 1919
Anime e Anime
Buona figliola del Signore,
La superiora mi manda la vostra lettera e quella della madre badessa.
Se sapessi che avete stoffa per diventare una buona stracciona
della Div. Provvidenza, vi accetterei senz’altro, e magari vi manderei dopo ventiquattr’ore
a spargere la carità di nostro Signore Gesù Cristo; ma chissà che birba siete voi,
se in tutto il Veneto non trovate una Casa adatta per il vostro spirito?
ho paura che verrete ancora a gettare sottosopra quella povera baracca,
che si chiama la Casetta di san Bernardino [illeggibile]
voi sento che siete una mezza signora, ed io dei soldi ho molto bisogno,
ma ho anche molta paura. Dunque state bene a sentire come stanno le cose.
Sappiate dunque che noi non siamo niente una Comunità religiosa
come si è soliti di intendere queste cose, ma siamo ancora un pasticcio e un gran pasticcio,
e lo saremo chissà per quanti e quanti anni ancora, almeno finché non piacerà al Signore
di cambiare sentinella. E chi meno ci intende sono proprio io.
Pensate la cosa più povera e misera che si possa pensare,
e voi avrete una qualche idea di quello che siamo. E andando avanti pare che sarà peggio
perché N. Signore mi dice sempre che vuole ancor più spirito di povertà.
Tutto è malandato e molte cose sono rotte; molto disordine
e niente formazione ancora religiosa, come certo voi vi pensate che sia.
C’è una cosa di buono: il santo tabernacolo con n. Signore, e che si muore contente:
questo fin’ora, per divina misericordia, c’è, e anche un po’ di carità c’è pure;
ma ce ne vuole di più, perché di là il Signore vuole che ne parta tanta, tanta.
Voi siete di famiglia per bene, ma quelle straccione là sono quasi tutte fagottone,
quasi tutte molto idiote, che se dite loro di andare a destra, sono magari felici
per l’amore di Dio, di andare a sinistra.
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Insomma tutto quello che potete pensare d’un Istituto di suore là c’è niente,
e la casa è da povera gente, e si dorme sotto i tetti e sul paglione, e peggio ancora sarà.
Neanche la Messa non sempre c’è, e poi quando si esce per sentire Messa
o fare commissione bisogna esser pronte a prendersi ogni improperio, e fango addosso
e pugni e sputi. E poi si lavora, e si fa silenzio molte ore: e quando avrete creduto
d’aver fatto bene, col Divino aiuto vi diranno: siete proprio buona a far niente:
avete capito, che vita dura c’è. E dovrete portare molta pazienza e soffrire, freddo, sete,
forse fame e godere in Gesù Cristo.
Ma sarete buona voi? Pregate e pensateci un po’ bene,
e non credete mica a certe belle cose che vi dirà la badessa. Quella là è una santa
e vede mica tutti i capricci e difetti delle straccione della Provvidenza.
Ripeto: Sono quattro poverelle, e non hanno neanche l’abito da suora,
e anche chi l’ha deve sempre essere felice di lasciarlo per l’amore di Gesù Cristo poverello. Non vi dico altro, ma certo ce ne sarebbe ancora e assai da dire. Basta:
consigliatevi bene con chi dirige l’anima vostra, e poi fate un po’ in Domino.
Vi benedico e vi metto nelle mani della Madonna SS.
Ora poi, se intendete di venire, ve la intenderete con la Superiora.
Il grande pitocco della Divina Provvidenza.
[Don Luigi Orione]
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