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Tortona, il 18 / 1 [1]921
Caro don Cesare, [Pedrini]
Ricevo
la sua lettera del l4 corr. con entrovi
la acclusa la lettera di Comincini
del l3 corr.
Questi
mi dice di avermi già
scritto, direttamente, altra lettera
per
onde avere quel danaro
che pure ora mi chiede. In verità, né qui né altrove
mai
ho avuto alcun scritto dal Comincini. Ho ricevuto invece lettera
lettere da lei,
caro
don Cesare, che e mi
riuscirono sempre gradite, benché forse
non abbia potuto risponderle.
Unicamente
perché il nostro economo io il
nostro economo possa giustificare
l’emissione
del denaro e addebitarlo poi alle Case, cui fu da lei dato, la
pregherei lei
o il
Comincini stesso di inviarmi un conto dettagliato di tutto quello che
lei mi ha dato
e a chi lo ha dato, e di quello che ancora io devo.
Da
parte mia né dei miei vi è n Nessuna difficoltà di
mandare quanto
può risultare a suo credito.
Questo per quanto riguarda la nostra contabilità e il Comincini che saluto
e benedico con affetto in X.sto.
Per quanto, invece, si riferisce a lei, - caro don Cesare lei sa ciò che già le ho detto
a
voce, e che le ho pure scritto. pure
lei ella potrà sempre venire qui,
con Don Orione,
ogni
qual volta lo crederà, e, se qui non si troverà bene, potrà
andare in altre nostre Case
della Divina Provvidenza. Io non voglio con questa mie parole levarla di dove è, no,
ma,
senza fare dei complimenti,
se non si trova bene me lo scriva,
e
combinerò dove metterla. intendo
assicirarla che presso dei figli
della Divina Provvidenza troverà sempre
ogni nostra porta sarà sempre aperta e spalancata davanti a lei. -
Un
sacerdote che come lei ha sempre lavorato come
lei senza altro cercare altro
che di fare del bene, deve pur sapere che ha dei fratelli
che
i quali lo amano in
Gesù Cristo in Gesù Cristo e che non andrà a
finire abbandonato
in un ospedale se sarà vecchio o malato, ma troverà quella carità fraterna
per cui ha lavorato nella santa chiesa di Dio.
¨