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[l’azzurro è dattiloscritto]


Una cara visita

Pensieri e voti


 Stamattina ebbi il piacere di trovarmi con due monaci, o meglio,

come li dicono qui, eremiti di S. Corrado. Trovai dei religiosi Sono solitari

molto avanti nella via della perfezione. Mi dissero che avevano altri compagni, e tre eremi,

e che tenevano tener essi in venerazione la Madonna della Divina Provvidenza.

Quest’ultima circostanza mi ha fatto un’impressione così cara che non vi so dire,

e m’ha fatto balenare un’idea.

 Pensai dunque tra me e me: - i boschi e la terra che la Divina Provvidenza

ha mandato all’Opera, e perché non potrebbero popolarsi poco a poco

di questi santi uomini? L’eremita fu sempre qualche cosa di caro nella religione,

è un essere che deve pur vivere nell’Opera della Divina Provvidenza:

vivervi quasi sacrificio continuato, continua voce di amore a Gesù, per la salute dei fratelli!

 L’Eremita! - Uomo che rinunzia alle gioje della famiglia, alle ricchezze,

a tutto che è di quaggiù, e se ne va all’eremo a piegare la fronte al cenno d’un fratello,

che sulla terra gli tiene le veci di Dio.

 Egli segue i consigli di Gesù, e promette osservarli tutti i giorni della vita:

è della milizia che si stringe più davvicino il Signore: e ti segue più animosa:

l’amore di Gesù gli rende facile ogni prova più ardua, fa soave e desiderabile

ogni sacrificio.

 Gli antichi ebbero le loro legioni di forti: l’età dei comuni

delle leghe lombarde e della lega lombarda ebbe le famose compagnie della morte,

dove, l’amore della patria, della gloria, della libertà, più fortemente sentito,

traeva nuovi prodi là ove più viva ferveva la pugna, ove più grande

era il numero dei caduti.

 Ma e Cristo non avrà lui la sua falange, sacra che, nel sacrificio continuato

d’una vita immacolata e d’un lavoro assiduo, preghi, e sia come una gran voce di amore

a Gesù, che lo plachi e implori la vittoria sui campioni dell’azione cattolica

in mezzo alla Società, e affretti la conversione de’ peccatori,

l’unione dei poveri fratelli separati, e il trionfo della chiesa e del pontificato?

 Oh sì! - ci deve pur essere.

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 Lo spirito del Signore che, come scriveva già il nostro Vescovo,

sa trarre dalle pietre i figlioli di Abramo, - lo spirito del Signore

varrà ad alimentarla continuamente.

 Gli eremiti saranno come i drappelli che corrono dietro al duce celeste

coronato di spine: - vestiranno la sua carità grande, infinita, - vivranno la sua vita nascosta,

e, finché vi sarà un angolo di terra dove Gesù ponga il suo trono, finché resti una roccia

e sovra una croce, gli eremiti vivranno!

 La parola, i consigli di Gesù non resteranno lettera morta: le sue promesse infallibili

danno loro speranza di vita!


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 La voce potente che, dal nascere del cristianesimo ad oggi,

agì così potentemente sullo spirito dell’uomo: voce che ci ripete ad ogni istante

che la terra è nulla, che il guadagno del mondo intero a nulla vale,

rimanendoci l’anima da salvare, l’anima ben più preziosa di tutto: -

e questa voce continua, non sempre avvezza a farsi sentire invano, che

fa ascendere l’uomo ad una sfera più pura, donde guarda e stima al giusto prezzo la terra,

le lotte che vi si combattono, i disinganni che vi si incontrano, - i desideri

che si succedono, si urtano, si incalzano, e non mai sono restano pienamente soddisfatti!

 La terra ha nulla che possa appagare pienamente il cuore dell’uomo! ... nulla! ...

Nulla Pensateci bene, o figlioli della Divina Provvidenza,

e voi, o anime, che leggerete qui!

 Il Signore ch ci ha fatto un cuore così sì grande che lui solo lo può riempire!

 È per questo che più volte ci occorre d’incontrare alcuni

che anche nel fiore della giovinezza, hanno quella tinta di austerità melanconica,

(e ciò avviene specialmente nei primi fervori d’un cambiamento di vita in bene),

hanno quella noja di chi non trova nulla sovra cui adagiarsi,

quelle corse affannose nelle varie pratiche di pietà, che rivelano il bisogno d’una felicità

che fino a quel punto a loro sfuggita come l’ombra ombra, il bisogno di un bene

che non è terreno il bisogno di trovare, Gesù e riposare sovra il suo cuore.

 E allora che avviene? - Avviene che il più delle non rare volte che l’anima,

accortasi che con argomenti e beni umani non può concludere nulla,

si risolve a lasciare la società e la casa, calca le dovizie e gli onori,

si toglie in collo il caro fardello della sua fede e della sua speranza

ed esce dal mondo in cerca del suo Signore: - si distacca da tutto e da tutti

per seguire più davvicino Gesù crocifisso!

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 E di questi erano sono queste anime mi parvero appunto i venuti stamattina

dalla solitudine dell’eremo.

 Dalla loro fronte erano scomparse le nubi delle ansie, dei desideri non soddisfatti:

innalzavano a Dio gli occhi scintillanti di amore, ripieni di una carità che ness soavissima

che si effondeva tutto all’intorno: uomini sul cui volto è soffusa una serena pace,

e splende un raggio quasi di predestinazione: - non hanno più nulla, ma tutto possiedono

poiché hanno l’amore del loro Gesù!


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 I vecchi conquistatori solevano seminar sale là donde non dovevano più sorgere

le città distrutte, ma gli avi altre ne rifabbricarono, e rialzarono le mura abbattute.

Anche Oggi sovra il suolo de’ conventi demoliti, si è cercato seminare a larga mano

il sale dello scherno e della calunnia.

 Noi non ci perdiamo di coraggio per questo. Cacciati Allontanati dalle città,

popoleremo i boschi e le montagne, e là pregheremo per i fratelli che ci hanno cacciati.

Essi, lo speriamo, non vorranno negare un angolo di terra a chi li supplica

in nome de’ suoi dolori, in nome del vuoto che il mondo non sa riempire,

in nome di una felicità che per noi è posta al prezzo dell’abbandono del tetto natìo.

 Le selve si abbelliranno de’ fiori di cristiana perfezione, e la f i profumi soavi

delle virtù si effonderanno sino alle città.


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 Platone divisava alcuni i quali avessero atteso a meditare la sapienza eterna

per istruire gli altri, e rinnovare i tratti di bellezza, della verità, della giustizia divina

sulla terra nel governo e nei costumi degli uomini.

 Or che faranno essi gli eremiti della Provvidenza se non questo?

Né di sola contemplazione pasceranno la vita!

No, la loro sarà pure una vita esistenza operosa, più perfetta e più feconda

che la vita della città.

 Non è il movimento della piazza, non l’immenso rumore

che si mena intorno alle cose materiali, non gli urti degli interessi, non i negozi, no,

non sono questi né il tutto, né il meglio della vita.

 Il solitario che segue i consigli evangelici nelle tranquille meditazioni,

vive la vita dello spirito, o le imprime una attività che ha del prodigioso.

 È dall’eremo che sorsero uomini giganti di pietà, di dottrina di opere.

 E basterebbero i nome di Girolamo, di Basilio, di Benedetto, di Colombano!

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 Ma sono oggi sembra siano anche gli stessi bisognosi

dei tempi che reclamino questa santa istituzione.

 La società è in pericolo perché l’oro non è pure una forza,

è un’idolo che ormai tiene luogo di tutto: di fede, di religione, di onore.

 La società è in pericolo perché la disonestà allaga, spegne le intelligenze,

infiacchisce la gioventù.

 La società è in pericolo; - vuole indipendenza da ogni autorità:

omai regna l’orgoglio, l’insubordinazione, la ribellione negli spiriti.

 Per allontanare questo triplice pericolo il mondo ha bisogno di vedersi innanzi

le virtù opposte.

 Ebbene, eccovi gli eremiti!

 Quale predica e quanto efficace non faranno ogni giorno questi servi di Dio,

mostrandosi nei loro costumi e nella pratica della vita così diversi dagli altri!


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 Come un giorno, nelle lotte sanguinose, legioni di anacoreti diedero al mondo

esempi di austerità incredibile, e dall’Oriente sino alle a queste coste del Mediterraneo

parlarono coll’esempio, e impedirono il ritorno del mondo ad un paganesimo

più reo dell’antico: - così oggi, che la società si va paganizzando,

urge che l’eremita risorga, e allontani coll’esempio di una vita santa i nuovi pericoli,

e coll’opera paziente porti anche la prosperità temporale a molti nostri paesi.


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 Sì, la prosperità temporale a molti paesi! - Questa Sicilia, ad esempio,

un giorno granajo non pur di Roma ma dell’Impero, ora è una delle parti

meno coltivate della nostra patria. Quanto bene le potrebbe fare l’opera loro! E all’Italia?

pensate che abbiamo due milioni di ettari di terreno non coltivato

eppure suscettibile di coltivazione, - non tenendo conto di quelle zone di terra che,

per la elevazione sul livello del mare, o per la natura rocciosa, non posso essere sottoposte

a coltivazione alcuna, come pure estraendo da quei terreni destinati unicamente

al pascolo estivo del bestiame, che non si potrebbero per la loro stessa giacitura

apparecchiare ad altre coltivazioni.

 Ebbene, e perché quest’isola fertilissima, perché tanti luoghi,

ridenti una volta di bella cultura, si cambiano in isquallide e abbandonate campagne?

perché dove biondeggiavano le messi crescerà irto il prunaio?

 Ben sorgano e si moltiplichino gli eremiti della Divina Provvidenza,

perfezionino le anime, e ridonino col lavoro la perduta fecondità della terra!

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 Tra le preghiere e le astinenze facciano la legna dei boschi

per le Case dell’Opera, facciano il carbone, vi sia chi meni le bovine

e gli agnelli al pascolo, e provveda di lana e di latte gli Istituti nostri,

e siano loro i nostri fratelli della preghiera specialmente, i fratelli che fanno piovere

le benedizioni del cielo sulle nostre fatiche, sui nostri giovani, sui loro studi

e su tutti i nostri carissimi benefattori!


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 Aprano nei loro eremitaggi un asilo a noi, nei giorni agitati della vita:

aprano una asilo a tutti gli oppresso a tutti i cuori straziati dagli sconforti e dai dolori!

 E l’orazione alternino al lavoro manuale: asciughino stagni, conducano le acque

a dare fertilità ai campi, aprano strade, gittino ponti, lavorino pel povero colono!

 Dal loro volto discenda il raggio di pace ... Colle virtù e colla preghiera

tengano sospesa la mano di Dio sugli uomini peccatori ..., e la voce,

che dal silenzio delle loro capanne solitarie verrà sino a noi, muova i nostri cuori

a conversione, e ad amare ardentissimamente Colui che si compiacque

esser chiamato giglio del bosco e fiore della convalle.

 Oh sorgete dunque, sorgete pieno il cuore di amore di Gesù, o eremiti fratelli!

 Io saluto la vostra venuta come una benedizione del Signore,

e m’inchino davanti a voi, chiamati a fare tanto bene! mille volte vi benedico

e mille volte vi amo!

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