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Tortona Casa della Divina Provv.za
il di X di Maggio del [1]921
Caro Onofrio, [Presciutti da Celano]
Sono giunto jeri sera, ed ho trovato la tua gradita lettera.
Non
potrò più scriverti,
come desideri e come io pure vorrei,
lunghissime
lettere una lunghissima lettera, perché ho
mi trovo
con
una vera valanga di lavoro; ma, entro maggio, sarò
di passaggio a
spero essere a Messina di passaggio, e te lo farò sapere:
con
quanto piacere gioia ti
rivedrò, caro mio Onofrio!
Avrei
avuto tanto piacere che ti
fossi fermato a Venezia,
e ci
ho sofferto quando seppi che non c’eri
più te n’eri andato.
Ti
avranno forse trattato forse un po’ un
po’ brusca bruscamente,
anche
perché non conoscevano il tuo carattere, ma non
faccio torto io che ti conosco
so
di non offenderti se ti dico che qualche po’ di torto
colpa
la
devi averla avuta avere
anche tu, e mi par proprio il caso di ripetere quello
che
quel
il detto del Manzoni,
che «il torto e la ragione non si tagliano mai
con un taglio così netto» - Ma, ora, quello [che] è è.
Io
n Non ho mai pensato
dubitato che ti saresti
fossi dimenticato di don Sterpi e di me;
perché
so il tuo cuore, e nessuno, forse neanche te
tu stesso, conosci il tuo cuore
come lo conosce Don Orione
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Ah!
però quanto mi addolora di il
saperti, come almeno
come tu mi confessi,
«lontano da ogni buon pensiero e buttato in mezzo ai vizî»
Cosa
farebbe mai Don Orione per creare
distruggere in te ogni passato di vergogna
e di
miserie morali, e ridarti un cuore puro e
un riedificare e la bellezza di elevarti
ad
una vita ridente di gioje puri
e di ideali purissimi, dell’innocenza
perduta
¨